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Exodus / Fulci / The Frog – Bellaria RN – Beky Bay 22/06/2025
Ormai abbiamo sdoganato tutte le situazioni possibili, e possiamo confermare che i concerti tematici di media portata sono, alla fine, la soluzione migliore. I festival? Sempre le solite lamentele: costi esorbitanti, pit, token, nessuno spazio d’ombra, cibo e bevande a prezzi folli, restrizioni al limite dell’assurdo (entri in maglietta e pantaloncini, esci letteralmente in mutande), scelta dei gruppi discutibile in rapporto qualità/prezzo, parcheggi esosi… e chi più ne ha, più ne metal. Insomma, il male assoluto!
Ma allora, siamo tutti dei gran polli in Italia!? No, ma forse dovremmo farci un esame di coscienza e scegliere con più criterio cosa davvero ci allieta, cercando la massima resa con la minima spesa. Ok, fate pure i festival, nessun problema. Ma è ora di mandare un messaggio chiaro agli organizzatori e iniziare a preferire realtà alternative, capaci di riportare un po’ d’ordine e concretezza.
Io non faccio testo, perché quest’anno, per motivi personali, ho scelto di restare vicino a casa e andare a vedere gli Exodus. Ero un po’ preoccupato dopo le cancellazioni dei Korpiklaani a Cesena e dei Kreator proprio qui a Bellaria, al Beky Bay. Eppure il concerto si è tenuto. Una domenica estiva perfetta, in cui gli avventori hanno potuto unire mare, piadina, birra e metallo pesante. Bene: se le cose funzionano, bisogna dirlo.
L’affluenza è stata in linea con le aspettative. Forse, con un altro gruppo di media portata in apertura, si potevano portare a casa un centinaio di presenze in più. Ma direi che non è andata male. I gruppi spalla arrivano un po’ in ritardo, ma scopriamo con piacere che si tratta dei The Frog e dei Fulci.
The Frog
Ad aprire le danze sono proprio i The Frog, duo punk-metal da Bovolone. Tra le date del loro tour compaiono, oltre a diverse città italiane, anche Pretoria, Johannesburg e Cape Town in Sudafrica. Mai sentiti prima, lo ammetto, ma sono rimasto piacevolmente colpito: solo basso e batteria (entrambi anche alla voce), ma tanta energia e originalità.
Il pubblico, ancora intento a mangiare, bere, chiacchierare o esplorare il luogo dell’evento, forse non li ha supportati come meritavano. Eppure, a onor del vero, i The Frog hanno suonato con disinvoltura e stile.
Peccato non avere i titoli dei brani: set breve, ma ben eseguito, con un sound variopinto, allegro e scanzonato, ma anche violento, con accenti hardcore qua e là. Difficile da incasellare.
Ci sono piaciuti? Sì, all’unanimità.
Fulci
Dei Fulci si parla da tempo. Li avevo già ascoltati in rete, ma non mi avevano colpito particolarmente: death metal piuttosto lineare, voce estremamente gutturale. Però mi avevano detto: “Dal vivo sono un’altra cosa.”
Avevo immaginato due o tre dischi all’attivo, invece ne hanno ben cinque. La maggior parte dei brani arriva da Tropical Sun (2019), l’album che li ha probabilmente lanciati. Quattro pezzi da Duck Face Killings (l’ultimo), e qualche episodio dagli altri tre.
Ammetto di non distinguere bene i vari periodi della loro discografia, ma questo per dire che il loro stile è piuttosto statico e senza compromessi. Eppure, non per questo va sottovalutato.
La professionalità sul palco e la geniale commistione tra testi/scenografie ispirati ai film di Lucio Fulci li rende riconoscibili.
Nell’arco degli undici brani proposti (da “Glass” a “Nightmare” – vedi scaletta), il loro abbinamento con gli Exodus è sembrato ben pensato. Ok, niente thrash in apertura, ma spesso è questo il bello dei concerti “di media portata”: spazio a proposte valide, anche se particolari e nostrane.
Ci lamentiamo sempre che non valorizziamo ciò che abbiamo? Beh, non è questo il caso.
Pareri? Divisi: 50/50. A molti sono piaciuti, altri meno. Ma sono a livello internazionale, e cresceranno ancora. Se lo meritano.
Fulci – Formazione:
Klem: basso
Dome: chitarra, sintetizzatore
Fiore: voce
Edoardo Nicoloso: batteria
Ando Ferraiuolo: chitarra
Scaletta Fulci:
Glass
Rotten Apple
Human Scalp Collection
Matul Tribal Cult
Apocalypse Zombie
Lonely Hearts
Maniac Unleashed
Voodoo Gore Ritual
Tropical Sun
Splatter Fatality
Nightmare
Eye Full of Maggots
Among the Walking Dead
Vile Butchery
Exodus
Visti più volte e in diverse formazioni, con Souza e con Dukes alla voce. Questo è sempre il grande dilemma: chi è il vero cantante degli Exodus?
Souza, anche per un fattore storico, è quello che ha riscosso più successo tra i fan, da Pleasure of the Flesh a Tempo of the Damned. Ma, per quanto mi riguarda, anche Shovel Headed Kill Machine e The Atrocity Exhibition con Dukes sono due gran dischi.
Non vedevo Rob in azione dal 2006, quindi ormai mi ero riabituato al tipico “gracidare” di Souza. Devo ammettere che, nelle ultime occasioni con Zetro, sono stato sempre travolto da un’energia devastante. Sarà stato così anche stavolta?
Sì, in parte. La forza e la violenza che da sempre caratterizzano la formazione ci sono ancora tutte. Ma, se devo essere sincero, soprattutto sui classici, Souza resta superiore. Anche un po’ più simpatico, forse.
Comunque, il buon Rob Dukes si è fatto valere. La serata parte col botto: Bonded By Blood, capolavoro assoluto.
Sugli scudi Gary Holt con la sua maglietta provocatoria (la scritta “Eat, Pray, Love” sopra il volto di Jeffrey Dahmer), e Lee Altus, impeccabile come sempre. In disparte, il fedele Jack Gibson, in formazione dal 2001, accompagna con precisione il martello dietro le pelli: Tom Hunting, membro storico e fondatore (assieme al celebre Kirk Hammett!).
I suoni? Un po’ bassi, le chitarre leggermente impastate. Ma con “Iconoclasm” e “And Then There Were None” si rimette tutto in carreggiata.
Il tempo vola: 14 brani in scaletta, un bel mix tra classici (“Fabulous Disaster”, “A Lesson In Violence”) e perle meno note ma efficaci (“Deathamphetamine”, “Blacklist”, “War Is My Shepherd”).
Dall’ultimo Persona Non Grata arrivano “Prescribing Horror” e “The Beatings Will Continue”. Dukes incita più volte il pubblico al delirio, lanciando circle pit e un riuscito wall of death. Ammicca alle ragazze, ringrazia l’Italia (che definisce un paradiso – mare romagnolo compreso!) e si dimostra in forma.
Finale pirotecnico: The Toxic Waltz e Strike of the Beast.
Una gran serata, piena di amici e volti noti. Un gruppo che ha fatto la storia, e che ancora ci sa fare. Giovani? Pochi. Il ragazzino invitato sul palco con la chitarra di Altus forse era figlio di un veterano.
L’heavy metal ormai non fa più paura a nessuno. Ma quando gli Exodus smetteranno… sarà dura per tutti.
E intanto ci chiediamo: cosa sarà, un giorno, non poter più andare ai concerti?
Ci resterà un vecchio disco, magari proprio Bonded By Blood. E sarà ancora lì, a farci compagnia.
Exodus – Formazione:
Gary Holt: chitarra
Lee Altus: chitarra
Rob Dukes: voce
Tom Hunting: batteria
Jack Gibson: basso
Scaletta Exodus:
Bonded by Blood
Iconoclasm
And Then There Were None
Children of a Worthless God
Fabulous Disaster
Brain Dead
Deathamphetamine
Blacklist
Prescribing Horror
The Beatings Will Continue (Until Morale Improves)
War Is My Shepherd
A Lesson in Violence
The Toxic Waltz
Strike of the Beast