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La prima doppia recensione del 2025 non riguarda grandi band, storiche o attuali. Abbiamo scelto di parlarvi di un debut album, ovvero “Tales Of War And Magic” dei Ringlorn, band proveniente dalla Grecia (una terra cara a diversi di noi su HMW, non solo in termini di produzioni musicali) ma con un po’ di Italia tra le proprie fila attraverso la presenza dietro al microfono di Mark J Dexter, apprezzatissimo cantante dei Dexter Ward.
I nostri René Urkus e Luca Avalon, sempre limitando al massimo i pareri per non influenzarsi, si sono trovati d’accordo su diversi aspetti, a partire dal valore nmerico da attribuire a “Tales Of War And Magic”: ecco le recensioni, buona lettura!
Recensione scritta da René Urkus e Luca Avalon
[René Urkus] ‘Epic lyrical arcane metal’, che trovate fra gli hashtag in fondo alla pagina del Bandcamp dei Ringlorn, può suonare come una (auto)definizione decisamente pretenziosa: ma se vi lancerete nell’ascolto di “Tales of War And Magic”, ritengo che alla fine la riterrete corretta. L’esordio di questa che di fatto è una one-man band, sorta per volontà del bassista cretese Gabriel Leirbag, dispiega certamente un epic metal puro, senza tempo, immacolato: inutile che faccia i soliti nomi, ma ovviamente sto pensando a Warlord, Manilla Road, primi BattleroaR, primissimi Domine… molto meno ai Cirith Ungol, che da qualche tempo vengono invocati come presenti ovunque (mentre, a mio modesto parere, restano una delle band meno imitabili del settore), più a quelle seconde e terze leve del metal ellenico orientate di solito sull’heavy/power, come i Sacred Outcry o i Sacred Blood.
Il valore aggiunto della band, a mio parere, sta nel fatto che ospita come cantante Mark J. Dexter dei Dexter Ward, che garantisce pathos e maestosità a dei brani che in sé sono ben costruiti e molto ispirati, ma con il suo cantato particolarissimo acquistano una verve esplosiva. Lo dico con la massima onestà, per non sembrare di parte: non ritengo il disco un capolavoro, perché alcune cose sono certamente migliorabili (soprattutto in fase di produzione e precisione dell’esecuzione); ma ecco, fra tanti che si spacciano ‘true’ e ‘old school’, raramente mi sono trovato davanti a qualcuno che riesca ad esserlo sul serio, e con tanta naturalezza, come i Ringlorn!
L’intro di chitarra acustica su rumore di pioggia di “Death With Honor” è completamente slegata dal resto del brano, una epicissima cavalcata resa nobile dal cantato di Mark, che muoverebbe l’ascoltatore alla battaglia anche se eseguisse i brani di Justin Bieber o un jingle pubblicitario. La canzone ha un giro così stentoreo che non potrete che innamorarvi, e pur nella sua relativa semplicità conquista con i suoni puliti delle chitarre (meno efficace la batteria) e il tappeto di cori sul refrain. La stessa cosa accade con la maestosa intro di organo di “Warlord”, che ha molto della band da cui prende il nome (almeno la struttura del refrain e alcuni fraseggi di chitarra). Orecchiabile, ma sempre marziale, “Beatiful Witch”; trionfale e stentorea “Royal Guard”, con un fascino antico che oggi è difficile trovare anche fra i cultori più radicali delle sonorità classiche. La traccia autotitolata è un vero e proprio manifesto, che in poco meno di quattro minuti riassume il sound della band; il mid-tempo conclusivo “Black Veil Of Death”, solenne e antico, poteva stare benissimo nella colonna sonora di ‘Conan The Barbarian’, dopo “Riders Of Doom”.
L’epic metal (almeno come lo intende chi vi scrive) ha avuto il suo momento d’oro nella prima metà degli anni ’80, e un secondo momento di gloria negli anni ’00; i Ringlorn possono ben guidare la terza ondata di questo (sotto-sotto) genere che fa ancora sognare. (7,5/10)
[Luca Avalon] Confesso che i Ringlorn me li ero persi. E, di conseguenza, mai avrei potuto immaginare che fosse il loro debut album quello a cui ha dato voce il nostro Marco “Mark J Dexter” Concoreggi quando, in uno scambio di messaggi di qualche tempo addietro, mi scrisse una frase che scatenò la mia curiosità:
“C’è un progetto che spero potrà interessarti, che mi vede coinvolto, per il momento non scendo in particolari..”
Armatomi di pazienza, ho atteso ancora qualche settimana prima che il buon Marco mi rivelasse il suo contributo alla causa dei Ringlorn, gruppo fondato nel 2022 da Gabriel Kouliakis: a quanto pare, l’EP autoprodotto “Chapter I” uscito lo scorso anno ha generato commenti positivi in chi ha avuto la possibilità di ascoltarlo, tanto da spingere Gabriel a compiere il passo successivo, ovvero la pubblicazione di un album intero, cosa che avviene grazie a Steel Gallery Records!
Accompagnato da una copertina che inquadra efficacemente i suoi contenuti musicali, “Tales Of War And Magic” vede la luce a gennaio 2025 realizzato da una formazione a tre elementi che, oltre ai due musicisti già citati, conta anche sulla chitarra di Takis Jnm, già operativo sul precedente EP. Il disco si compone di otto brani che attestano la passione di Gabriel Kouliakis per un epic heavy metal dai toni arcani – in alcuni passaggi addirittura mistici – che può portare alla memoria la classe emozionante di Warlord e Lordian Guard e la potenza evocativa dei nostri Domine mentre, per restare in terra ellenica e solo per quanto riguarda la musica, mi hanno ricordato i Black Sword Thunder Attack.
Le capacità di songwriter di Gabriel sono evidenti grazie a composizioni di qualità che, pur cavalcando coordinate sonore definite, suonano sempre emotivamente coinvolgenti ed interessanti: ottimo gusto per le melodie, ben sottolineate anche dal sostanziale apporto della chitarra (efficacissima, sia quando c’è da lavorare di fino sia quando occorre mostrare i muscoli) ed un comparto ritmico potente e trascinante convergono in un album dalle suggestioni ammalianti e solenni, a cui contribuisce in modo significativo l’epica ed intensa espressività vocale del nostro Marco, autore di una prova maiuscola e decisamente variegata.
“Tales Of War And Magic” è un disco decisamente riuscito, forte di una scaletta che offre solo brani azzeccati come “Death With Honor”, “Beautiful Witch”, “Hallowed Swords” e “Ringlorn”, volendone citare alcuni. Un disco davvero soddisfacente dunque, ma che all’inizio mi ha lasciato un po’ di amaro in bocca per via di suoni complessivi che, ai primissimi ascolti, avevo battezzato come fin troppo grezzi: in realtà, è bastato farci l’orecchio per rivalutarli almeno in parte.. ribadisco “almeno in parte”, perchè resto convinto che un suono complessivo un pizzico più pulito non avrebbe snaturato il carico emotivo e le amosfere antiche del disco.
Detto questo, ci tengo a sottolineare la bontà e la qualità di “Tales Of War And Magic”: i Ringlorn sanno bene come raccontare le loro storie di guerra e magia, facendo viaggiare l’immaginazione dell’ascoltare senza che, come nel mio caso, debba togliersi le cuffie ed alzarsi dalla poltrona. Non è un Top album, ma “Tales Of War And Magic” è un gran bel disco, ovviamente consigliato agli amanti di queste epiche sonorità! (7,5/10)