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OUTBREAK OF THE WINTER FEAST – 25 GENNAIO – Il Capolinea Ciriè (To)
Serata all’ insegna del thrash metal al Capolinea di Ciriè, cittadina in provincia di Torino, con in cartellone la prima edizione dell’ “Outbreak Of The Beast Winter Feast” e la presenza di due band torinesi, gli Ural e i Lilith Legacy, e una piacentina, gli Infected.
Il locale è conosciuto nel torinese per i suoi numerosi eventi live di vario genere, dal metal a tutto il resto. Cosa mi piace di questo posto è il fatto di aver diviso nettamente la sala da ristoro dalla sala concerti e di avere comunque una zona live con un buon palco (forse solo un po’ basso) e una buona capienza, che per eventi underground come questo è perfetta.
Quindi per quanto riguarda la location mi limiterò a scrivere: avercene!!!
Il locale ha già un buon numero di presenze e alle 22:30 tocca ai Lilith Legacy aprire le danze.
Il trio torinese, nato nel 2018 e con un demo e l’ EP Collateral Tapes all’ attivo, attacca subito con un muro sonoro anni ottanta che coinvolge immediatamente il pubblico.
Tecnicamente impeccabili, i thrasher di vecchia scuola sciorinano una mezz’ ora di musica ad alto potenziale metallico con passaggi degni dei maestri del genere.
Dave, ex Damnation, alla chitarra si rivela veramente preparato ed i suoi assoli sono un mix di velocità e precisione d’ esecuzione veramente notevole.
Il ritmo non da tregua, poche chiacchiere tra un pezzo e l’altro e via subito di headbanging.
Al basso Robi, unica presenza femminile sul palco dell’ intera serata, sfodera una prestazione superlativa per compattezza e precisione. E non fatevi ingannare dalle apparenze di una graziosa e piccola ragazza che imbraccia uno strumento quasi più grande di lei, perché grinta, precisione e bravura sono le parole d’ ordine della bassista, che non si lascia assolutamente intimorire dalla schiera di metallari davanti a lei. Brava.
E dietro di loro, martellante e ossessivo con i suoi ritmi frenetici, c’è Pietro. Un tappeto ritmico che come un treno (in questo caso però puntuale) accompagna il viaggio del gruppo su binari di violenza sonora senza troppi fronzoli di contorno.
Le voci di Dave e Pietro in alcuni pezzi si alternano e si mischiano senza mai coprire l’ uno quella dell‘ altro e facendomi porre sempre la stessa domanda stupita da profano degli strumenti musicali: ma come si fa a suonare la batteria e cantare insieme?
Dei tre gruppi, i Lilith Legacy sono gli unici che non ho ancora mai visto e devo dire che mi hanno stupito positivamente. Una prestazione energica che ha fatto un’ottima presa sul pubblico e che in alcuni momenti mi ha ricordato il gruppo di cui Dave ne indossava la maglietta e che per me erano e rimangono dei mostri del genere, i Nuclear Assault.
Promossi a pieni voti.
Scaletta Lilith Legacy
– Collateral Murder
– Blind Horizon
– Persecution
– When The Link Becomes Missing
– Signed In Blood
– Toxic Circus
– Hazmat
Formazione Lilith Legacy
Dave – chitarra e voce
Pietro – batteria e voce
Robi – basso
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Dal 2013 e con la voglia di fare metal e di non scendere a compromessi con niente e nessuno, ora è il turno degli Infected da Piacenza.
Visti e piaciuti qualche mese fa in un grigio mercoledì sera a Torino, mi aspetto da loro un’ ottima prestazione. E ottima prestazione è stata.
il terzetto imposta la prima parte del concerto pescando dall’ ultimo album The Myth Grinder.
Ottima la resa sonora con Gianmarco alla chitarra e voce diabolica che insieme a Samuele al basso “occupano” bene il palco nonostante siano solo in due. Michele alla batteria è un metronomo di rara precisione che punta al risultato finale con il suo sguardo tranquillo e le sue braccia piovresche.
Molto bella “Motherfuckers’ Anthem”, introdotta dal cantante con una leggera vena polemica verso coloro che hanno ostacolato il percorso della band a causa, ma in questo caso per merito, del loro non volersi piegare alle logiche commerciali, e conseguente snaturamento della loro proposta, richieste da coloro che avrebbe dovuto invece aiutarli e sostenerli.
Unica pecca, non dovuta a loro, è la mancanza di pubblico a ridosso del palco, vuoi per la coda che si è formata per il rifornimento liquido di cui il metallaro ha necessariamente bisogno ogni tot di minuti, vuoi per la strana timidezza mostrata dai presenti in quel momento.
Ciò non ha comunque scoraggiato la band che, come mi aspettavo, dopo un paio di richieste di avvicinamento fisico andate a vuoto, ha continuato a tirar dritto per la sua strada senza comunque intaccare l’ ottima prestazione effettuata fino a quel momento.
Nota per il pubblico: i musicisti non mordono e, quando sono sul palco, non vi vogliono vendere pentole o abbonamenti. Solo la loro arte. Quindi, anche se non li conoscete o non li avete mai sentiti, avvicinatevi pure senza timore perchè tornerete a casa con la certezza di aver vissuto voi e di aver fatto vivere alla band un’ esperienza completa. E magari ci scappa pure un plettro a gratis.
La seconda parte è incentrata sui due classici “Infected” e “We Are Coming” per chiudere in bellezza con “All Shall Fall”, un pugno diretto che chiude il tempo a loro disposizione nel migliore dei modi.
Visti per la seconda volta e se si presenterà l’ occasione, sicuramente li rivedrò per una terza.
Scaletta Infected
– Road To Decay
– The Myth Grinder
– My hell
– Trust No One
– Motherfuckers’ Anthem
– Infected
– We Are Coming
– All Shall Fall
Formazione Infected
Gianmarco Morabito – chitarra e voce
Samuele Cattadori – basso
Michele Castelnuovo – batteria
Chiudono gli Ural. E che chiusura!
Sono in giro da quindici anni e si vede bene l’ esperienza e la naturalezza con cui affrontano il palco. Con l’ ultimo album Psychoverse del 2023, hanno fatto quel passo che potrebbe, incrociamo le dita, fargli fare quel salto che, diciamolo pure, si meritano e strameritano.
Adrenalina, presenza scenica, bravura , coinvolgimento e sudore. In queste sei parole si riassume la spettacolare prestazione del quintetto torinese. Potrei finire qui la recensione, ma a è giusto offrire la massima attenzione. E poi ho voglia di annoiarvi ancora un po.
Banalmente non c’è due senza tre, ed infatti questa è la terza volta che assisto ad un loro concerto, dopo il TNT Fest e il Metalitalia Festival e devo dire che il livello di sicurezza raggiunto dalla band è impressionante.
Andrea Calviello è il prototipo del frontman: indemoniato, instancabile e, come avrebbe detto mia nonna, con l’ argento vivo addosso. Ah dimenticavo, sa anche cantare molto bene.
Con una scaletta sapientemente incentrata sulla loro produzione dal 2019 in poi, finalmente vediamo scatenarsi un sano, onesto e violento pogo a ridosso del palco.
Alex Gervasoni e Luca Maggi alle chitarre intrecciano riff e ritmiche sostenuti dall’ incontenibile Stefano Cipriano Moliner con il suo basso a sei corde ottimamente bilanciato nei suoni e con Filippo Torno alla batteria che picchia incessantemente e senza sosta a rischio della sua incolumità fisica.
Con una scaletta sapientemente incentrata sulla loro produzione dal 2019 in poi, finalmente vediamo scatenarsi un sano, onesto e violento pogo a ridosso del palco.
La parte centrale del live è il momento clou dell’ intera esibiìzione. “Nightmare”, “So What” e il medley di “Unleash The Bastards” dei Municipal Waste e “Extreme Paranoia” sono la scintilla che scatena l’ inferno e incendia Il Capolinea.
Ottima la chiusura con “Fake Reality” e “Virtual Sleep” dall’ EP Cyber Requiem del 2022, per uno show che definire di tutto rispetto è poco. Questa volta non è salita sul palco la mascotte, il lupo mannaro presente dal primo album, ma obiettivamente su un palco di quelle dimensioni sarebbe stato fisicamente impossibile.
Complimenti ragazzi, per chi avesse la possibilità di poterli vedere dal vivo è imperativo essere presente perché hanno al loro interno i soliti tre motivi che devono essere i capisaldi di chi ama e vuole sostenere veramente questa musica: motivo uno sono molto bravi, motivo due suonano musica underground e motivo tre sono italiani.
Scaletta Ural
– Crossearth
– Blood Red Sand
– Heritage
– Uncanny Valley
– Nightmare
– Unleash The Bastards / Extreme Paranoia
– So What
– Fake Reality
– Virtual Sleep
Formazione Ural
Andrea Calviello – voce
Alex Gervasoni – chitarra
Luca Maggi – chitarra
Stefano Cipriano Moliner – basso
Filippo Torno – batteria
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Serata riuscita. Il pubblico numericamente ha risposto bene all’ evento. Oltre al livello qualitativamente buono dello spettacolo offerto dai gruppi, il divertimento e l’ apprezzamento per la riuscita della serata, con piccoli problemi tecnici che non hanno assolutamente inficiato sulla resa finale dei tre live, si è fatto sentire nei giudizi del mio piccolo sondaggio tra i conoscenti presenti all’ evento.
Il mio resoconto finale sulla serata dell’ “Outbreak Of The Winter Feast” è più che positivo e che altro aggiungere? Avercene!!!