Pillole d’Acciaio #01-2025

Tracce:

Royal Altar – Warrior’s Dance

Husqwarnah – Purification Through Sacrifice

Dark Fortress – Anthems From Beyond The Grave – Live In Europe 2023

Confess – Destination Addiction

 

 


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Pillole d’Acciaio, edizione 2025. La redazione di Heavy Metal Webzine continua nella missione di aumentare il numero di recensioni!!!

Premessa: negli ultimi anni sono aumentate in modo esagerato le pubblicazioni musicali (in ogni settore). Solo nel genere heavy, che include una miriade di sottogeneri ed un quantità esagerata di gruppi underground, sono decine di migliaia i demo, gli EP, gli album…Impossibile seguire tutto? Certo, soprattutto se ci si allontana dai gruppi TOP e si scende verso l’oscurità. Ci sono artisti validi che passano in secondo piano e potevamo noi forse dimenticarli? NO!

Da qui la necessità di creare una serie di articoli/pubblicazioni oltre la classica recensione, che prevede ascolti e tempi di realizzazione più lunghi. Una sorta di breve presentazione di artisti ed uscite, come una volta si poteva trovare sulle riviste di settore.

Ricordatevi di ascoltare il nostro Dottore. Benvenuti a Pillole D’Acciaio!!!

 

 

Royal Altar – Warrior’s Dance (Legions Records)

Visto che copertina? Direi che lascia ben poco spazio a fraintendimenti su quale sia il sentiero sonoro battuto dai greci Royal Altar, gruppo di Salonicco di recente formazione e con una manciata di singoli pubblicati tra il 2023 e il 2024, a cui segue questo Warrior’s Dance, uscito prima in digitale e poi in CD a tiratura limitata con il supporto di Legions Records. Dicevamo: cosa mai proporranno? Niente sonorità moderne e/o contaminate ovviamente! La band dell’ex Ageless Wisdom Sotos “Insane” Poulidis produce un buon heavy metal dalle venature evocative, che guarda sia all’America che al Regno Unito, esplicato attraverso brani strutturati e piuttosto variegati tra loro grazie a diverse sfumature d’atmosfera ed ai contributi dei vari ospiti come, ad esempio, le differenti voci femminili: le canzoni sono tutte ben caratterizzate ed il minutaggio medio importante non influisce sulla scorrevolezza complessiva anche se, in un paio di occasioni, ho avuto la sensazione che alcune parti fossero tirate un po’ per le lunghe. Tra gli episodi sonori che ho trovato più efficaci segnalo la diretta e potente “Hot Stages” e l’autointitolata “Royal Altar”, buoni esempi – insieme a “Warrior’s Dance” e “Metal” – di un disco discreto, lontano dall’essere fondamentale, ma da cui traspare la passione dei Nostri per ciò che suonano, come sottolineano proprio nella canzone “Metal” quando cantano “Heavy metal is the sound, a pounding in my heart”… più chiari di così! Come detto, “Warrior’s Dance” non è un disco da avere a tutti i costi ma, pure questo va detto, un’opportunità se la meriterebbe. (Luca Avalon)

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Husqwarnah – Purification Through Sacrifice (Time To Kill)

Penalizzati dal cambio di formazione? Chi può dirlo? Di certo c’è che Purification Through Sacrifice segna, duole prenderne atto, un passo indietro rispetto a Front: Toward Enemy. La delusione è a trecentosessanta – o quasi – gradi. Giri ora banali ora fortemente derivativi, assoli dal costrutto deficitario, linee vocali scolastiche, batteria priva di personalità e talvolta anche fuori contesto, e una produzione – la consueta tavola senza dinamiche né naturalità organica – che non contribuisce ad elevare l’interesse verso l’album. Spicca un po’ in vigore il suono delle chitarre, che mostra una qualche volontà di grattare. Meglio di niente. Volendo argomentare certi rimproveri per pochi soli secondi, potrei dirvi che sono troppo sfacciati quei tentativi di vincere facile, con gli Slayer spesso in punta di plettro e con i Bolt Thrower epoca ‘90–’92 non omaggiati bensì derubati in più di un passaggio di “Reincarnation Of Sin Pt 2”. “To Protect And Sever”, “Graboids” e, soprattutto, la punta di diamante “Mass Grave” insistono sul giogo a favore degli sforzi dei brianzoli. Questi brani sono la dimostrazione che « si può fare » e di quanto in futuro sarà verosimilmente necessario un rigoroso lavoro di selezione e potatura. (ZZ)

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Dark Fortress – Anthems From Beyond The Grave – Live In Europe 2023 (Century Media Records)

Nel 2025 ecco un disco relativo a dei concerti dei Dark Fortress. Ma come? Un disco live di una band che non esiste più? Certo, questa registrazione è stata fatta nel 2023 durante due spettacoli a Rotterdam e Bochum. Secondo le dichiarazioni del chitarrista, a distanza di tempo dagli eventi, hanno considerato che erano ottime riprese e quindi meritavano la pubblicazione. In effetti questo disco ci mostra una band in forma con una scaletta decisamente interessante. La band tedesca, grazie anche ad una registrazione di alta qualità, riesce a trasmettere l’atmosfera combinata alla violenza del black metal, con brani che arrivano da praticamente tutta la loro discografia, da “Crimson Tears” a “Isa” e “CataWomb”. Trenta anni di musica sono difficili da confinare in una serata anche se, con questi tredici pezzi (non contiamo intro ed outro) si può vedere l’evoluzione ed il contributo dei Dark Fortress al genere. Una band che non è arrivata ai vertici, ma che tra gli appassionati è da sempre considerata come fondamentale. Sono inoltre presenti in rete video completi relativi alla data al Backstage di Monaco (li troverete pubblicati su Youtube) ; i Dark Fortress hanno reso immortale la loro fine.  Una band che ha finito il suo percorso ci regala gli ultimi attimi di vita. (Lele Triton)

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Confess – Destination Addiction (EVIN Productions)

Quarto album per il duo iraniano/norvegese Confess. Una cosa strana da leggere, ma la storia di questa band è decisamente difficile ed interessante allo stesso tempo. Prigionia e fuga verso la Norvegia, a seguito di processi per blasfemia e propaganda contro lo stato. Ma questi eventi non hanno fermato la Musica, tutta la rabbia viene trasmessa in questi brani, che potremmo definire a cavallo tra death metal moderno e groove metal (che in effetti è una categoria che non credo nemmeno esista, ma vengono definiti così. NDA). Troverete nei loro brani qualcosa di Lamb Of God, Slipknot, Nile (Georde Kollias ha registrato le batterie su questi pezzi), un death metal molto tecnico che spesso viene deviato da inserimenti acustici dissonanti o passaggi velocissimi brutal death. Come è facile da immaginare tutto porta alla denuncia ed alla critica sul mondo da cui sono fuggiti, brani difficili da digerire come “Built On a Grave”, “Slaughterhouse” o “Suicide Song” devono far riflettere, oltre a spaccarci i timpani. Un bel lavoro, una band con una proposta interessante, un discorso politico da portare avanti: ci sono molti aspetti diversi e nessuno esclude l’altro. (Lele Triton)

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