THE DEAD DAISIES – Lookin’ For Trouble

Titolo: Lookin' For Trouble
Autore: The Dead Daisies
Nazione: Australia / Stati Uniti D'america
Genere: Hard Rock / Blues
Anno: 2025
Etichetta: SPV / Steamhammer

Formazione:

David Lowy – chitarra
Doug Aldrich – chitarra
John Corabi – voce, chitarra
Michael Devin – basso
Tommy Clufetos – batteria


Tracce:

1. I’m Ready (Muddy Waters)
2. Going Down (Freddie King)
3. Boom Boom (John Lee Hooker)
4. Black Betty (Lead Belly)
5. The Thrill Is Gone (B.B. King)
6. Born Under A Bad Sign (Albert King)
7. Crossroads (Robert Johnson)
8. Sweet Home Chicago (Robert Johnson)
9. Walking the Dog (Rufus Thomas)
10. Little Red Rooster (Howlin’ Wolf)


Voto del redattore HMW: 8/10

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Nati nel 2012, i The Dead Daisies tornano con un disco di cover che omaggia le loro influenze più blues. Il loro hard rock ispirato non è nuovo a suggestioni vintage che evocano strade polverose americane, whisky e armoniche a bocca.

La formazione è sempre stata un tripudio di musicisti di altissimo calibro: tra i tanti, spiccano nomi come Richard Fortus, Dizzy Reed e Deen Castronovo, solo per citarne alcuni. I The Dead Daisies nascono dall’incontro tra David Lowy – imprenditore e chitarrista – e Jon Stevens alla voce (rispettivamente ex-manager e cantante degli INXS). I due reclutarono gli ex-Guns N’ Roses Fortus, Reed e Ferrer, e insieme a Darryl Jones al basso – maestro di jazz e rock – diedero vita a quello che è diventato uno dei più longevi e affascinanti supergruppi degli ultimi decenni, guidato con mano ferma da Lowy.

Nel tempo, la formazione ha visto una continua rotazione di musicisti: da John Tempesta a Marco Mendoza, fino a Brian Tichy, passando per due voci principali che si sono alternate in sei dischi, John Corabi e Glenn Hughes.

Mi piacerebbe conoscerlo, David Lowy. Come imprenditore e rocker, immagino si sia guadagnato un posto di tutto rispetto nel mondo della musica ad alti livelli. Si è sempre potuto permettere di reclutare professionisti di grande spessore, per dar vita a un hard rock maturo e mai banale. Eppure, a mio avviso, è riuscito a tirar fuori dal cilindro una delle realtà rock più interessanti degli ultimi quindici anni.

Pensateci: siete ricchi sfondati e amanti del rock. Avete tempo, risorse e talento. (Sì, perché Lowy è anche un ottimo chitarrista e compositore.) Insomma, chi chiamereste alla vostra “festa”? L’unica cosa che mi lascia perplesso è proprio la continua rotazione dei musicisti: forse Lowy non è una persona semplicissima con cui lavorare… ma non ci è dato sapere.

Se avete seguito un po’ la discografia della formazione, converrete con me che il rock dei Dead Daisies è potente, divertente e ammaliante. Suoni curati al dettaglio e quel pizzico di blues che rende il tutto più viscerale. Ecco: il blues è la chiave di questo disco di cover. Lowy e soci hanno scelto dieci brani, reinterpretandoli in chiave rock senza però tradirne lo spirito originario. Si passa da Muddy Waters a John Lee Hooker (con il bellissimo singolo “Boom Boom”), fino alla “Black Betty” di Lead Belly. Immancabile l’omaggio ai tre “King” del blues: Freddie, B.B. e Albert. Un viaggio rispettoso e ispirato nel cuore più classico del genere.

E com’è nato questo disco? Secondo le note promozionali, il quintetto – composto da John Corabi, David Lowy, Doug Aldrich, Michael Devin e Sarah Tomek – ha registrato presso i FAME Studios in Alabama, storico studio dove hanno inciso giganti come Aretha Franklin, Wilson Pickett ed Etta James. Una jam session notturna ha acceso la scintilla: l’improvvisazione si è trasformata in qualcosa di più strutturato. Da lì è nato Lookin’ For Trouble.

“Crossroads” e “Sweet Home Chicago” di Robert Johnson sono forse i brani più noti tra i dieci in scaletta. E sappiamo bene cosa aspettarci dai Dead Daisies quando si cimentano con le cover: il precedente Locked and Loaded aveva già offerto versioni cariche di energia di brani iconici come “Helter Skelter” dei Beatles e, soprattutto, la riuscitissima “Fortunate Son” dei Creedence Clearwater Revival.

Ma non fermatevi all’etichetta di “disco di cover”. I Dead Daisies sono molto di più. Preferite il periodo Hughes o quello Corabi? Poco importa. Lowy ha dato vita a un collettivo impressionante, e noi non possiamo che applaudire ogni loro uscita.

La copertina, pur evocativa, questa volta mette in secondo piano lo scheletro – da sempre simbolo del gruppo. Ma sono dettagli. Se ancora non li conoscete, recuperate i dischi precedenti. Se invece siete già fan, sappiate che questo non è solo un semplice omaggio: è un vero tributo rock… al blues!

 

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