PHIL X & THE DRILLS – POW! Right In The Kisser

Titolo: POW! Right In The Kisser
Autore: Phil X & The Drills
Nazione: Canada
Genere: Punk Rock
Anno: 2025
Etichetta: Frontiers Records

Formazione:

Phil X – voce solista e chitarra
Daniel Spree – basso e cori
Brent Fitz – batteria e cori


Tracce:

01. Don’t Wake Up Dead
02. Fake the Day Away
03. Heal
04. Find a Way
05. Moving to California
06. You Sunk My Battleship
07. Seemed Like a Good Idea
08. Broken Arrow
09. I Love You on Her Lips
10. Feel Better
11. Way Gone (Beam Me Up, Scotty


Voto del redattore HMW: 6,5/10

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Il chitarrista canadese Phil X (alias Theofilos Xenidis) è, dal 2016, il braccio destro di Jon Bon Jovi perché sostituisce il dissidente e famosissimo chitarrista Richie Sambora. Questo avvicendamento è praticamente la svolta della sua carriera artistica che lo porta, in brevissimo tempo, ad essere conosciuto da un pubblico più vasto. Otre, ad essere un membro della band americana è anche un affermato e ricercato chitarrista di sessione, avendo lavorato con Chris Cornell, Tommy Lee, Avril Lavigne, Kelly Clarkson, Rob Zombie e Alice Cooper per citare solo quelli più importanti. Un altro fattore determinante per la sua crescita e quella del suo gruppo, sono i suoi video su YouTube grazie ai quali fa conoscere al mondo intero il suo modo di suonare le chitarre vintage della Fretted Americana. Prima di questi successi Phil fonda, nel 2003, i The Drills per suonare un classico pop/rock/punk melodico completamente diverso dall’attuale rock leggero dei Bon Jovi e soprattutto lontano dall’hard rock e dal puro metal. Daniel Spree (Atomic Punks e Steven Adler) e Brent Fitz (Slash) completano il combo statunitense e contribuiscono a far sì che POW! Right In The Kisser sia una raccolta datata di pezzi potenti guidati da una scoppiettante batteria.

POW! Right In The Kisser è stato addirittura realizzato in ben dieci anni, afferma il focoso guitar hero canadese: “È dal 2014 che registro e continuo a scrivere. Registravamo e poi continuavamo con la questione del batterista diverso in ogni canzone. Si è creata così una raccolta di canzoni e vibrazioni molto speciale. È molto emozionante per me condividere qualcosa del genere con il mondo”.

Purtroppo, nel disco non ci sono novità rilevanti che possano far drizzare le orecchie metalliche degli ascoltatori più esigenti ma l’album, nonostante tutto, è piacevole e scorre come l’olio. Il primo e grintoso pezzo, “Don’t Wake Up Dead”, è pura energia perché vi aleggia un suono metallico tipico degli anni’ 80 culminante nei riff taglienti e nell’assolo al fulmicotone dell’ottimo chitarrista canadese. Dopo il tour dell’anno scorso con i connazionali Mötley Crüe al Summerfest di Springfield, i ragazzi riescono a coinvolgere il batterista Tommy Lee dietro le pelli dell’ossessiva e melanconica, “Fake The Day Away”, singolo caratterizzato da un refrain amorfo e deprimente molto vicino al grunge dei primi anni ’90. Il ronzio sonoro che riescono a creare crea una forte energia ma anche una forte negatività entrambe pilotate dagli acuti e dalle urla del signor X. La forza di questi ragazzi ribelli è comunque l’esibizione dal vivo perché sul palco riescono ad ipnotizzare i propri supporter con la loro bravura, suonando con il volume a palla e soprattutto fornendo delle performance sbalorditive. Questo non significa che i loro dischi o quest’ultimo lavoro siano brutti o suonati male ma dal vivo rendono di più perché sono una vera forza della natura che riesce a trascinare i presenti dall’inizio alla fine dello spettacolo. Per esempio, la successiva e cadenzata, “Heal”, è un altro di quei brani che trasporta coni suoi distorti e pungenti giri di chitarra che cambiano registro ed intensità quanto la batteria picchia e la voce aggressiva di Phil prende il sopravvento. Ciò che conta è comunque la passione e la voglia che i musicisti introducono con la loro creatività e i Phil X & The Drills, sotto questo aspetto, brillano di luce propria, come si ode nella corale rock and blues e un po’ funky, “Find A Way”, dove Tico Torres dei Bon Jovi suona dietro le pelli. Il brano è arricchito poi da un momento riflessivo e commovente che rallenta il pezzo per pochi secondi ma la band riesce poi a far ripartire sempre un suono più forte e più arrabbiato di prima. Con “Moving To California”, i californiani cambiano registro proponendo un sound più leggero, melodico e commerciale culminante in un gradevole ritornello. Anche l’ugola del chitarrista si alleggerisce ed è sostenuta da un coro molto pulito e mieloso ma sempre sovrastato dai soliti e intermittenti giri di chitarra elettrica. La ritmata, “You Sunk My Battleship”, mantiene sempre armonie placate e più lente rispetto all’inizio turbolento del disco. I riff sono sempre massicci e robusti con uno stile che mischia il punk e il grunge combinando magnificamente questi due stili e aggiungendo un pizzico di metal con prolungati e potenti assoli di chitarra. Insomma, la carne al fuoco non manca perché i The Drills non si fossilizzano solo sulla robustezza sonora ma curano diverse linee sonore e anche molti aspetti tecnici, come nel caso di “Seemed Like A Good Idea”. Qui troviamo sempre suoni potenti e aggressivi mescolati sapientemente con una accattivante melodia che offre un ritornello canticchiabile infarcito di elementi AOR. Nell’album non c’è solo rabbia, ribellione e frustrazioni ma anche emozioni e sentimenti veicolati nella discreta canzone, “Broken Arrow”, omaggio all’amico scomparso Chris Cornell (Soundgarden). La traccia parte soavemente con la chitarra acustica ma poi si irrobustisce con le passionali corde vocali del singer e una sezione ritmica precisa e battente che segue gli altalenanti e cadenzati movimenti della sei corde elettrica. Sicuramente la timbrica di Phil non è il massimo e pecca anche di poca versatilità ma in generale si inserisce bene in un contesto come questo fatto di attitudine punk sviluppata da una vera e propria genuina rock band. Come scritto prima i Phil X & The Drills evidenziano più un portamento esecutivo in sede live che un aspetto creativo e coraggioso in sede di registrazione dove la voce passa decisamente in secondo piano non essendo decisamente aiutata in fase di produzione. Per fortuna il bombardamento incessante del rock ‘n’ roll ricomincia con la veloce e corale, “I Love You On Her Lips”, che sfreccia come un treno in corsa che si ferma solo nelle stazioni più importanti offrendo per pochi secondi un momento di respiro e meditazione. Qui il terzetto cala l’artiglieria pesante emanando un senso di spensieratezza e libertà difficile sinceramente da trovare in tutti i pezzi dell’opera. Idem per le conclusive “Feel Better” e “Way Gone (Beam Me Up, Scotty)”, che riprendono quella forza e quella robustezza iniziale ascoltata nei primi brani della raccolta emanando emancipazione e voglia di vivere in una società che al contrario vuole la prigionia delle nostre menti e dei nostri pensieri. Grazie a Dio la musica rock è ancora viva e vegeta resistendo al sistema e al business che ancora la guarda con sospetto e paura. Per i Phil X & The Drills vige ancora il motto: sesso, droga e rock and roll e scusate se è poco se consideriamo un contesto musicale attuale dove molti fanno finta di essere rocchettari vendendosi per pochi euro pur di raggiungere la fama e il trionfo. Questo non è il caso della band americana, consapevole comunque della poca peculiarità compositiva che fa si che questo rimanga comunque un progetto goliardico e di divertimento dove ogni componente può suonare in modo appassionato e sincero la propria musica.

 

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