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Il mio viaggio alla scoperta di gruppi underground questa volta fa sosta in Polonia. Una band già di mia conoscenza, che in passato mi ha sempre colpito positivamente e quindi mi ha invogliato ad ascoltare la sua nuova ultima uscita discografica.
I Frightful tornano con il secondo album fresco di stampa, What Lies Ahead, e continuano il loro percorso intrapreso nel 2016 con l’EP Born After Burial.
Death e thrash metal è sempre la base della loro produzione, con l’aggiunta di sporadiche contaminazioni che completano il loro suono rendendolo a tratti caratteristico.
Il precedente disco del 2021, Spectral Creator, mi aveva convinto al punto di metterlo nella mia personale top dieci dell’anno, ma quest’ultimo lavoro, pur essendo ben realizzato, non raggiunge il livello del precedente. E onestamente posso già dire che non raggiungerà la mia top dieci.
Apprezzo comunque la loro linearità e il fatto che continuino a suonare il genere con cui sono nati senza alcun tipo di compromesso.
Tutta la loro produzione, tra EP, album e demo, è comunque meritevole di considerazione e soprattutto non presenta uscite scadenti o al di sotto della sufficienza, tutt’altro, ma questa volta sono rimasto con un leggero gusto di amarognolo in bocca perché le aspettative erano parecchie alte.
Cosa ci aspetta? Innanzitutto una bella copertina. Il volto afflitto e spaventato del “mostro” con in mano la maschera dai lineamenti duri e accusatori, tutto con colori derivati del rosso. Non avrei usato l’azzurro per il logo e il titolo, che per dirla in modalità critico d’arte de noantri, non c’azzecca proprio. Ma queste sono inezie. Come è un’inezia il fatto che, a parere mio, ci sia un rimando nelle espressioni del soggetto all’opera “Ivan il terribile e suo figlio Ivan” di Il’ja Efimovic Repin.
I richiami al death scandinavo si sentono e, dopo la prima “Cloacked By Nothingness”, la seguente “Disincarnate Sower” ci immerge in queste sonorità. Pesantezza e rabbia riversata in musica con l’atmosfera tesa e sempre sul filo del rasoio verso i richiami thrash.
La scelta come singolo di “What Lies Ahead” è quella perfetta per promuovere l’album. La canzone tirata e lineare nella composizione, orientata molto verso il thrash, è di facile impatto e ben riuscita. Molto suonata e poco cantata ha comunque nella velocità, costante e semplice, un punto di forza e di presa nell’ascolto, che dovrebbe garantire la giusta quantità di visualizzazioni per il video abbinato alla canzone.
“No Fear” è indubbiamente il pezzo migliore. E per migliore intendo il più bello in assoluto di tutta la loro produzione. Nient’altro da aggiungere.
La seconda parte dell’album è quella che mi ha convinto meno. Se nella prima la spinta e il loro suono death/thrash è ben evidente, il seguito diventa più normale. E da loro la normalità non me la sarei aspettata…
Di stampo melodic death è “Cathedral Of Creation” e la quasi più intimista e raffinata “Farewell” prepara il terreno per il finale brutale di “Inexplicable”.
I testi hanno come tema centrale la rovina dell’umanità e la sua conseguente fine, senza possibilità di “trascendenza” per coloro che non saranno idonei a causa della loro ignoranza e natura perversa.
Dai Frightful pretendo di più (che frase odiosa). Se il disco fosse uscito sotto il nome di un altro gruppo avrei sicuramente dato un voto maggiore. Ma quando sai quello che ti possono dare, e non lo fanno in pieno, si diventa più severi. Ma gli voglio bene lo stesso.
Non fraintendetemi, non rimarrà impresso negli annali di storia, ma comunque i Frightul con mestiere se la sono cavata. Ce ne fossero gruppi così. Continuano a far parte di quella schiera di formazioni che, comunque, quando hai voglia di ascoltarli, puoi prendere un titolo a caso e non sbagliare praticamente mai. Riempitivi veri e propri non ne hanno mai fatti, sia chiaro.
Non mi resta che prendere armi e bagagli, spulciare i nomi di gruppi meno famosi, cercare l’ultimo album prodotto e schiacciare play.
Il viaggio continua.