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Gli Eternal Drak sono un duo canadese originario della Colombia. Il loro stile vorrebbe richiamare i Kreator, i Watain e i Motorhead, mischiando thrash, death e black a testi oscuri e misteriosi.
Formato il gruppo nel 1997 con il nome di Guerra Total, nel 2002 tutti i membri, eccetto il bassista, hanno lasciato la band formandone una nuova con il nome attuale.
Imprisoned Souls è il loro quinto album e… non so. Non mi convince. O perlomeno, non mi convince in pieno.
A partire dalla copertina, la prima pecca. Premetto che non so quale tipo di sensazione questa dovesse creare sull’osservatore, ma se si parla di black credo che perlomeno essa debba incutere un minimo di angoscia, inquietudine, insomma incutere qualcosa di black. Qui abbiamo un drago che a momenti mi ricorda Grisù il draghetto che da grande voleva fare il pompiere appollaiato sul tetto di una casa.
I testi sono improntati sull’horror e sul soprannaturale, descrivendo le storie e gli eventi paranormali che accaddero in questa casa di campagna, che diventò in seguito un ospedale da campo improvvisato dove al suo interno furono imprigionati alla sofferenza eterna le anime tormentate dei caduti della Guerra d’Indipendenza.
E, seconda pecca, questa si veramente grave, è che non si sente il basso. E dubito pure fortemente che ci sia. A confronto … And Justice For All sembra che suoni funky.
L’atmosfera opprimente viene invece ricreata molto bene e la sensazione di disagio e ansia si avverte per tutta la durata dell’album. Gli assoli di chitarra sono quasi inesistenti, ma non è un difetto perché i riff sono eseguiti bene e “riempiono” a sufficienza le canzoni. È lo stile del cantato che trovo incredibilmente monocorde. A quanto pare la melodia è completamente bandita, e qui ci può stare, ma alla lunga sentire solamente grida rabbiose risulta noioso.
Bravo invece il batterista Juan Francisco Avilla, che lavora veramente bene sulla velocità concedendosi, a differenza del compagno, stacchi diversi e fantasiosi.
Non ci sono brani che ti rimangono impressi, così come non ci sono pezzi da buttare via. È un limbo quasi anonimo che, quando tocca i punti più alti o più bassi della produzione, l’ascoltatore quasi non se ne rende neanche conto.
Musicalmente le parti strumentali non sono male, ma la sensazione di incompiuto si avverte per tutta la durata del disco. Si sente che manca sempre qualcosa. “Take No Prisoners” e “Circle Of Black Flames” sono quelle che forse risaltano maggiormente rispetto alle altre e che a questo punto si possono definire le migliori.
Comunque ci vogliono assolutamente un bassista e un cantante perché si sente troppo la mancanza del primo e bisognerebbe non sentire, al momento, la presenza del secondo.
Non voglio bocciare l’album, perché ad ogni uscita discografica corrisponde un grande lavoro e un grande sforzo da parte delle parti coinvolte. Personalmente poi cerco sempre in qualche modo di apprezzare e valorizzare la fatica lavorativa delle persone. Sempre per quanto questo si possa fare. Quindi diciamo che l’insufficienza questa volta non mi sento di darla.
Probabilmente sarò io che non ho capito l’album o saranno loro che si saranno espressi male. Provate ad ascoltare e giudicate voi. Ma onestamente non saprei a chi consigliarlo e perché.
Ovviamente ho dovuto ascoltare e riascoltare più volte il disco prima di recensirlo, ma ho fatto tanta fatica a schiacciare di nuovo play dopo la prima volta.
Tanta fatica.
Hi, the singer has not changed since the band creation.
The band has dicided to don’t have a bass.
We have nothing related to Guerra total.
The ex bassist Gerson toro try to steal the band credits but he has not even compose a single song.
We appreciate you listen the album.
Hi, nice to meet you. I respect your work very much. I respect your choice not to have a bass. But my opinion is that the lack of bass sound makes me feel your sound is incomplete. I honestly preferred the previous albums, especially “Drak Metal”. But like I said before, that’s just my opinion. Good luck for the future.