SATCHVAI BAND – Bologna – Sequoie Music Park


Visualizzazioni post:568

SatchVai Band – Bologna – Sequoie Music Park – 17/07/2025

My name is: Giuseppe Satriani. Ecco come si presenta il guitar hero americano al Sequoie Music Park di Bologna insieme all’amico Steve Vai in questa serata scoppiettante che vede esibirsi due dei migliori chitarristi di hard rock e metal dell’Universo. Joe Satriani è il tipico modello di chitarrista strumentista, che ha sempre portato con sé un’aria di devozione maniacale per la melodia, mentre Steve Vai è lo showman, il surrealista e lo scienziato pazzo della sei corde elettrica. Queste due leggende americane, entrambi di origine italiana, offrono una performance elettrizzante e piena di energia  in una Bologna purtroppo assente che non risponde al richiamo di questi due rivoluzionari della chitarra elettrica. Eppure, per i pochi presenti (me compreso), l’aria brilla di un’attesa seducente, ancor prima che una singola nota venga suonata da questa nuova alleanza artistica. La loro neonata creatura chiamata: SatchVai Band è composta, oltre dalle due rock star, dal chitarrista Pete Thorne, dal batterista Kenny Aronoff e dall’esperto bassista Marco Mendoza che per l’occasione è anche dietro al microfono. Questi ottimi  musicisti, per tutto il tempo dello spettacolo, sono la tela su cui Joe e Steve dipingono magicamente le loro fantasie ipnotizzando con la loro classe qualunque timpano presente nel raggio di qualche chilometro.

Dopo mezz’ora di ritardo, verso le 22, le luci si abbassano e il pubblico applaude mentre si intravedono delle figure che attraversano velocemente la scena. Sul palco, illuminato da una luce viola e con alle spalle un grande schermo luminoso con il logo dell’evento e la scritta SatchVai Band, escono Steve Vai e Joe Satriani. Mendoza poi si avvicina al microfono e grida: “Grazie, Bologna!… Siete pronti?” Un boato risponde a questa semplice, ma efficace domanda e in contemporanea, i due chitarristi solisti iniziano a suonare all’unisono, una versione cartoon del loro recente singolo “I Wanna Play My Guitar” con Mendoza che riprende con facilità la voce registrata in studio di Glenn Hughes, senza farlo assolutamente rimpiangere. I due chitarristi, con degli scuri occhiali da sole e vestiti completamente di nero fanno avanti indietro sul palco avvicinandosi e allontanandosi nel momento in cui utilizzano la loro pedaliera e la leva del vibrato (soprattutto Vai) aggiungendo anche un po’ di suoni fusion. Lo statico Marco invece si defila di lato con le sue quattro corde vicino alle pelli del potente e precisissimo Kenny Aronoff. L’unico un po’ in disparte è il terzo chitarrista Pete Thorn, la cui chioma arruffata ricorda il look di Eddie Van Halen negli anni ‘80 e il cui compito è quello di contenere il suono e in rarissime occasioni eseguire degli assoli personali che dimostrano quanto anche lui non scherzi affatto con il suo strumento. A seguire, ascoltiamo l’emozionante e strumentale “The Sea Of Emotion, Pt. 1”, che riporta tutto a un tono più riflessivo, armonico e cinematografico. La traccia dà il tono a uno show di pura e potenza tecnica dato che i due mostri della chitarra si alternano in riff e assoli che fanno impazzire i presenti. La scaletta dovrebbe essere divisa equamente, in base al repertorio storico dei due artisti, ma a ben guardare il grosso delle canzoni è di Satriani. Ognuno di loro, in base al proprio brano, prende le redini della situazione venendo raggiunto dall’altro per eseguire assoli al fulmicotone ed effettuare finali pirotecnici.

I pezzi di Joe sono più profondi e molto melodici rispetto al virtuosissimo Steve.  La robusta ,“Flying In A Blue Dream”, la galoppante ed esplosiva “Surfing With The Alien” e l’orientaleggiante “Saraha” rasentano la perfezione melodica e sono condite da molte sfrenate improvvisazioni che esaltano il poco ma rumoroso pubblico delle “due torri”. Al contrario, i pezzi di Vai come “Zeus In Chains” e “Little Pretty”, rispecchiano in pieno la creatività e la velocità esecutiva di Steve basandosi su frequenti variazioni di tempi e di tonalità. Nella prima Vai cambia la chitarra offrendo dei roboanti riff accompagnati da una possente sezione ritmica. L’essenziale arrangiamento fa poi percepire la stranezza e la natura serpentina del brano per via degli stridii di pedale vibrato e dei serrati riff  della chitarra. Nella seconda gli iniziali strimpellii e gli arpeggi immettono in un atmosferico e inquietante arrangiamento funky che sfocia in giri di chitarra grintosi e cupi. Si prosegue in questa lotta titanica tra questi due stregoni che lanciano incantesimi elettrici suonando con una terrificante celerità, fatta di rapide scale e distorcendo con la loro sei corde elettrica ogni accordo e tonalità conosciuta dall’essere umano. Oltre a questo, inventano nuove ambientazioni intrecciando le loro formidabili vibrazioni e aumentano con coraggio e destrezza anche l’intensità del suono  senza temere nulla. Ne è un esempio “Teeth Of The Hydra”, dove Steve usa una chitarra a tre teste emettendo dei suoni inauditi ed inesplorati  lasciando di stucco anche sul modo di suonare rapidamente tutte le corde di questo mostro. L’esperto musicista non tiene in mano questa bestia imponente, ma l’appoggia su un supporto toccandola delicatamente come se fosse qualcosa di importante e di speciale. La gente passa da improvvise enfasi di gioia nel sentire le loro armonie a momenti, come in quest’ultimo caso, in cui rimane in religioso silenzio e a bocca aperta per ciò che vede e che ode. In effetti, ci sono attimi in cui gli occhi si fissano sul movimento delle loro mani e sulle vibranti corde delle chitarre mentre le orecchie si dissociano permettendo di intrappolare nelle menti così tanta energia sonora di cui poi ne beneficia l’anima e il corpo.

Con l’Idra celata, il colosso Steve lascia  spazio a Joe e allo swing di “Satch Boogie”, pezzo sfacciato e funky. Questo è un capolavoro di velocità e precisione, amplificato dal raffinato e dinamico accompagnamento chitarristico di Thorn. A questo punto, Satriani riporta tutti con i piedi per terra  facendo una gara di velocità con il possente batterista Aronoff, ma è verso la fine della song che l’italo americano passa da un tocco orchestrale a due mani a suonare la chitarra con i denti, tenendo premuta la leva del vibrato ed eguagliando, in questa occasione, la spettacolarità visiva dell’amico collega. Il clou, il mitico Joe lo raggiunge nella super melodiosa “If I Could Fly”, dove il terzo chitarrista Thorn tiene il ritmo degli accordi lasciando spazio al duetto dei due extraterrestri. Accanto a Satriani, si aggiunge Vai nella parte centrale del pezzo alternandosi ai prolungati assoli del connazionale. La mitica e spirituale “For The Love Of God” quieta definitivamente la gente che in silenzio ascolta una delle canzoni piu’ belle ed emozionanti di Vai cosi’ come la successiva “Always With Me, Always With You” del socio. Queste due canzoni sembrano fondersi tra di loro senza alcuno sforzo grazie alle loro intriganti melodie e al rock che si mischia al fusion più pesante, con il pubblico che si alza in piedi acclamando e inneggiando a questi irraggiungibili eroi. Dopo una breve uscita e quando sembra che sia tutto finito i due  e gli altri musicisti ritornano speditamente in pista inneggiati da una folla non ancora sazia di ciò che ha udito. “Crowd Chant” di Satriani e la cover “Born To Be Wild” degli Steppenwolf, chiudono in bellezza un concerto che nessuno vorrebbe finisse mai. In quest’ultima song si apprezza il canto corale, luminoso e scintillante del quintetto, condito da grandi ed efficaci assoli chitarristici. Tutti cantano e ballano sotto il palcoscenico abbandonando frettolosamente i propri posti e ammirando da vicino lo scambio di assoli tra i tre chitarristi. Pete Thorne è finalmente protagonista grazie ad un feroce assolo dimostrando ancora una volta di non essere solo un turnista. Dopo il rituale inchino e gli scroscianti e fragorosi applausi degli allegri ed estasiati fans, si spengono le luci e si fa ritorno mestamente all’uscita dell’arena. Ciò che rimane, anche a distanza di giorni, è aver potuto guardare dal vivo la maestria e gli ipersonici giri di chitarra che questi campioni trasformano in possenti melodie dando così un’anima e una voce ai loro strumenti. In questa bella e ventilata serata bolognese si assiste infine ad una rara collisione di stelle difficile da vedere negli ultimi tempi nei poco luminosi cieli italiani.

Scaletta

01. I Wanna Play My Guitar
02. The Sea Of Emotion, Pt. 1
03. Zeus In Chains
(Steve Vai song)
04. Little Pretty
(Steve Vai song)
05. Ice Machine
06. Flying In A Blue Dream
(Joe Satriani song)
07. Surfing With The Alien
(Joe Satriani song)
08. Sahara
(Joe Satriani song)
09. Tender Surrender
(Steve Vai song)
10. Teeth Of The Hydra
(Steve Vai song)
11. Satch Boogie
(Joe Satriani song)
12. If I Could Fly
(Joe Satriani song)
13. For The Love Of God
(Steve Vai song)
14. Always With Me, Always With You
(Joe Satriani song)
Encore:
15. Crowd Chant
(Joe Satriani song)
16. Born To Be Wild
(Mars Bonfire cover)

Formazione

Joe Satriani – chitarra

Steve Vai – chitarra

Pete Thorne – chitarra

Marco Mendoza – basso e voce

Kenny Aronoff – batteria

Live report di Christian Rubino. Foto di Christian Rubino. Di seguito altre foto della serata:

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.