Visualizzazioni post:269
Gli Aydra sono una band marchigiana, di Ancona, formatasi nel 1985 con il nome di Hydra, successivamente cambiato in quello attuale nel 1993.
Il loro esordio è del 1999 con l’ ottimo Icon Of Sin al quale seguirà dopo ben cinque anni, nel 2004, l’altrettanto ottimo Hyperlogical Non-Sense. Ora, il buon-sense direbbe di prendersi altri cinque anni per far uscire un altro ottimo album.
No invece, vent’ anni ci sono voluti prima di pubblicare Leave To Nowhere. Ma ne è valsa la pena. Oh se è ne valsa la pena!
Non riesco a smettere di ascoltarlo, è in rotazione continua. Signori, il technical death metal è questo e non ci sono storie.
Uscito per Rude Awakening Records, l’ album viene definito dalla stessa formazione un racconto e non un concept.
Una storia di fuga disperata dal proprio paese, l’ Eritrea, e l’ odissea che milioni di questi migranti devono affrontare per fuggire dal regime militare totalitario che li costringe ad un arruolamento forzato a vita. Una fuga che parte dal deserto per terminare in Europa, con le conseguenti mille difficoltà di integrazione a cui devono sottostare nella speranza di una vita che valga la pena di essere chiamata tale.
Mauro Pacetti, voce tremendamente perfetta, è l’ unico superstite della formazione originale, alla quale si sono aggiunti Giuseppe Cardamone alla chitarra e Marco Bianchella alla batteria. Andrea Massetti al basso e Luca Calò sempre alla chitarra sono presenti solo sull’ album, mentre dal vivo saranno sostituiti rispettivamente da Andrea Mastromarco e Marcello Lammoglia, di ritorno entrambi alla base.
Si inizia con “Three Minutes Walk” che fa da apripista a “Deserter” e “Black Skin And Red Sand” che ci introducono all’ incubo del racconto con l’ amarezza e la crudezza dei testi mescolati alla violenza sonora alternata alla tecnica musicale eseguita in maniera eccelsa.
I titoli delle canzoni sono sufficientemente esplicativi e sono nella loro chiarezza un pugno in faccia a chi abbia un minimo di coscienza. “Lost Between Two lands” alterna parti tipicamente death a parti più lente dove Mauro sembra quasi che la storia non la stia cantando ma narrando con una rabbia e sofferenza incredibile.
“Armed Factions” è il pezzo che a mio parere ha il miglior intreccio e assolo chitarristico del disco mentre “You Can’ t Talk Anyone” ti coinvolge al punto che alla fine ti guardi intorno e pensi veramente di non poter parlare con nessuno.
Ed arriviamo a “Leave To Nowhere”. La migliore? Sì. Testo carico di disperazione e speranza come la musica. L’ ultima, “Psycho Pain Control 2024” , è la modernizzazione della canzone contenuta nell’ omonimo EP datato 1996 e questo è l’ unico appunto che mi sento di fare. Dopo vent’ anni, cari i miei Aydra, potevate fare dieci inediti ed eventualmente aggiungere una rivisitazione no? Tempo mi pare che ne abbiate avuto a sufficienza.
La copertina è un’ opera creata da Luca Morici intitolata “Delirio” e in questo contesto mi trasmette in modo angosciante la disperazione della persona davanti alla totale mancanza ad una qualsiasi via di fuga.
Rivolgendomi direttamente agli Aydra: grazie per questa perla di album e mi raccomando … vediamo di metterci un po’ di meno a farne uscire un’ altro!