MESSA – The Spin

Titolo: The Spin
Autore: Messa
Nazione: Italia
Genere: Doom Metal/Rock
Anno: 2025
Etichetta: Metal Blade Records

Formazione:

Mistyr – Batteria
Alberto – Chitarra
Mark Sade – Chitarra, Basso
Sara – Voce


Tracce:

01. Void Meridian
02. At Races
03. Fire On The Roof
04. Immolation
05. The Dress
06. Reveal
07. Thicker Blood


Voto del redattore HMW: SV
Voto dei lettori: 9.5/10
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Visualizzazioni post:190

Oh, un nuovo singolo dei Messa. Però non fanno per te, lo sai…
Qualche anno prima, un amico: “vieni con noi a vederli, sono spettacolari.”
“Non riesco quella sera, ma prometto di ascoltarli e venire a vederli in futuro.”
Promessa mantenuta solo in parte perché, qualche mese dopo, lo stesso amico: “li portiamo prossimamente al festival, vedi di esserci stavolta”.
“Sai che non manco (quasi) mai”.
Mi riprometto di ascoltarli prima, ma mettere in rotazione un loro brano, scelto a caso senza cognizione di causa, non è sempre il metodo più ortodosso; se va male la scelta, il passo verso l’oblio è breve. Passano le settimane, completamente dimenticati, come non detto.

Finalmente, è già ora del festival, rivedrò molti amici, andiamo e cerchiamo di limitarci con le bevande ambrate… Altro proposito a metà, però ora li posso finalmente sentire.
… che noia, seriamente? Alla fine ho approfondito un minimo e letto praticamente bene ovunque, sarà solo un brano, un momento… No, qui siamo a metà scaletta ed il tedio permane, forse non fanno proprio per me.

Oh, un nuovo singolo dei Messa, pure per Metal Blade, che salto ragazzi. Però non fanno per te, lo sai, li hai visti due anni fa e, beh, lo sai… Suvvia, una seconda opportunità non la si nega a nessuno, ricordati che i primi ascolti dei tuoi gruppi preferiti erano stati fallimentari, anche se in cuor tuo senti che non sarà così stavolta.

Play. “At Races”, c’è la ragazza che canta, non ricordo il nome, in sella ad una moto, partiamo male per i miei gusti… Però, la musica è interessante, decisamente interessante. Aspetta aspetta, questo brano è davvero bello, atmosfere malinconiche ma una vena quasi epica (quasi eh, che poi i puristi del duro metallo epico mi linciano. Devo ricordarmi di non lasciare traccia di certe affermazioni). Ma non facevano doom? Questo non lo è propriamente. Bella bella, già la canticchio, vuol dire molto, anzi, moltissimo.

Sono curioso, lo sono realmente. Devo ascoltare anche il prosieguo… Toh, come passa in fretta il tempo, poco più di un mesetto ed ecco il secondo singolo. Come si chiama? “The Dress”, più di otto minuti, coraggiosi, il tempo di un attimo di pace e lo ascolto.
Play. Basito, anche questo è una bomba, un ritornello che con due note ti si stampa in testa e, se la tromba non ci fosse stata, sarebbe stato un peccato… Che mi succede? Niente in realtà, tipico caso di eccezione che conferma la regola.

Quasi quasi scrivo nella chat degli allegri bighelloni che il disco mi interessa, chissà come la prendono.
P. “Ragazzi, Messa: posso chiedere il promo?”
L. “Ma dai, non ti piacciono sicuro, poi cantato femminile… Stai dando i numeri?”
P. “So che sembra strano, ma i primi due singoli mi hanno emozionato”
I. “Ma sì dai, te lo mando senza impegno, al momento non l’ha chiesto nessuno…”
…il quarto non si esprime, probabilmente sta bevendo, un classico.
A ben pensarci non saprei davvero cosa scrivere di concreto e finirei col vergare giusto qualche riga senza alcun riferimento: che utilità avrebbe? Vabbè, non fasciamoci la testa, l’opzione “senza impegno” è pronta alla bisogna.

Eccolo, The Spin, che significa? Aspetta, reminiscenze… La rotazione, giusto, ogni tanto ricordati che ti hanno fatto studiare. Vediamo, sette brani, poco più di 40 minuti, bravi, durata ottimale, non troppo e non troppo poco.

Di nuovo play. Di nuovo un vortice di emozioni, che partono subito con “Void Meridian”, bel nome per un brano. Anche qui sembra un alone di nostalgia trascritto su un pentagramma; perché gli associo la parola “dark”, che non so cosa sia? Tantomeno connessa ad un genere musicale, fuggo al solo sentir nominare il termine. Vai a capire certe dinamiche.

Questa “Fire On The Roof” da dove salta fuori? Se non è già la mia preferita, è sulla retta via per diventarlo; ecco, il ritornello, sono poche note ma al posto giusto, qui il metallo del destino è più percettibile, dai.

Beh, non poteva piacerti tutto, questa “Immolation” è piano/voce, roba fuori dalle tue corde… Ah no, aspetta, doveva passare metà brano per elettrizzarsi, e bene pure. Sai che c’è? Così finisco per apprezzare anche la leggera introduzione.

Uhm, “Reveal” non poteva cominciare peggio, giocheranno mica a fare i cowboy? Ah no, migliora, ma se mi dovessero chiedere che brano saltare, non avrei dubbi; poi, inutile negarlo, mai sopportata la tecnica della chitarra slide, e qui ne sento troppa.

Chissà se si offenderebbero se dicessi che la costruzione dei brani è semplice (ah perché, non sono già risentiti da quando sopra li hai definiti noiosi?); “peccato” poi che gli arrangiamenti, la scelta dei suoni e dell’effettistica – chissà se è il termine corretto -, nonché il gusto nel missaggio siano talmente curati da trasformarli in piccole gemme… Cioè, senti questa “Thicker Blood”, già finita e sono nove minuti, con altri gruppi sarei passato oltre da tempo.

Fammi pensare: non era giusto ieri l’altro che, davanti ad un boccale, sono uscito con “ma sai che mi piace parecchio l’ultimo dei Messa?“, con l’altro commensale che mi guarda stranito, farfugliando parole tipo gothic rock anni ’80, dark wave e quanto poco avessero a che fare con me? Vero, non fa una piega, quei termini li ho letti anche nella presentazione del disco da parte dell’etichetta (mi sa che li ha letti pure lui, mica è tipo da roba del genere), anche se sono sconosciuti nel mio limitato vocabolario musicale.
Ma infatti, probabilmente è stato solo un abbaglio, lo faccio ripartire e vedrai che finirò per accantonarlo, un amore fugace.

Finito nuovamente l’ascolto, deve essere già partito l’album successivo sul lettore mp3, perché questi altri urlano e pestano duro. No, non sono dell’umore adatto, facciamo ripartire i Messa

Oh, ma sono già passati un altro paio di giorni, non mi ero accorto della continua rotazione di The Spin: sarà un caso? Perché continuo ad ascoltarlo? Non so, ma una soluzione al dilemma l’avrei: lo faccio ripartire, so che stavolta sarà quella buona e troverò una motivazione, fors’anche più semplice del previsto… Ma sì, non ci sono altre spiegazioni: è bello, è davvero bello. Punto.
Qualcuno sbuffa con sguardo critico e torna a sentire i Sodom; ci sta, non posso biasimarlo, avrei fatto lo stesso fino a non molto tempo fa.

Alla fine la faccio o no la recensione? Vediamo dai.

1 commento su “MESSA – The Spin”

  1. “…il quarto non si esprime, probabilmente sta bevendo, un classico.”
    Ma in che mani ho lasciato la redazione??
    Prima bevevano tutti, ora solamente uno??
    Complimenti Pol, bella rece. Mi hai quasi convinto ad ascoltarli, non appena avrò finito il nuovo live dei Manowar in otto cd.

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