PARAGON – Metalation

Titolo: Metalation
Autore: Paragon
Nazione: Germania
Genere: Heavy/Power Metal
Anno: 2024
Etichetta: Massacre Records

Formazione:

Andreas Babuschkin – Voce
Martin Christian – Chitarre
Jan Bertram – Chitarre
Jan Bünning – Basso
Jason Wöbcke – Batteria


Tracce:

01. Fighting The Fire
02. Slenderman
03. Battalions
04. Beyond The Horizon
05. MarioNET
06. The Haunted House
07. Burn The Whore
08. Metalation
09. My Asylum
10. Hellgore (Bonus Track)


Voto del redattore HMW: 6,5/10
Voto dei lettori: 7.8/10
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Un altro dei pregiudizi tipici che si ha contro certo heavy metal – e in particolare contro i gruppi tedeschi dei ‘generi classici’ – è che ‘non si può certo pretendere che siano originali’, perché ‘sono in giro da tantissimi anni e non devono dimostrare più nulla’ (versione buona), oppure perché ‘la loro fase creativa si è ormai esaurita da tantissimo tempo e vanno avanti con il pilota automatico’ (versione cattiva). Questo giudizio standard, almeno a quanto leggo in giro, investe in particolare formazioni come Accept, Grave Digger, Mystic Prophecy, Primal Fear, in certa misura i Running Wild e, naturalmente, i Paragon di Martin Christian e Andreas Babuschkin.

Ora: questa clamorosa scoperta dell’acqua calda – cioè che in un genere conservativo come l’heavy/power metal formazioni in giro da 30 o 40 anni generino dischi conservativi – è, come sempre, un modo per screditare questa musica senza alcun motivo: sarebbe come iniziare una recensione di un album black con ‘anche in questo disco il cantante x usa lo screaming e il batterista y usa i blast beat, si vede che la fase creativa della band si è esaurita da tantissimo tempo e vanno avanti con il pilota automatico’. Ma davvero?! Non faremmo meglio a giudicare il disco all’interno delle sue coordinate stilistiche e di genere, e nel suo contesto temporale, geografico e oserei dire ‘culturale’, per verificare se è scritto bene e contiene bei brani oppure no?

Alla luce di questa ennesima tirata del vostro old grumpy power metal man, e per essere spero sufficientemente oggettivo, il tredicesimo disco dei Paragon riesce ancora a difendersi. Senza fare necessariamente confronti con un passato glorioso (che è un altro errore evitabile, per i motivi di cui sopra), e per quanto ovviamente omogeneo in termini di songwriting, contiene alcuni brani che caricano a dovere l’ascoltatore. A noi recensori arriva la versione CD a dieci brani, che contiene anche la bonus track “Hellgore”, riregistrata rispetto alla resa di “Screenslaves”; chi sceglie il digitale o il vinile si accontenta di nove canzoni.

Cosa menzionare in positivo, allora? Rabbiosa, torrenziale, incessante “Fighting The Fire”, che ci dimostra come i tedeschi sappiano ancora il fatto loro. Semplicissima ma incisiva “Slenderman”, mentre “Beyond The Horizon” è quello che si definisce ‘il mid-tempo pachidermico’, da sempre caratteristico delle produzioni dei tedeschi. “MarioNET”, dal canto suo, flirta amabilmente con il thrash, e ha un testo interessante, dedicato alle manie di grandezza complottiste dei ‘leoni da tastiera’. Cosa non salvare, invece? Fin troppo elementare “Burn The Whore”, simile a decine di altri brani proposti dai tedeschi. La titletrack prova a variare un po’ le carte, inserendo chitarre acustiche qui e lì… il reale cambiamento finisce per essere minimo. Anche “My Asylum” si giova di parti acustiche, stavolta in modo più corposo e sistematico, per un risultato più soddisfacente ma comunque non galvanizzante.

Tenendo conto del clima in cui è stato composto (stando alla nota stampa, la band si era praticamente sciolta durante la pandemia, e si è ricostituita soltanto con l’inserimento del batterista Jason Wöbcke, nientemeno che figlio di Martin Christian), Metalation è un disco accettabile da parte di una band che non deve dimostrare più null… scusate, il pregiudizio è così forte che rischio di caderci perfino io!

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