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E thrash metal sia.
A chi afferma che il thrash sia morto, che abbia poco seguito, che sia superato, cortesemente è pregato di non leggere il report e di andarsene fuori dall’articolo (oggi voglio essere gentile ed educato).
Accoppiata azzeccata per questo live al Blah Blah che si preannuncia molto “caldo”. L’anno scorso, più o meno sempre in questo periodo, avevo assistito al concerto dei lombardi Darkhold, gruppo a me sconosciuto fino a quel momento. Folgorato dalla loro prestazione, mi sono ovviamente gettato a capofitto sull’ascolto del loro album che ho travato veramente fantastico.
Mi ero ripromesso di rivederli e appena sono venuto a sapere di questa data, mi sono detto che non potevo assolutamente mancare. Ed eccomi qui, carico a mille e contento di rivedere un nutrito gruppo di giovani tra il pubblico, pronti a scatenare l’inferno come loro solito. Va bene la verde età, ma da come pogano per tutta la durata delle due esibizioni, sembra quasi che durante la settimana si allenino per essere performanti anche loro come le band. Semplicemente mitici.
Ad aprire un gruppo torinese al secondo album, i Deathox. Li ho ascoltati ma non li ho mai visti, quindi sono contento di spuntare anche il loro nome dalla mia personale lista di gruppi da vedere.
L’underground, fatto bene, ha sempre quel fascino che mi cattura per la sua genuinità, la sua passione e il suo contatto diretto con gli artisti. Il banchetto del merch messo in un angolo con una luce fioca ad illuminare la mercanzia, i musicisti che montano, smontano, corrono su e giù per il palco con cavi, strumenti e quant’altro, la distribuzione certosina delle bottigliette d’acqua vicino ad ogni postazione e l’eccitazione crescente che si legge nei loro occhi quando si avvicina pian piano il momento di iniziare, a mio parere è semplicemente una sensazione che ti prepara in maniera onirica al concerto.
Alla fine sono un gruppo di amici su un palco che si guardano negli occhi, si danno il cinque (ora si usa battere il pugno) e partono a suonare per trasmettere la propria passione a chi è venuto ad assistere allo spettacolo, a trasmettere la propria carica emotiva alle persone presenti e a farli sentire, per una serata, parte integrante e viva della band e del concerto.
D’altronde puoi fare il live più bello della storia, ma se trovi un pubblico di palta (gentile ed educato) formato da cadaveri con smartphone in mano intenti a farsi i fatti loro, lo spettacolo rimarrà sempre incompleto.
Ma non sarà questo il caso, tutt’altro.
La campana inizia a suonare per radunare tutti all’interno del locale. I Deathox sono pronti, si inizia.
Il gruppo torinese ha appena pubblicato il secondo album, Hallucinations, e si prepara a darci un assaggio di quello che ci aspetta dalla loro ultima fatica. Lo dico subito, ci aspetta un bel lavoro.
Mentre ceno nel locale osservo i ragazzi muoversi nervosamente a destra e sinistra, salutare gli amici presenti con quel sorriso tirato che tradisce una certa tensione. Vedere l’emozione nei loro occhi e sentirli quasi fare il conto alla rovescia mentale per l’inizio del concerto è sempre un qualcosa che ti fa apprezzare ancora di più la dimensione underground dei concerti.
Ma venendo al sodo, i Deathox partono subito forte, con il loro thrash esplosivo e carico di rabbia giovanile che non può non coinvolgerti.
Alla band piacciono i Pantera. Il cantante Alex negli atteggiamenti e nei movimenti ricorda molto Phil Anselmo, quando ancora faceva dei movimenti, e molti passaggi dei loro pezzi hanno dei richiami al gruppo americano. Ma la cosa bella è che non li scimmiottano assolutamente, anzi creano uno stile tutto loro che, devo ammettere, ha un tiro niente male.
Il pubblico inizia a pogare dalla prima nota, il caos generale dura per tutta la durata del concerto. Un’ora passata ad ascoltare brani dell’ultimo album ed ovviamente alcuni pezzi di quello precedente, per una scaletta che si è rivelata ben equilibrata. Le due chitarre impattano bene e creano un suono thrash più moderno, ma con richiami al passato che tutto sommato ci stanno molto bene. Beky alla ritmica e Alessio alla solista hanno svolto il loro ruolo alla perfezione, coadiuvati in modo efficace dall’ultimo arrivato Nicolò al basso. Cosimo alla batteria ha picchiato forte, bene e preciso. Bravo.
Dal punto di vista dell’intensità è stato un crescendo continuo. Sono stati molto abili a mantenere alta l’attenzione e la tensione per tutto il tempo a loro disposizione, creando il pathos giusto anche nei passaggi più lenti e intimi.
“My Jail” e “Black Dust” sono i due momenti clou dell’esibizione. Finale affidato a “Shut Your Mouth”, gridata a squarciagola anche dai presenti, e ultimo pogo per il pubblico prima della sosta per il cambio strumentazione.
L’impressione che mi hanno fatto è positiva. La carica sul palco è stata tanta e la tensione da prestazione l’hanno incanalata tutta e bene nei loro pezzi.
Cari Deathox, la strada è segnata. Ora percorrerla nel modo giusto sta solo a voi. Testa alta, sguardo fisso in avanti e mai voltarsi.
Signore e signori, ecco a voi i Deathox, da Torino.
Scaletta Deathox
Heavy Shadow
Forgettable
Hungry
No One Talks To Me
My Jail
Screaming Whisper
7.Black Dust
Listen To Your Guts
Out Of Power
Lifeless
Shut Your Mouth
Formazione Deathox
BeKy – chitarra
Alex Framarin – voce
Cosimo De Nola – batteria
Alessio Micca – chitarra
Nicolò Milano – basso
I fedeli peccatori stanno aspettando impazienti l’inizio della fine. L’intro musicale fa salire l’adrenalina del pubblico. Ci si guarda nervosamente intorno, manca il cerimoniere con il suo “Libro Dei Peccati”. Il leggio marchiato Darkhold è vuoto.
Ecco che dal pubblico si palesa il reverendo Claudio con il suo libro. Sale sul palco, alza la profana scrittura al cielo tra urla e incitamenti. La abbassa, la adagia sul leggio e la apre. L’inferno thrash si scatena.
“No Strings On Me” è un tripudio di rabbia e l’inizio perfetto per la liturgia darkholdiana. Come invasati, i fedeli partecipano ad un feroce rito di pogo ed headbanging sotto l’effetto delle bordate lanciate dal palco dai cinque apostoli tentatori del thrash.
Ragazzi, qui il livello è alto, bisogna mantenerlo tale prima che i discepoli abbiano dei tentennamenti. Non c’è nessun problema, i Darkhold sono troppo navigati per farsi cogliere impreparati ed hanno studiato alla perfezione l’ordine dei brani. Non c’è tempo per riprendere fiato, bisogna continuare a tenere sotto pressione i peccatori.
“Candy Brains”, “Savage” e “Heads Will Roll” sono una sfida per il pubblico. Come si può restare fermi, a bere una birra e riposare un attimo? È impossibile! Questi sono pezzi che ti obbligano a spaccarti le ossa contro qualcun altro, buttandoti senza cognizione nella mischia umana formatasi sotto al palco.
Un concerto di questa band è un’esperienza totale, questi “vecchietti” ci sanno fare alla grande.
Eros macina assoli su assoli assistito dai riff continui di Giovanni. E mentre Giuseppe in mezzo al palco è indemoniato con il suo basso, Jacopo, all’apparenza il più tranquillo dei cinque, è una vera iradiddio dietro alla sua batteria.
E poi c’è Claudio, voce pazzesca e frontman con la F maiuscola. Incita, scapoccia, e riesce a caricare il pubblico tra una canzone e l’altra esaltando la metallica platea. Si accorge che i peccatori giunti al loro cospetto stanno dando tutto quello che hanno e li ringrazia più volte con parole che hanno l’effetto di gasare e spremere le ultime energie alle persone ormai sfiancate da tutta questa musica travolgente.
Ci aspettano due brani, “Kings Of Miracles” e “Howlines”, che sono eseguiti con la stessa carica del primo, come se fosse iniziato adesso il live. Questo quello che si dice un concerto metal!
E quando pensiamo di aver finito, ecco che arriva il coniglio pasquale con due regali. Nati come tribute dei Testament, si ricordano delle origini e visibilmente soddisfatti per l’ottima prestazione offerta, decidono di chiudere con due cover della band americana e allora… e allora ditelo. Devastazione e tutti a casa.
Sono passati due anni da “Tales From Hell”, troppi. Sotto con il secondo, c’è bisogno del vostro thrash metal in Italia!
Scaletta Darkhold
No Strings On Me
The Child Within
Candy Brains
Savage
Heads Will Roll
King Of Miracles
Howlines
Hypnotized By Evil
D.N.R. (cover Testament)
Over The Wall (cover Testament)
Formazione Darkhold
Eros Mozzi – chitarra
Jacopo Casadio – batteria
Giuseppe Celeste – basso
Claudio Facheris – voce
Giovanni Casagrande – chitarra
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Sorridenti e sudati. Due parole per descrivere i volti e i corpi degli artisti e del pubblico.
Quest’anno le mura del Blah Blah trasudano thrash per la partecipazione di pubblico, sia in termini di numero che di “viuuulenza”. Direi che, per chi ama questo genere, va bene così, non ci si può assolutamente lamentare. Che bello vedere alzare il deretano (gentile ed educato) della gente per andare a vedere un concerto underground. Sarà la primavera, la bella giornata, ma è comunque “tutto molto bello” (cit.).
I Deathox hanno fornito una prova tecnicamente ineccepibile e “passionevolmente” bella carica. Se il buongiorno si vede dal mattino, il loro disco dev’essere uno di quelli che presenzieranno nel mio scaffale.
I Darkhold… che dire, questo gruppo di diversamente giovani ha tanta di quella capacità ed energia che mi auguro di vederli altre volte dal vivo e di ascoltare al più presto qualcosa di nuovo.
Momento da libro “Cuore” quando Claudio, verso la fine, ha ringraziato estasiato le persone per quanto abbiano attivamente partecipato all’esibizione, e qualcuno dal pubblico ha gridato:
“Questa è Torino!”.
È stato bello vedere la band asserire convinta all’affermazione e godersi la meritata ovazione.
Vedendo i due gruppi soddisfatti e sfiniti con l’entusiasmo ancora da ragazzini mentre scambiano quattro chiacchiere con i fan, mi sento in dovere di ringraziare e dire loro semplicemente quello che penso della serata:
“Questo è thrash metal!”.