OCTOBER TIDE + LAARGOO – 14 MARZO – Blah Blah Torino


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October Tide – Live 2025
14/03/2025
Blah Blah Torino

Death doom metal con atmosfere malinconiche degli October Tide è quello che mi aspetta. E sembra quasi che per preparare bene l’umore del pubblico alla propria musica la band l’abbia chiamata. Che cosa? La pioggia. Ok, ma anche meno.

Stasera piove che quel qualcuno la manda. E si sa, quando piove la gente non è più capace di guidare. E quindi per raggiungere il locale ci impiego il doppio del tempo. Altro che malinconia, il mio umore presenta un diverso tipo di stato. Lascio a voi immaginare quale.

Comunque in qualche modo arrivo al Blah Blah, con la band all’interno che, in disparte, sta amichevolmente chiacchierando con l’organizzazione. E a questo punto sento mia moglie lamentarsi. Non le ho proprio detto tutto riguardo al tipo di musica che avremmo ascoltato, ma compassionevolmente mi ha voluto accompagnare lo stesso per non lasciarmi solo. Forse che quando le ho pronunciato la parola band svedese lei si aspettasse di trovare i classici biondoni alti con gli occhi azzurri è un’opzione da prendere in considerazione. Ma, ahimè per lei, gli October Tide non sono proprio così e sicuramente non puntano sull’immagine per promuovere la loro musica.

Piacendomi, e molto, i Katatonia ed affini, l’attesa per il loro inizio è stato snervante. Ho cercato di far passare il tempo parlando con altri musicisti della scena torinese venuti ad assister al concerto e con i ragazzi della LM Productions. Mi ha rincuorato sentire descrivere i componenti del gruppo come disponibili e gentili, cosa confermata a fine concerto per le foto e gli autografi e la loro affabilità a scambiare quattro parole con tutti. A volte trovi dei signor nessuno che pensano di essere arrivati e ti guardano con sufficienza perché suonano da headliner alla sagra dello zucchino di un paese che non fa neanche comune.

E a proposito della LM Productions, ringrazio comunque queste persone che da un anno a questa parte si sbattono per promuovere artisti italiani (vedi i Laargoo) e stranieri a Torino cercando di ricreare un movimento (e pian piano ci stanno riuscendo) soprattutto tra i giovani. Mi sembra che i numeri stiano dando loro ragione, quindi non mollate! Doveroso anche il ringraziamento a Orion Music Agency per la realizzazione di questo evento.

Suona la campana che ci avverte dell’inizio del primo gruppo. Si va.

I Laargoo suonano post-doom metal. È un genere che non conosco assolutamente e che non seguo minimamente. Non rientra nei miei gusti. Quindi non possono esprimere giudizi per quanto riguarda l’esibizione musicale del gruppo.

Posso però dire che l’impegno da parte della band c’è stato e l’atmosfera creata dalla musica è stata sicuramente quella giusta per un’esibizione di questo genere. L’abbigliamento incappucciato della cantante ha contribuito ad elevare l’ambientazione misteriosa e intrigante.

Ho visto una buona parte del pubblico apprezzare il concerto e questo mi fa piacere in quanto per il gruppo torinese nato nel 2023 questa serata ha segnato l’esordio per la nuova cantante e il nuovo bassista. Avendo già visto il chitarrista Steve con il suo precedente gruppo (con un genere musicale diciamo più nelle mie corde, molto più nelle mie corde), la mia attenzione si è concentrata maggiormente su di lui e devo dire che la sua è stata una prestazione senza sbavature.

Anche il resto del gruppo è stato preciso nell’esecuzione dei brani. Per la presenza sul palco, vuoi per le dimensioni ridotte dello stesso e vuoi per il tipo di musica, la staticità è comunque una parte molto presente all’interno dello spettacolo.

Tra l’altro sono rimasto contento che il pubblico si sia presentato da subito numeroso a sostenere la band. Anche se i due generi proposti questa sera sono stati molto diversi tra loro, finalmente ho visto il locale con numerose persone già dall’inizio,

Ed essendo torinesi come me, auguro il meglio a questi ragazzi. Se vi piace il post-doom metal ascoltate il loro EP Bridget’s Last Winter.

Scaletta:
01. Split
02. V
03. Changeling
04. IV
05. Campanaccio

Formazione:
Stefano “Steve” Valpreda – chitarra
Bruja – chitarra
Carlotta – voce
Piotre – batteria
Jef – basso

 

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Per questa calata italica gli October Tide si presentano con Allan Lundholm e Samuel Karlstrand al posto degli storici Johan e Jonas. Tranquilli, sono sostituzioni temporanee.

Si inizia con una doppietta dall’ultimo album The Cancer Pledge del 2025. “Peaceful, Quiet, Safe” e “Tapestry Of Our End” ci avvolgono nel death doom, quello scandinavo, quello svedese, quello che per me è quello vero.

Seri, senza un sorriso manco a pagarlo, ma sempre sul pezzo e sempre devastanti nella loro versione death, hanno conquistato da subito la platea. La loro malinconia strisciante, il loro freddo, glaciale e rumoroso doom ha permeato l’ambiente trasformandolo in un bosco innevato a colori neri e bianchi.

Allan e Samuel hanno sostituito degnamente i loro corrispettivi agli strumenti. Allan, con il suo metro e novanta abbondante, ha presenziato e occupato il palco in maniera maestosa. E Samuel ha stupito con una prestazione davvero convincente. Non è facile essere al posto di Jonas, chapeau ragazzo.

Salto indietro di un album con “Our Famine” che viene proposta insieme a “Ogonblick Av Nad” e “I, The Polluter”, sempre dallo stesso album, con Alexander che ci chiede se stiamo bene e siamo felici. Alla nostra risposta affermativa ribatte con un laconico “Strano, stiamo provando a farvi sentire tristi”. Bella lì, sempre nella parte. Comunque abbiamo assistito ad un Alexander vocalmente in gran forma.

Si chiude con due pezzi degli album più storici, e qui non riesco a non sorridere di gioia, ovviamente senza farmi vedere dagli altri. Non sia mai.

“12 Days Of Rain” mi ha riportato indietro nel tempo, e complice il clima torinese mi sono sentito completamente trasportato all’interno della canzone. E sono uscito dalla trance solo alla fine della successiva “Grey Dawn”, altro pezzo da novanta obbligatoriamente presente nella scaletta.

Mattias ha nella calma la sua virtù e senza scomporsi minimamente alterna con precisione chirurgica i suoi riff e assoli.

E poi c’è lui, Fredrik. Stesso sguardo severo dall’inizio alla fine non solo del concerto, ma della serata. Quando si parla di disponibilità, vorrei che qualche “fenomeno” nostrano (ebbene sì, oggi ce l’ho con le pseudo stellette da cantina) avesse visto Fredrik autografare un cd mentre stava salendo sul palco con la chitarra in mano, senza fare una piega, come se fosse normale disturbarlo quando mancano dieci secondi all’inizio del concerto. Carisma, o ce l’hai o non te lo inventi.

Bis a gran richiesta e ultimo pezzo… “Murder”. E cosa vogliamo dire se non grazie.

Un’ora e dieci minuti, non molto come durata, ma intensità da vendere. A chi non era presente posso solamente dire: “sì, hai ragione a mangiarti le mani!”.

Scaletta:
01. Peaceful, Quiet, Safe
02. Tapestry Of Our End
03. Our Famine
04. Ogonblick Av Nad
05. I, The Polluter
06. The Cancer Pledge
07. 12 Days Of Rain
08. Grey Dawn
09. Murder

Formazione:
Fredrik Norrman – chitarra
Mattias Norrman – chitarra
Alexander Hogbom – voce
Allan Lundholm – basso
Samuel Karlstrand – batteria

 

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Un altro bell’evento va in archivio. Una buona presenza di pubblico e un buon consumo al merch testimoniano comunque la riuscita della serata.

I Laargoo, per quanto possa dire, hanno fatto ampiamente il loro. Anche i componenti stessi mi sembravano soddisfatti e questo è un bene.

Il respiro internazionale degli October Tide si è sentito tutto. Questa è proprio affare loro. Questo tipo di musica fatta da un gruppo svedese è la sublimazione del genere.

Il piacere che si prova ad assistere ad un live in un locale dalle dimensioni ridotte è impagabile. Il coinvolgimento diventa totale, l’umiltà e la professionalità che vedi nei loro gesti, miste al gusto di guardarsi direttamente negli occhi tra chi ascolta e chi si esibisce, è una sensazione quasi “trascendentale”. Ti senti loro amico e hai la percezione fisica che stiano suonando proprio per te. Solo per te.

Dopo le foto e gli autografi, la band è uscita dal locale per poi tornare dopo poco con buste piene di pacchetti di patatine da portare in albergo. Ma che forse non li vendono in Svezia i pacchetti di patatine? Custodivano le buste gelosamente al pari del merch. Bah, forse mi sono perso qualcosa.

Durante il tragitto di ritorno avevo timore di chiedere a mia moglie se si fosse divertita e gli fossero piaciuti gli svedesi. Tutto ad un tratto, rompendo un lungo silenzio imbarazzante, mia moglie sorridente mi guarda e mi dice: “Bravo il cantante, ha dei bellissimi occhi”.

Non ho capito il nesso tra bravo e bellissimi, ma questa è un’altra storia…

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