SELVANS – Saturnalia

Titolo: Saturnalia
Autore: Selvans
Nazione: Italia
Genere: Black Metal
Anno: 2025
Etichetta: Avantgarde Music

Formazione:

Selvans – voce, tastiere
Chris D’Onofrio – chitarre
Agares – basso
Marco Berrettoni – batteria
Antonio Scelzi – chitarre addizionali


Tracce:

01. Necromilieu
02. Il Mio Maleficio V’incalzerà!
03. Madre dei Tormenti
04. Pantàfica
05. Il Capro Infuocato
06. Fonte dei Diavoli


Voto del redattore HMW: 8,5/10
Voto dei lettori: 9.8/10
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Recensione scritta da Fabio Perf.

 

Selvans è una creatura nata dieci anni fa, con quel singolo “Lupercale”, che non manca praticamente mai durante i concerti, e che ha scosso gli estimatori di un certo tipo di metal oscuro.

L’ascesa è stata fulminea, con la pubblicazione dell’EP Clangores Plenilunio (2015) e dell’album Lupercalia (2015), acclamati a livello nazionale e, in egual modo, oltre confine. Altrettanto fulminea è stata l’evoluzione della band: partendo dal black-folk degli esordi, via via incorporando sempre più elementi, come il suono teatrale di certe colonne sonore italiane, e parti oscure e progressive che vanno sempre a pescare dalla storica scena del nostro Paese.

Tra vari singoli, EP e live, giungiamo a Saturnalia, terzo disco su lunga durata che, di fatto, è il lascito di Selvans. Dopo qualche esibizione dal vivo (alcune date sono già confermate nel corso del 2025) e qualche pubblicazione “postuma”, il Dio delle Foreste scomparirà tra gli alberi dei boschi.

“Saturnalia” è il primo album che si avvale di una vera orchestra e di un coro, nonché il primo disco cantato interamente in italiano. Direi anche il lavoro più “cantato” in senso stretto: Selvans si avvale infatti di uno spettro di stili e di colori mai usati prima (o per lo meno, solo vagamente accennati nelle precedenti pubblicazioni).

Grevi note di pianoforte introducono “Necromilieu” che è un qualcosa di più di una mera apertura: da subito possiamo udire l’orchestra, coadiuvata da solenni cori che si miscelano alla perfezione con l’incalzante anima metal della chitarra elettrica. Non facciamo in tempo ad assaporare questo tetro crescendo, che veniamo travolti dalla dirompente “Il Mio Maleficio V’Incalzerà!”, uno dei singoli dell’album. La carica (black) metal si abbatte su di noi, proprio come una maledizione, scagliata da un Selvans molto aggressivo nel cantato, ma sempre comprensibile. Si odono echi kingdiamond-iani, non solo per i testi orrorifici (viene ripreso il personaggio di Corvo Morto, introdotto nell’EP “Dark Italian Art”), ma anche per un certo tipo di scelte vocali. Non mancano richiami ad atmosfere tipicamente italiane, alla Goblin, il tutto condito da una teatralità che si svilupperà lungo l’intero album.

È chiaro che Selvans abbia abbattuto ulteriori confini che, in qualche modo, lo tenevano vincolato a un determinato genere. “Madre Dei Tormenti” è infatti l’episodio che non ti aspetti! Ci troviamo di fronte a un brano lento, ma egualmente oscuro e pomposo, che pare essere una sorta di versione malvagia di un musical Disneyano (o se preferite, una degna colonna sonora Tim Burtoniana)! L’orchestra, in questo caso, gioca un ruolo fondamentale ricreando atmosfere maestose e melodrammatiche che si alternano ad una grande prova interpretativa di Selvans, a volte suadente ed evocativo, a volte crudo e malvagio.

Si torna al metal con “Pantàfica”, un pezzo che si ricongiunge al precedente “Faunalia”, non solo per il tema che prende spunto dall’immaginario folkloristico abruzzese, ma anche per l’uso delle tastiere che richiama nuovamente un certo tipo di progressive italiano (già ampiamente manifestatosi nel disco precedente). Di sicuro effetto lo stacco centrale, con una parte narrata da brividi che precede un’orgia di assoli di chitarra e tastiere.

“Il Capro Infuocato” è stato scelto come primo singolo ed è un brano diretto e veloce, nonché uno dei più maligni del disco. I ritmi sono incalzanti e, tra la furia scaturita dal rosso caprone, possiamo udire cori ed efficaci trame di tastiere. Pura malvagità l’inserto folk con tanto di mantra d’evocazione!

L’album si chiude con “Fonte Dei Diavoli”, traccia di circa dieci minuti in cui viene raccontata ancora una volta una nera storia. Musicalmente ci troviamo di fronte a un brano articolato ma che non disdegna affatto toni aggressivi e tirati, in cui cori e orchestra si alternano al furioso cantato di Selvans. In evidenza anche il lavoro delle chitarre, che fungono da spina dorsale del pezzo, assieme ad una ritmica indiavolata. Efficaci i cori finali, una vera e propria nenia, supportati in primis dalle chitarre e poi dall’orchestra. La voce multiforme di Selvans termina la narrazione di questo capitolo consegnandoci un epilogo roboante!

Sarebbe facile indicare Saturnalia come il miglior disco di questo progetto ma in realtà è semplicemente il tassello che mancava per la chiusura del cerchio. Di sicuro abbiamo il suono e la produzione (finora) migliore, grazie anche all’apporto dell’orchestra, ma la creatura Selvans va assaporata di disco in disco, vivendone in prima persona le storie, brano dopo brano, nota dopo nota.

Saturnalia è quindi un lavoro maturo e completo che, come i suoi predecessori, fonde perfettamente il comparto metal con tematiche e suoni fortemente legati al nostro Paese. È un disco che merita l’attenzione degli ascoltatori più attenti, che sanno apprezzare uno stile variegato e ricco di dettagli.

Vi lascio con un piccolo Easter egg che ho notato mettendo in fila i tre album di Selvans (Lupercalia, Faunalia e Saturnalia): individuate il colore dominante delle tre copertine…

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