THE 7TH GUILD – Triumviro

Titolo: Triumviro
Autore: The 7th Guild
Nazione: Italia
Genere: Power Metal
Anno: 2025
Etichetta: Scarlet Records

Formazione:

Tomi Fooler – Voce
Ivan Giannini – Voce
Giacomo Voli – Voce

Simone Mularoni – Chitarre
Francesco Ferraro – Basso
Daniele Mazza – Orchestrazioni
Alessio Lucatti – Tastiere
Michael Ehré – Batteria


Tracce:

01. Holy Land
02. The 7th Guild
03. Glorious
04. La Promessa Cremisi
05. In Nomine Patris
06. Time
07. Guardians Of Eternity
08. The Metal Charade
09. Fairy Tale (Shaman Cover)


Voto del redattore HMW: 8/10
Voto dei lettori: 8.3/10
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Cosa succede se, sotto l’attenta guida del produttore e chitarrista Simone Mularoni, mettete assieme tre ottimi cantanti della scena power italiana, ovvero Giacomo Voli (ovviamente Rhapsody of Fire), Ivan Giannini (da molti anni nei Derdian e appena uscito dai Vision Divine), e Tomi Fooler degli SkeleToon, peraltro ideatore del progetto? Beh, decisamente un bellissimo disco! E se poi, per il comparto strumentale, coinvolgete anche Michael Ehré (batterista dei Gamma Ray), Francesco Ferraro (bassista dei Freedom Call), Daniele Mazza (tastierista degli Ancient Bards) e Alessio Lucatti (tastierista dei Vision Divine), direi che avete messo su una vera e propria ‘eccellenza italiana’!

“Triumviro” è vera manna dal cielo per gli appassionati del power più sinfonico, squillante e ‘positivo’, con riferimenti chiari – ma non scontati – ai ‘mostri sacri’ della scena del Bel Paese: la scrittura delle canzoni è fresca e pimpante, e il disco è davvero godibile da ascoltare. Esploriamone allora la tracklist.

Limpida e allo stesso trionfale “Holy Land”, che ha il tocco dei Power Quest o dei Twilight Force più brillanti ma non sconfina nelle melodie dei Freedom Call, che molti ritengono troppo ‘aperte’. La titletrack ha un coro su cui svetta altissima la voce di Ivan, e un giro portante che sa tanto di Secret Sphere primordiali, mentre “Glorious” rallenta i ritmi e aggiunge qualche elemento vagamente gotico al sound, per un risultato non disprezzabile. Se mi state chiedendo se la trovo il picco del disco, la risposta è sì; ma devo dire che la vincitrice è tallonata da “The Metal Charade”, una esplosione di gloria e gioia power citazionista, fra un inizio scopertamente Sonata Arctica e una seconda parte molto Edguy.

In “La Promessa Cremisi”, i nostri eroi si esibiscono in italiano: il testo ha un po’ quel tono fra l’altisonante e lo stucchevole delle analoghe prove dei Rhapsody, ma l’insieme, ancora grazie a delle strutture vocali d’eccezione, è decisamente riuscito. L’ispirazione rhapsodyana è ancora evidente nella trionfale “In Nomine Patris”, con la coppia bridge (in italiano)/refrain (in inglese) che va dritta al cuore. Di classe anche la ballatona “Time”, con un tocco alla Avantasia, mentre se volete godervi ricami sinfonici potete ricorrere alla rilettura conclusiva del classico degli Shaman “Fairy Tale”.

Credo che anche i ‘soliti’ detrattori del power metal, stavolta, non potranno opporsi alla forza di “Triumviro”; i brani sono troppo ispirati, in praticamente tutti i casi, per resistere anche alle critiche più prevenute.

 

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