ACROSS THE SHADE – Madness

Titolo: Madness
Autore: Across the Shade
Nazione: Polonia
Genere: Melodic Death Metal
Anno: 2025

Formazione:

Kamil Sikorski – Voce / Chitarra / Basso
Bartek Pawlik – Chitarra

 


Tracce:

01. Falling Leaf
02. On The Horizon
03. Don’t Fall Asleep
04. Protect The Day
05. Ice Dome
06. Serenity Falls
07. Kingdom
08. Dying Inside
09. The Mine
10. Wilted


Voto del redattore HMW: 6/10
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Premessa

Per me è dura essere razionale e descrivere un lavoro non riuscito, soprattutto perché da ex musicista so quanto impegno e quanto lavoro ci vogliono per far uscire un disco e chi ha avuto la fortuna di registrare un album sa di cosa sto parlando.

Quindi cercherò di essere sempre più obbiettivo possibile, spezzando comunque una lancia a favore delle band che recensirò, come in una sorta di “fratellanza metallara”

Il progetto Accross The Shade nasce nel 2011 per volontà di Kamil Sikorski, qualche anno dopo si aggiungono Bartek Pawlik al basso, Marcin alla batteria e Łukasz alla chitarra. Nel 2017 esce l’EP Winter Is Coming e nel 2019 esce il primo full length, Hope dopodiché tra cambi di formazione vari decidono di proseguire come duo, Kamil voce/chitarra/basso e Bartek alla chitarra.

Torniamo  dunque a Madness registrato, missato e prodotto dallo stesso Kamil; il disco è un ibrido death metal melodico che paragonerei brutalmente ad una pizza surgelata, ti toglie la fame, ma a livello di qualità lascia tanto a desiderare, la stessa sensazione che provo ascoltando questo lavoro, ben suonato dal duo che seppur valido tecnicamente non riesce a trasportare l’ascoltatore, dando la sensazione di qualcosa di già sentito e risentito.

Perché in tracce come “On The Horizon” o “Ice Dome”, seppur con un incipit intrigante, discreti riff ed uso di orchestrazioni non proprio banali, c’è quel terribile odore di preconfezionato (o di pizza surgelata) che ci fa capire che questo disco ce lo scorderemo in fretta. Inoltre, la voce femminile usata in qualche canzone è fuori contesto e non si incastra nella struttura dei brani.

Per fortuna arriva “Kingdom” a darmi una delle poche gioie, una canzone che con la sua cadenza e l’uso dell’elettronica ricorda vagamente i Samael di Eternal, creando un brano riuscito.

A questo punto il dilemma è uno, e non si discute sul fatto che musicalmente i due sappiano suonare, ma quando calcano i solchi di un genere ormai super inflazionato il risultato non è dei migliori, mentre se provano ad osare spaziando e contaminando il suono il risultato è decisamente superiore. Bisognerà solo capire la strada che il buon Kamil intenderà prendere.

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