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Molto bene, stasera sono vicino a casa. Un quarto d’ora di macchina e arrivo a El Barrio, ex scuola elementare trasformata in sala da concerti. Un bel palco con un ottimo impianto luci e suoni con una capienza di circa duecento persone che stasera ci sono tutte. Concerto underground, musica metal per metà non proprio nelle mie corde, ma sempre musica metal, e band giovani e appena meno giovani a suonare per un bel sabato sera ad alto contenuto metallico. Ultra-Violence, Proliferhate, Thorn In Side e As We Stray, organizza la LM Productions, ormai una sicurezza come qualità e professionalità, direi che gli ingredienti per una buona torta li abbiamo tutti.
Mi presento al locale puntuale all’apertura e mi accomodo in sala ad osservare il merch. Il locale si riempie e, insieme a mia moglie, osserviamo il pubblico che sta entrando e ci rendiamo conto di una cosa bellissima e bruttissima allo stesso tempo. Bellissima perché sono tutti giovani, una quantità di giovani che non vedevo ad un concerto metal da tempo immemore ed è stata una sensazione meravigliosa. Fantastica. Emozionante. E… bruttissima. Quasi sicuramente siamo i più anziani.
Avendo fatto un movimento strano il giorno prima al lavoro ed essendo accompagnato da un dolorino fastidioso alla zona lombare cerco un posto dove poter stare comodo e poter appoggiare la schiena o la spalla al muro durante le esibizioni e mi piazzo ad una ragionevole distanza dal palco. Quattro gruppi senza essere comodo fisicamente oggi non li posso reggere.
E così mi sento più vecchio.
All’ennesimo “mi scusi, signore” vorrei eseguire un triplo carpiato con atterraggio a piedi uniti per dimostrare che possono darmi del tu, ma temo che ci resterei secco e allora si che rovinerei la serata a tutti come lo zio ubriaco al matrimonio di tua sorella.
E così mi sento ancora più vecchio.
Una voce urla che sta iniziando il primo gruppo, meno male, sono abbastanza puntuali. Stanotte poi bisogna mandare avanti l’ora, si dorme un’ora in meno, e chi la recupera più quell’ora, rifletto a voce alta. Mia moglie mi guarda con aria compassionevole e con i suoi occhioni dolci e il suo sguardo mi dice chiaramente che se non la smetto di lamentarmi e borbottare mi carica in macchina e mi riporta a casa. Beh, perlomeno ora sono ringiovanito. Sono un bambino.
Tocca agli As We Stray il compito di aprire. Il gruppo metal con influenze post-hardcore per metà milanese e per metà di Torino è al suo esordio nel capoluogo piemontese, ma vanta un buon curriculum live con aperture a band del calibro di Meshuggah e At The Gates.
I quattro ragazzi salgono sul palco con il piglio giusto, sono belli carichi e davanti ad un locale praticamente già quasi pieno cominciano il loro concerto con una grinta mica male.
Ammetto di conoscere solo i due headliner, quindi la mia curiosità per questa band e per quelle che seguiranno è tanta e sono rimasto favorevolmente impressionato. Un’ottima presenza scenica e una buona resa musicale hanno fatto della mezz’ora passata in loro compagnia una mezz’ora piacevole e coinvolgente. Anche se il pubblico ci ha messo un po’ a scaldarsi, alla fine le varie richieste del cantante Dave di avvicinarsi al palco e muovere il deretano sono state accolte. Chissà come mai i torinesi vengono chiamati bugianen, chissà come mai…
Compatti dall’inizio alla fine, Alan e Luca si sono dimostrati una sezione ritmica valida e “assordante”. Bravo Dave alla voce, cintura nera di scapocciamento, accompagnato sul pulito da Mark, che ha macinato con calma olimpica i suoi continui riff.
Sette i brani proposti e sebbene, ripeto, non sia amante di queste sonorità, devo dire che insieme al pubblico ho assistito ad un concerto comunque di tutto rispetto e se dovessi incontrarli nuovamente ad un live, non saranno loro le vittime sacrificali per la pausa bagno e abbeveraggio.
Per quanto possa valere il mio giudizio, ottima prova e per quanto possano valere i miei consigli, continuate così. La strada è giusta.
Scaletta As We Stray
- Cycles
- Broken Bones
- Medicine
- The Remedy
- Open Letter
- Come N’Get It
- Lights
Formazione As We Stray
Mark – chitarra, voce
Dave – voce
Alan – basso
Luca – batteria
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Breve pausa e sul palco salgono i torinesi Thorn In Side. Partenza col botto e con Omar dei Proliferhate ospite molto gradito. Devasto totale.
Il pubblico ora è bello carico. Si sente e si vede. I bugianen cominciano finalmente a muoversi e tra headbanging, circle pit e wall of death, la temperatura raggiunge livelli massimi. Matteo è giovane, ma che voce e presenza, ragazzi. Un frontman nel vero senso della parola. Sarà lui il più “richiesto” della serata, essendo ospitato sia dai Proliferhate che dagli Ultra-Violence. Molto bravo.
I Thorn In Side propongono un metalcore moderno e dopo aver aperto un paio di mesi fa per i Within Destruction, questa sera propongono per intero il loro nuovo EP Synthetic:Death prodotto da Loris degli Ultra-Violence che divide anche il palco insieme a loro per un brano in scaletta.
Giovani ed energici, si sono resi protagonisti di una prestazione carica di quell’esuberanza e vitalità che “scalda il cuore”. È bello vedere un gruppo dare più del massimo sul palco per il proprio pubblico, è bello vedere sudare e metter tutto quello che si ha per tutto il tempo a disposizione, senza sosta, senza tregua e con l’umiltà ed il giusto rispetto per chi ti sta aiutando a percorrere il tuo tragitto musicale e a trovare il tuo giusto e meritato posto nel panorama musicale. Ragazzi, il vostro genere non è il mio, de gustibus, ma per quanto ho visto stasera non posso che provare rispetto per dei giovani come voi con questa giusta attitudine.
Quindi anche per chi come me è un metallaro vecchio stampo, consiglio di vederli dal vivo. Anche se il genere non è il vostro, questi sul palco sono delle belve. Meritano, meritano veramente.
Scaletta Thorn In Side
- Intro
- Against The Storm
- No Mercy
- Paris
- Prototype999
- Catharsis
- All The Things She Said
- The Slaughter
Formazione Thorn In Side
Matteo Cammarata – voce
Maurizio Belli – batteria
Mattia Migliasso – basso, voce
Gabriele Bortolin – chitarra
Lorenzo Cion – chitarra
Ed ora tocca ai primi dei due headliner, tocca a loro, ai Proliferhate. Li ho visti dal vivo più volte e ho ascoltato i loro album a ripetizione. Non so perché, ma ogni volta che li vedo dal vivo ho delle pretese. Mi aspetto sempre molto e sono sempre molto critico. Questo in partenza. Già, perché al secondo brano hanno puntualmente superato le aspettative ed il sottoscritto si ritrova a perdere il senso critico e a godere della prestazione.
Un’ora a disposizione, sette brani e pubblico ai loro piedi. Riassunto dell’esibizione del quartetto di Torino. Omar è in serata di grazia, e si sente. Lorenz è l’immagine della beatitudine nel death metal. Faccia sorridente, sguardo disincantato e riff violenti e pesanti, da mastro fabbro di precisione. Alessio fuori dal palco è una persona solare di una disponibilità incredibile, quando suona cambia espressione e il suo sguardo incazzoso unito alla rocciosità del suono del suo basso lo trasformano nel death metaller latente che è dentro di lui. Daniele suona la batteria da dio. Punto.
I ragazzi fanno death metal con influenze melodic e prog e questa sera pescano dagli ultimi due album con l’aggiunta di due pezzi di recente produzione, scritti dopo l’arrivo dell’ultimo acquisto, Alessio, di un anno e mezzo fa.
Diciamo che le magliette con il loro logo sono in maggioranza, e una buona parte del pubblico è venuta principalmente per loro, ed infatti la sala durante la loro esibizione è bella piena.
Due parole in più da spendere per “Anatomia Dell’Incubo”, un pezzo tecnicamente non facile, che rappresenta a mio parere l’anima ed il messaggio della band con la sua parte death, melodic e prog espressa al suo massimo. Vedete di non toglierla mai dalla scaletta se non volete che una persona, il sottoscritto, vi insulti dal pubblico. Poi fate voi.
Ennesima prova convincente ed ennesima dimostrazione di “forza” del gruppo. Hanno suonato, hanno esaltato, hanno convinto tutti e hanno meritato.
Scaletta Proliferhate
- Notes (Intro)
- Burden Of Hope
- Covenant
- Glimpse Of Light
- Euphorion
- The Final Stand
- Anatomia Dell’Incubo
Formazione Proliferhate
Omar Durante – voce, chitarra
Lorenz Moffa – chitarra
Alessio Amodeo – basso
Daniele Varlonga – batteria
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Si chiude con i secondi headliner dell’evento, gli Ultra-Violence da Torino. Dopo sette anni di assenza dai palchi della loro città, scelgono questo evento per il loro ritorno a casa.
Il quartetto propone una scaletta completamente incentrata sulla loro seconda era, ed il pubblico in sala composto da giovani leve più avvezze a queste nuove sonorità apprezza la scelta.
Esperienza ne hanno da vendere, è dal 2009 che sono in giro a proporre la loro musica, e questa sera la riversano completamente sul palco regalando una prestazione senza sbavature e di estrema professionalità.
Tempi giusti, setlist adeguata, una buona dose di grinta e il live è scivolato via liscio e senza intoppi.
È inutile dire che un meno giovane come me è più legato al passato, un passato della band che mi piaceva parecchio, ma devo comunque ammettere che la loro prova ha coinvolto la platea. Andrea ha fornito un’ottima prestazione e nelle parti più tirate ha riesumato il vecchio spirito battagliero che lo ha sempre contraddistinto.
Mi è piaciuta la presenza scenica con tanto di abbigliamento con divisa uguale per tutti i componenti. Ci sta e fa la sua figura.
Molto carica di pathos “The Ocean”, che ha visto Loris molto coinvolto emotivamente in questo pezzo che per lui ha un significato particolare e molto forte e che ha voluto condividere con tutti noi creando un momento di legame molto sentito da tutti.
Bello lo sfondo con i video che passano ad accompagnare i brani, anche se a causa delle luci del palco ci sono stati dei momenti in cui si riusciva a vedere veramente poco. Ma in fondo, pazienza, è la musica che parla.
Matteo dei Thorn In Side si è presentato per l’ultima volta e… niente da dire, questo ragazzo ha stoffa.
Finale tra urla di approvazione e richieste di bis e tris, ma il tempo è tiranno. Prova impeccabile, su questo nulla da eccepire. Li aspetto per un altro concerto, magari sempre a Torino e magari non proprio fra sette anni.
Scaletta Ultra-Violence
- The Pain
- The Storm
- The silence
- No One’s Listening
- Bottom Of The Glass
- Through The Static
- Nightmares
- Morbid Symphony
- The Ocean
- Good Enough
- The End
Formazione Ultra-Violence
Andrea Vacchiotti – chitarra
Loris Castiglia – voce
Andrea Lorenti – basso
Elia Dutto – batteria
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La LM Productions mette a segno un altro centro con una serata riuscita sotto tutti punti di vista.
Primo punto e più importante, il pubblico è rimasto soddisfatto. Mi piace sempre chiedere a chi conosco tra i presenti (e dopo tanti anni qualcuno lo trovo sempre) le opinioni delle varie esibizioni. Diciamo che dalle mie impressioni e dal piccolo sondaggio il responso è più che positivo.
Credo che la scelta di non mettere i Proliferhate a chiudere si possa considerare l’unica pecca dell’organizzazione, in quanto in percentuale avevano probabilmente il numero maggiore di sostenitori tra il pubblico, e qualcuno ha lasciato la sala prima della fine dell’evento presumibilmente per l’ora tarda, a cui si è aggiunta l’imminenza dell’ora legale da tenere in considerazione (sì, ovviamente sono rimasto fino alla fine, ma per me resterà sempre un dramma dormire un’ora in meno, e a quanto ho visto e sentito, non solo per me!).
Orari tutto sommato rispettati, attese accettabili tra un cambio di band e l’altro, problemi tecnici che non hanno influito sulla pazienza del pubblico e disponibilità continua e cortese a risolvere ogni tipo di problematica sono un segno di grande professionalità e organizzazione che non vanno assolutamente sottovalutati.
Le quattro band si sono dimostrate all’altezza della situazione. Gli As We stray una bella scoperta insieme ai Thorn In Side, con un, ribadisco, bravissimo Matteo che ha stupito tutti con le sue doti (e tecniche) canore sia nella sua band che nelle varie ospitate della serata. Mattatore.
Gli Ultra-Violence del nuovo corso hanno entusiasmato, e non poco, gli adepti del genere da loro proposto confermando tutto quello che viene detto su di loro e i Proliferhate hanno una volta di più dimostrato che il palco è la loro dimensione, e mannaggiaaloro che fanno pochi live durante l’anno. Ma se lo fanno per concentrarsi per organizzare eventi di questo livello, lo posso accettare.
Si può tornare a casa, è già l’una di notte. Ah già, sono le due, nooo…