EUROPE – Bologna – Sequoie Music Park


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Europe – Bologna – Sequoie Music Park – 15/07/2025

 

Anche oggi a Bologna non si respira per il forte caldo e cerco di prendere un po’ d’aria e di vigore al Sequoie Music Park dove stasera gli eterni “ragazzini” Europe, dopo il successo di ieri a Genova, sono di scena. Inutile sottolineare l’importanza del gruppo svedese; band molto influente negli anni ‘80 che ha venduto milioni di album e suonato in tutto il mondo. Dopo aver superato i lunghi serpentoni di transenne rimango sorpreso dal fatto che lo spettacolo è organizzato con posti a sedere. Un concerto hard rock  con posti a sedere non è assolutamente una novità, ma immagino che la scelta organizzativa si sia basata soprattutto sull’atteso ed eterogeneo pubblico. Non contesto la scelta ma durante lo show la gente, giustamente, coinvolta emotivamente dalle famose canzoni dei vichinghi fa fatica a stare ferma cercando di alzarsi e di avvicinarsi il più possibile al palco mettendo in difficoltà gli uomini della security. Ritornando al live il quintetto di Stoccolma si fa attendere perché anziché aprire le danze alle 21:30 si presenta al pubblico bolognese solo dopo le 22 innescando brevi e momentanei malumori tra i presenti in platea. Il palco è coperto da un grande sipario che si estende dal pavimento al soffitto, con il logo degli Europe, orgogliosamente esposto che placa immediatamente gli animi di chi si è seccato ad aspettare più di mezz’ora.

Dopo il rimbombo dei rullanti della batteria, il tendone si illumina e appaiono  le sagome dei membri della band, provocando un boato tra l’impaziente e festante folla bolognese. Partono così le note di “On Broken Wings”, l’esplosivo lato B dell’album The Final Countdown del 1986. Questo è un pezzo dal ritmo sostenuto che crea l’atmosfera giusta per riscaldare gli animi di chi comincia ad alzarsi in piedi per saltellare e gridare sul posto. Il furbo cantante Joey Tempest capisce l’antifona cominciando a coinvolgere il pubblico muovendosi acrobaticamente a destra e manca con l’asta del microfono che oscilla pericolosamente tra le sue mani. Con la famosa “Rock The Night”, il carismatico scandinavo domina definitivamente il palco insieme agli ammalianti e distorti riff chitarristici dell’amico John Norum che per l’occasione si esibisce pure in un assolo impressionante. Questa allegra e trascinante traccia rompe il ghiaccio portando la platea ad applaudire e a cantare a pieni polmoni dietro la “buona” ugola di Tempest da qui alla fine dell’esibizione. Le corde vocali di Joey sono sempre fantastiche ma come mi fa notare il mio grandissimo amico Massimo, seduto al mio fianco e redattore di Loud and Proud, sembrano meno brillanti e un po’ affaticate rispetto al solito. Mi fido del suo giudizio perché li ha visti molte volte dal vivo e poi non dimentichiamo che i cinque vichinghi suonano, da qualche settimana, quasi ininterrottamente ogni sera. A sessant’anni ci sta ma in pochi credo se ne siano accorti. Il grande sorriso del leader degli Europe insieme alla sua fenomenale forma fisica proseguono in “Walk The Ealth”,  la title track del loro album del 2017, eseguita in modo impeccabile specialmente dall’ottimo Mic Michaeli alla tastiera che si prende quasi per intero tutta la scena insieme al virtuoso Norum. Qui i nordici sono lontani anni luce dalle loro origini  di glam, pop rock e AOR di fine anni ’80 e di inizi anni ‘90 perchè il sound è molto più lento, ambientale e un po’ più cupo.

Appena le luci si spengono e i musicisti attaccano con “Scream Of Anger”, estrapolata dal disco Wings Of Tomorrow, Joey continua a far roteare l’asta del microfono come se fosse un’estensione del suo corpo o come se fosse un esperto giocoliere. Quello che stupisce è anche la robustezza e la velocità del pezzo che rasenta il puro metal, quando nel 1984 i ragazzi sono ancora quasi sconosciuti lasciando intravedere come fossero destinati al successo fin dall’inizio. Sarcasticamente, gli Europe in questo scoppiettante inizio, mettono in scaletta, uno dietro l’altro, brani di generi diversi che hanno accompagnato la loro lunga e variegata carriera. In poche parole gli Europe non sono solo riconducibili allo strepitoso successo di “The Final Countdown”, che per l’occasione mettono per ultima in scaletta, ma anche per il fatto di avere sempre composto della buona musica senza paraocchi o pregiudizi di alcun tipo. Ne è un esempio lampante la successiva “Sign Of The Times”, presa dal capolavoro AOR Out Of This World del 1988, dove i soliti Michaeli e Norum si ergono a trascinatori con i loro strumenti accompagnati dalla melodica e pulita voce di Tempest. Mentre le luci sono ancora soffuse parte il nuovo e ultimo singolo “Hold Your Head Up”, pubblicato nel 2023, dalle forti e classiche sonorità settantiane ma anche per certi versi moderne che rispecchiano la direzione degli artisti negli ultimi anni. Quando i primi tocchi di piano di Mic innescano la romantica e struggente ballata, “Carrie”, si raggiunge l’apoteosi collettiva con tutti i presenti in piedi che urlano di gioia. L’immutato fascino del frontman svedese e la sua sdolcinata voce sono accompagnati dagli apprezzamenti vocali del pubblico, soprattutto femminile, che cerca di avvicinarsi il più possibile  al proprio idolo. Non è stato facile da parte degli steward far rimettere a sedere tutti questi esagitati e impazziti fans. Per fortuna “War Of Kings” è il netto cambio di registro che riporta tutto all’ordine perché si tratta di un brano grintoso e incisivo ma anche inquietatamente atmosferico che colpisce nel segno soprattutto a livello di tastiera e di sezione ritmica con un John Leven in gran spolvero. Qui i camaleontici Europe dimostrano tutta la loro versatilità e il coraggio di saper mescolare sapientemente  le carte in tavola,  evolvendo il loro stile nel tempo senza fossilizzarsi a formule collaudate e vincenti.

Con il proseguo della serata, gli spettatori sono sempre più rumorosi e festanti e il combo risponde di conseguenza con grande energia ed empatia. Basti pensare a Joey Tempest che spesso utilizza delle frasi in stentato italiano, come: “Ciao Bologna” e “Facciamo casino” suscitando la stima dell’intera platea che, soprattutto per l’ultima affermazione, non se lo lascia ripetere due volte. La seconda parte dell’evento riparte da “Stormwind”, un vero e proprio ritorno al passato, dove i musicisti mettono in primo piano la robustezza del loro suono e un ritornello super orecchiabile che difficilmente si toglie dalla mente. E’ difficile credere che questi uomini abbiano più di sessant’anni guardando la loro incredibile presenza scenica e la grande energia naturale che trasmettono. Se la pomposità pop rock di “Open Your Heart” rallenta un pò la potenza sonora del gruppo, tranne che nella parte finale del brano, la modalità hard rock a tutto volume riprende con una versione molto pesante e brillantemente orchestrata di “Last Look At Eden” e, con l’aggressiva e tellurica, “Ready Or Not” dove Ian Haugland mette in mostra tutta la sua abilità dietro le pelli. Un altro momento saliente è l’esecuzione di “Superstitious”, una delle song amate dallo zoccolo duro dei fan che fa cantare di nuovo tutti a squarciagola. A metà del pezzo, come ormai di consueto, Tempest & soci attaccano “No Woman No Cry” brano di Bob Marley & The Wailers, momento magico che i presenti apprezzano con scroscianti e sentiti applausi. Anche le luci del palco fanno la loro parte regalando fasci luminosi di coloro rosso e verde che accentuando i temi della musica reggae. Al termine Joey scappa via dal palco tra grandi ovazioni insieme al resto della formazione che saluta fugacemente prima di sparire nel buio più totale. E’ finito così lo spettacolo? Neanche per sogno perché dopo un minuto si ode l’inconfondibile ritmo di batteria di Ian che introduce la grintosa e fantastica “Cherokee” prima che il preliminare intro di synth di “The Final Countdown” faccia venire la pelle d’oca e faccia saltare definitivamente in piedi tutti i supporters degli svedesi. I telefoni schizzano in aria e la gente abbandona i propri posti riversandosi tutta sotto il palcoscenico cantando e inneggiando cori a perdifiato. Solo Joey Tempest sembra in grado di contenere e guidare questa massa impazzita ed euforica di persone. Il frontman continua a muoversi brillantemente con ampi sorrisi facendo oscillare l’asta del microfono come se fosse un direttore d’orchestra davanti a centinaia di musicisti che pendono dalle sue bacchette direzionali. Dopo i saluti, il lancio di alcuni plettri da parte di Norum e delle bacchette di Haugland, che non riesco a prendere per un soffio, l’esuberanza dell’estasiata folla comincia a scemare a mano a mano si arriva all’uscita per ritornare felicemente a casa. Rimane comunque la sensazione di avere assistito ad una serata indimenticabile che ha soddisfatto tutti: dai bambini, ai ragazzi, agli adulti e agli “anziani” come me che sono cresciuti e continuano a vivere con la musica degli eterni Europe.

Scaletta

01. On Broken Wings
02. Rock The Night
03. Walk The Earth
04. Scream Of Anger
05. Sign Of the Times
06. Hold Your Head Up
07. Carrie
08. War Of Kings
09. Stormwind
10. Open Your Heart
11. More Than Meets The Eye
Prelude
12. Last Look At Eden
13. Ready Or Not
14. Superstitious
(with snippet of “No Woman, No Cry” by Bob Marley and the Wailers)
Encore:
15. Cherokee
16. The Final Countdown

Formazione

Joey Tempest – voce e chitarra ritmica
John Norum – chitarra solista
John Leven – basso
Mic Michaeli – tastiera
Ian Haugland – batteria

Live report di Christian Rubino. Foto di Christian Rubino. Di seguito altre foto della serata:

 

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