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Correva il 1997 quando un quintetto originario del Baden-Württemberg dava alle stampe il proprio debutto discografico, dal titolo Hungry, un concentrato heavy/power metal vicino ai connazionali Rage, Iron Savior, Blind Guardian e Gamma Ray.
Da allora i Brainstorm hanno pubblicato svariati dischi tra cui l’ormai penultimo Wall Of Skulls, che ha riscosso anche un discreto successo in patria piazzandosi al dodicesimo posto della classifica nazionale e rimanendo nella top 100 della Offizielle Deustsche Charts due settimane.
Con questo Plague of Rats il gruppo prende ispirazione dalla mitologia indiana, ed echi di quella cultura si possono ritrovare (in modo comunque molto sobrio e mai esorbitante) anche nella musica, oltre che nei testi. A parte qualche inserto orientaleggiante qua e là, però, la proposta del quintetto del Baden è sempre la stessa, forse lievemente modernizzata per cercare di stare al passo coi tempi. Il quartetto d’apertura è decisamente coinvolgente: “Beyond Enemy Lines” e “False Memories” sono due buone tracce piuttosto veloci mentre “Garuda (Eater of Snakes)” è più cadenzata e decisamente orecchiabile. Con “The Shepherd Girl (Gitagovinda)” i Brainstorm riescono a far sposare bene il loro classico genere con frasi melodiche di ispirazione indiana, riuscendo a non far risultare la canzone forzata.
Il resto del disco scorre piacevolmente, anche se forse il meglio è stato dato tutto all’inizio: la partecipazione di Alex Krull (Atrocity, Leaves’ Eyes) non aggiunge molto a un decisamente tradizionale brano power teutonico quale è “From Hell”, così come “Your Soul That Lingers in Me” è certamente un duetto carino tra Elina Siirala (Leaves’Eyes) e Andy Franck, ma non decolla mai. Il resto delle tracce presenti su Plague Of Rats non aggiunge né toglie nulla alla carriera quasi trentennale dei Brainstorm.
Tirando le somme, cosa possiamo dire quindi? I cinque tedeschi hanno realizzato anche a sto giro un buon disco come da abitudine, anche se temo che, tolto qualche brano, continueremo forse a preferirne e riascoltarne i vecchi lavori.