WITHIN SILENCE – The Eclipse Of Worlds

Titolo: The Eclipse Of Worlds
Autore: Within Silence
Nazione: Slovacchia
Genere: Power Metal
Anno: 2024
Etichetta: Ulterium Records

Formazione:

Martin Klein – Voce
Richard Germanus – Chitarre ritmiche e soliste
Marian Gonda – Chitarre soliste
Viktor Varga – Basso
Peter Pleva – Batteria


Tracce:

01. Land Of Light
02. Divine Power
03. The Eclipse Of Worlds
04. The Treason
05. Storyline
06. Battle Hymn
07. The Broken Thorn
08. The Mist
09. When Worlds Collide


Voto del redattore HMW: 7,5/10
Voto dei lettori:
Ancora nessun voto. Vota adesso!
Please wait...

Visualizzazioni post:99

Che bella conferma per i Within Silence!

La band slovacca è (relativamente) nota nel sottobosco power per aver distribuito, nella scorsa decade, due buoni dischi come “Gallery Of Life” (2015) e “Return From The Shadows” (2017): dopo uno iato piuttosto lungo, e con la sezione ritmica rinnovata, i nostri tornano alla carica con questo The Eclipse Of Worlds. Già dalla copertina è chiaro cosa aspettarsi: un power fantasy metal che, nella sua ortodossia, va dritto al cuore dei pochi che ancora amano queste sonorità. Intuisco inoltre, anche dal coinvolgimento per il missaggio di Matt Smith dei Theocracy, che il gruppo si muova nell’ambito del metal cristiano.

“Land =f Light” tiene fede al proprio nome proponendo una pulita melodia alla Power Quest, ma non si risparmia un break un po’ più roccioso, addirittura colorato di progressive. Trionfale, veloce e positiva la titletrack, al netto dell’incapacità di Martin Klein di pronunciare la parola ‘Salvation’… mentre “The Treason” è una galoppata che mostra come fra le influenze ci siano – scontato dirlo ma giusto ricordarlo – anche i Maiden. Del resto ce ne si rende conto pure dalla intro di “Battle Hymn”, fin troppo scoperta nella celebrazione… il brano poi procede – come gli altri – nella direzione di un power cristallino, che non lesina qualche passaggio di una certa epicità, forse proprio nella scia dei Theocracy.

Un vago tocco folk per “The Mist”, mentre per la suite conclusiva “When Worlds Collide” i nostri si prendono ben dodici minuti: sono ancora i Maiden a ispirare la prima parte della composizione, ma il passaggio più lento paga tributo agli Stratovarius, e il crescendo è trascinante fino a una conclusione alla Avantasia del periodo di mezzo che non dispiace (o chissà se i nostri non stessero pensando addirittura a “Land Of The Miracle” degli Edguy, l’intrecciarsi delle voci nel finale mi sembra richiamarla direttamente…).

A titolo personale, devo dire che preferisco ampiamente i Within Silence ai connazionali Signum Regis, che mi sono sempre sembrati meno brillanti. Auguro a questi simpatici guerrieri del power un po’ più di visibilità in una scena piccola ma comunque oceanica, perché il loro gusto per la melodia merita forse un palcoscenico più vasto.

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.