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Sono greci, ma decisamente non suonano tali: i power metaller tessali Silent Winter si sono accasati presso la prestigiosa etichetta connazionale No Remorse Records, di solito più attenta a sonorità di taglio maggiormente classico, e sfoderano questo ottimo Utopia. Nel complesso si tratta del terzo disco di una carriera iniziata nel 1995, ma che ha visto una pausa lunghissima e un cambio di formazione radicale fra il ‘prima’ e il ‘dopo’.
La scaletta si compone di nove brani per una durata adatta al formato vinile. Di “Burn The Future” colpiscono, in positivo, due cose: l’estrema (ma non stucchevole) melodicità della canzone; il cantato, altissimo ma mai sforzato, di Mike Livas. Se vogliamo citare un referente mi vengono in mente gli Iron Savior, ma nella potenza del sound c’è anche qualcosa degli Stratovarius post-Tolkki. Fa meglio ancora la torrenziale “Hellstorm”, semplice quanto efficace; cadenzata e ‘hammerfalliana’ la successiva “Hands Held High”, evidentemente concepita per far divertire il pubblico dal vivo. “Reborn” si basa su delle tastiere coinvolgenti, che sanno tanto di anni ’80; altro refrain cristallino e over the top per “Reign Of The Tyrants”, con un’altra prestazione convincente di Mike. Aumenta il tasso sinfonico nell’ottima “Silent Shadows”, che mi ha fatto pensare alle cose migliori degli Human Fortress o addirittura degli indimenticati Celesty. Anche la titletrack si mantiene poi sugli stessi livelli, confermando le impressioni generali di un disco ben riuscito.
Divisi fra Germania e Finlandia, con un sound sempre squillante ma mai iperglicemico, i Silent Winter sanno quali corde toccare per rendere felici i fan del power vecchia scuola. Alla faccia di chi dice che questo genere è morto!