ALARUM – Recontinue

Titolo: Recontinue
Autore: Alarum
Nazione: Australia
Genere: Progressive thrash metal/fusion
Anno: 2024
Etichetta: indipendente

Formazione:

Scott Young  – chitarra
Marl Palfreyman – voce, basso
John Sanders – chitarra, voce
Jared Roberts – batteria


Tracce:
  1. Introspective
  2. Imperative
  3. The Visitor
  4. A Lifelong Question
  5. Unresolve
  6. Metanoia
  7. Zero Nine Thirty
  8. Unheard Words
  9. Footprints
  10. Into Existing
  11. Awaken By Fire

Voto del redattore HMW: 8/10
Voto dei lettori: 7.8/10
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Quinto album per gli australiani Alarum e quinta esplorazione nell’universo del progressive thrash metal e, massì, della fusion. Recontinue ha quel tipo di sonorità che, per quanto mi riguarda, per ascoltarlo devo essere in una giornata in cui sono particolarmente predisposto. Quando succede, però,  la giornata subisce un’impennata di energia mista a soddisfazione che mi lascia con un sorriso ebete stampato in faccia per tutto il tempo.

Il lavoro precedente non mi era piaciuto e quindi ero parecchio titubante. In più la copertina non mi invogliava assolutamente, con uno stile molto AI, e il grosso timore di un album fatto tanto per fare mi stava assalendo.

Invece il loro voler rischiare sempre e comunque ha di nuovo fatto centro. Bersaglio colpito e affondato, risultato portato a casa… e meno male. Una seconda insoddisfazione mi avrebbe gettato nello sconforto (forse un po’ esagerato). Ma  la delusione di aver “perso” quella band di nicchia, si, quella l’avrei provata. D’altronde il replicare un qualcosa di negativo è un gran brutto segno.

Tecnica strumentale, fusione di vari generi musicali e tempi diversi si susseguono bilanciati in maniera costante e lineare. Gli intermezzi armonici alle sfuriate thrash sono momenti di pace e quiete raramente riscontrabili in questi tipi di album.

Ovviamente gli assoli per ogni singolo strumento sono dietro l’angolo, ma è anche vero che il genere lo richiede. E comunque sono tutti di pregevole fattura e mai messi a caso solo per voler dare sfoggio  alla bravura dei singoli musicisti.

Si possono sentire chiaramente richiami jazz e funky, death e thrash, rock e prog. E chi più ne ha più ne metta.

“Introspective”, “Metanoia” e “Footprints” sono intermezzi leggeri e di breve durata che ti rilassano la mente e il corpo. E soprattutto  ti preparano al blocco più impegnativo delle successive.

Quattro sono le canzoni che una volta ascoltate si riascoltano subito nuovamente prima di proseguire con le altre. O almeno, io ho fatto così.

“Imperative”. La batteria parte, le chitarre la seguono e la voce di Marl attacca con un suono gutturale pieno di odio. Con un ritmo altamente incostante confonde ed esalta nella sua particolarità.

“A Lifelong Question” ha un’atmosfera rock intrisa di jazz e pesantezza quasi death. Se aggiungiamo momenti rallentati con attacchi improvvisi di chitarra, beh, il termine fusion direi che viene pienamente giustificato.

“Zero Nine Thirty” è un momento lounge da gustare con un cocktail colorato da sorseggiare ornato da un ombrellino di carta variopinta. Rigorosamente con il bicchiere non pieno fino all’orlo, perché gli attacchi improvvisi della band vi potrebbero spaventare e far rovesciare il contenuto addosso.

“Unheard Words” sembra un pezzo lento, quasi una ballata, ma si trasforma subito dopo l’inizio tranquillo in un pezzo pieno di rabbia con momenti di jazz che ammorbidiscono leggermente la furia degli australiani.

Trovo l’album terribilmente appagante. Senza momenti di stanca, sempre con una ricerca di soluzioni diverse che spingono l’ascoltatore a immaginare il percorso che la band sta cercando di compiere. E sempre con l’orecchio teso a captare i vari espedienti che sapientemente i quattro musicisti riescono a miscelare tra di loro, mantenendo  il thrash come ingrediente di base.

Gli Alarum sono difficilmente catalogabili in un unico genere, o anche in due o tre, proprio per tutto ciò che provano a sperimentare. Quindi li metterei nella semplicissima categoria “musica bella e fatta bene”.

Per come si stanno mettendo le cose per loro, sono convinto che ci rimarranno a lungo.

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