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Nightstalker – Return From The Point Of No Return European Tour 2025
12/03/2025
Blah Blah Torino
L’invasione greca del mese di marzo a Torino si conclude con i Nightstalker, band ateniese che festeggia i trentacinque anni di carriera e l’uscita del nuovo album. Con loro ci sono gli Space Paranoids, piemontesi provenienti dalla Provincia Granda che propongono, come loro amano definirlo, un genuino “mountain stoner”.
L’occasione è ghiotta e non me la faccio sfuggire. Lo stoner è un genere musicale che se fatto bene riesce a coinvolgere una larga fascia di pubblico che va dal death all’hard rock. Ha quelle sonorità, quella “sporcizia” che riesce comunque a piacere e convincere.
Il locale è sempre il Blah Blah, ormai un’istituzione per i concerti torinesi e punto di riferimento per la musica underground metal e non solo.
Questa volta gli Dei del parcheggio si mettono una mano sulla coscienza e riescono a farmi trovare un posto per lasciare la macchina ad una distanza accettabile.
Al mio arrivo le band hanno ultimato il soundcheck e stanno cenando.
È meglio non disturbarli e quindi mi accingo a mangiare anch’io qualcosa con mia figlia, fedele accompagnatrice delle mie uscite infrasettimanali per assistere ai vari live.
Un discreto numero di persone, è un mercoledì con minacce (fortunatamente senza seguito) di pioggia, si presenta puntuale per l’esibizione del primo gruppo. Non capirò mai chi paga un biglietto e rimane fuori a bersi una birra, in attesa del gruppo principale, mentre quello d’apertura sta suonando. Bevitela dentro sta birra e sostieni anche le band di supporto, e che diamine!
La campana del gestore che avverte l’imminente inizio del live comincia a suonare. E noi prendiamo posto.
Sono uno a cui lo stoner piace, ma non essendo propriamente il mio genere preferito, sinceramente conosco e ascolto solo le band più famose. Quindi mi presento impreparato, ma non per questo meno curioso, alla prova degli Space Paranoids.
Essendo piemontesi come me, ma ammetto che avrei detto comunque anche per un gruppo italiano, essendo italiani come me, per un gruppo europeo, essendo europei come me, fino a terminare con un “essendo terrestri come me”, mi sembra giusto scrivere almeno due righe per introdurli. Attivi dal 2006 e nati all’ombra del Monviso, hanno all’attivo la pubblicazione di quattro album di cui l’ultimo Badlands Ride uscito nel 2023 sotto l’etichetta Karma Conspiracy. E qui finisce l’introduzione.
Veniamo al concerto.
I quattro ragazzi offrono una buona prova. Trenta minuti di stoner psichedelico con ambiente montano al posto di quello classico desertico è l’offerta proposta ed eseguita in modo impeccabile dalla band.
La partecipazione del gruppo è un tutt’uno con la musica. Il cantante Simone è trasportato dalle note dei pezzi in una sorta di limbo ipnotico. Il suo utilizzo di percussioni classici tipo bonghi e strumenti comunque da percuotere a cui non so dare un nome, interagisce in modo simbiotico con le note dei vari pezzi e contribuisce comunque a dare un tono più accattivante alla resa finale.
La scaletta è omogenea e attinge da tutta la loro discografia.
Trenta minuti in cui il chitarrista Andrea macina continui riff con la sua chitarra. Dimenandosi e contorcendosi nella sua postazione cattura l’attenzione dei presenti e li trasporta insieme al tappeto ritmico roccioso di Stefano e Cristiano nel loro girovagare tra paesaggi alpini e boscosi.
Due sono i pezzi che mi hanno colpito maggiormente, “Elephannibal” e “Shark In The Cellar”, che mi sono premunito di appuntare nella scaletta annotatami prima del concerto per poterli così riascoltare ed eventualmente confermare nella mia scelta. Confermati.
Gli Space Paranoids ci hanno regalato una mezz’ora di viaggio tra le montagne ad alta quota con una musica stoner rock ben eseguita e coinvolgente. Niente ampi spazi sabbiosi, perché del resto, come la band sostiene, che ne sanno loro del deserto. Ci sta, niente da aggiungere.
Obbligatorio seguirli per gli amanti di queste sonorità. Molto, ma molto interessanti.
Scaletta:
01. Wildboar March Pt.2
02. Elephannibal
03. Shark In The Cellar
04. Collardente
05. A Chough Of Constant Sorrow
06. Dopo L’Uragano
07. Under The King Of Stone
Formazione:
Andrea Giostra – chitarra
Simone Rossi – voce
Stefano Ghigliano – batteria
Cristiano Rossi – basso
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Ai Nightstalker non servono presentazioni. Dopo una lunga e onorata carriera di trentacinque anni e sette album sul groppone, se a qualche amante di questa musica venisse in mente di domandarsi chi siano, è meglio che cambi “mestiere”.
Dopo qualche piccolo problema tecnico prima dell’avvio, che ha ritardato di qualche minuto l’inizio dello spettacolo, finalmente si può cominciare.
Entrano, si sistemano, prendono gli strumenti e iniziano a suonare. Essenziali come devono essere, “sporchi e cattivi” come ci si aspetta da loro.
È in uscita il loro ultimo Return From The Point Of No Return, ma è ovviamente dai classici che iniziano la loro esibizione e “Baby, God Is Dead” è la scelta perfetta per dare il via alle danze.
Il pubblico si esalta da subito e il lento scapocciamento che richiede questi ritmi si fa sempre più convinto con “Just A Burn”, un pezzo di vent’anni fa che oggi come allora ha quella presa sul corpo e sulla mente dell’ascoltatore che lo obbliga a “ballarlo” in una sorta di stato di trance emotiva.
Argy non molla un attimo, canta e danza some se fosse nel deserto di Sonora, anche se mi sembra che il suo cantato sia diventato leggermente più monocorde e meno incisivo rispetto al passato. Ma la sua prova resta comunque una prestazione di tutto rispetto.
Dall’ultimo lavoro ascoltiamo “Heavy Trippin’” e “Uncut” che trasformano idealmente l’ambiente in cui ci troviamo in una rozza pompa di benzina isolata in una strada arida dell’Arizona, con in mano una bottiglia di birra ghiacciata e intenti a guardare quattro amici che suonano davanti a noi nel garage adibito alle riparazioni.
Il suono del basso si sente in maniera eccelsa ed è una gran fortuna perché Andreas si conferma un musicista eccezionale. Se devo dire chi mi ha impressionato di più in questa serata, senza ombra di dubbio va a lui la medaglia del vincitore. Una prestazione pazzesca.
La parte centrale dello spettacolo continua con i più classici e conosciuti brani e si inizia a cantare i ritornelli insieme ad Argy, a riprova del seguito fedele e devoto dei sostenitori della band.
Da elogiare anche Dinos e Tolis, che contribuiscono con musica e “immagine” a rendere i Nightstalker delle vere e proprie icone dello stoner targato Grecia.
La chiusura non poteva che essere con i tre pezzi più rappresentativi della loro produzione. Alle prime note di “Zombie Hour” e soprattutto di “Dead Rock Commandos” i presenti capiscono che siamo verso la fine e aumentano il livello di partecipazione inneggiando e chiedendo al gruppo di non terminare ancora. Il bis non si fa attendere e con “Children Of The Sun” mettono la parola fine a quello che si può definire un live “de core e de panza”.
Obiettivo: soddisfazione del pubblico. Risultato: raggiunto.
Direi mica poco e mica male.
Scaletta:
01. Baby, God Is Dead
02. Forever Stoned
03. Just a Burn
04. Heavy Trippin’
05. Uncut
06. Sweet Knife/Cursed
07. Never Know
08. The Dog That No-One Wanted
09. Zombie Hour
10. Dead Rock Commandos
11. Children Of The Sun
Formazione:
Tolis Motsios – chitarra
Dinos Roulos – batteria
Andreas Lagios – basso
Argy – voce
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Bella esperienza per gli amanti dello stoner. Poche chiacchiere e molta musica. A conti fatti, tra i due gruppi abbiamo assistito a quasi due ore di buone esibizioni.
Gli Space Paranoids hanno svolto bene il loro compito di apripista permettendo a quelli come me di apprezzare la loro proposta e cominciare, perché no, anche a seguirli.
I Nightstalker con il loro concerto hanno confermato che in Grecia il genere è più vivo che mai. D’altronde è forse la nazione con più uscite discografiche di metal e dintorni nel panorama europeo. Musicisti essenziali e senza fronzoli che si divertono ancora e sanno come far divertire il pubblico.
Molto bello il siparietto tra il batterista e una famiglia di sostenitori greci del gruppo. Si sono presentati con la figlioletta addobbata con una simpaticissima maglietta con cucito sul petto il logo dei Nightstalker. Dinos alla fine si è subito adoperato per autografare una bacchetta e regalarla alla bimba che lo ha guardato stranita, non comprendendo il senso e soprattutto l’utilità del regalo. L’espressione del viso era quella da “e che ci faccio con questa?”. Il tutto si è svolto tra i sorrisi e i ringraziamenti dei genitori tra abbracci e saluti alla band nella loro lingua di provenienza.
Tra il concerto dei Planet of Zeus e questo ho visto una buona quota ellenica tra il pubblico ad assistere alle esibizioni. Il che mi fa porre una domanda: ma quanti greci ci sono a Torino?
Sapendo di non ottenere una risposta, torno alla mia macchina finalmente senza impiegare troppo tempo e troppa strada. So già che sconterò il fatto di aver parcheggiato comodo.
E infatti al concerto a cui andrò due giorni dopo, ovviamente, troverò il diluvio universale ad accompagnarmi da sotto casa fino all’entrata del locale. Regolare.