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Il cantante argentino Santiago Ramonda debutta con il suo progetto solista dopo averci deliziato come cantante degli Stormwarning, nel 2023, con la pubblicazione del loro album di debutto. Pochi mesi dopo, Santiago si esibisce pure come ospite nel Circus Of Rock di Mirka Rantanen e nel suo secondo album, Lost Behind The Mask. L’artista sudamericano inizia come chitarrista e poi diventa cantante grazie ai suoi studi e ai preziosi consigli di alcuni esperti, come Iván Sencion. Adesso insieme al chitarrista Suraz Sun dei Girish And The Chronicles, alla bassista Silvia Pistolesi, al tastierista Alessandro Del Vecchio (compositore, produttore, tastierista e chitarra aggiuntiva) e al batterista Nicholas Papapicco (Cleanbreak, Robin McAuley) torna in pista dimostrando ancora una volta tutto il suo valore. Il talento vocale di questo giovane musicista non si discute e lo si sente già in “Under The Moonlight”, dove una leggera e lenta chitarra immette in una frenesia sonora di riff chitarristici sovrastati dalla battente batteria e dai potenti acuti vocali dell’argentino. Il sound è un hard rock melodico con venature AOR e blues composto per l’occasione dal nostro camaleontico Alessandro Del Vecchio, da Martin Jepsen Ardensen (Meridian) e con la collaborazione dello stesso Santiago Ramonda che partecipa pure con qualche suo brano. Le influenze predominanti sono quelle di Joe Lynn Turner, Jørn Lande e Ronnie Romero ma Ramonda ha in particolare una voce più giovanile e elegante. Nella ritmata e melodicissima title track, la maturità vocale è ancora più evidente e assomiglia a quella dei vecchi tempi di un certo David Coverdale. Spiccano anche i pirotecnici e prolungati assoli del guitar hero Suraz Sun che da quel tocco di metal e di durezza ad una song già di suo brillante e trascinante.
Santiago Ramonda dichiara: “The Walls Are Crumbling Down” è più di una canzone, è il cuore pulsante dell’album. Con il suo messaggio stimolante e la sua potente melodia, diventa un invito alla riflessione, un grido di speranza e resistenza in un mondo che sta crollando, invitandoci a interrogarci, a sentire e a lottare per un futuro migliore”.
Nella successiva e cadenzata “Don’t Look For Love” invece si abbassano i ritmi ma non l’intensità emotiva guidata dalle melodicissime corde vocali di Santiago e da un ritornello piacevole e coinvolgente. L’infuocata “Fight Fire With Fire”, riprende la durezza sonora iniziale mantenendo comunque una grande armonia di base. Idem nel proseguo di “Blue Heart Of Stone” dove gli spigolosi e massicci giri di chitarra, sostenuti da una precisa sezione ritmica, creano riflessivi momenti atmosferici in cui si insinua perfettamente la determinata e pulita ugola del vocalist. La band è dura e diretta quanto basta e riesce benissimo a sviluppare interessanti linee melodiche che culminano in ritornelli esplosivi, come nella centrale “Without Love”, caratterizzata da uno strepitoso ritornello che fa venire i brividi. Il merito è anche del pazzesco registro vocale di Santiago e degli spigolosi e spumeggianti riff chitarristici che suscitano grandi e continue emozioni. Addirittura, sembra di sentire i Dokken e i Journey dei tempi d’oro! Insomma, The Walls Are Crumbling Down è un album solido, che presenta canzoni con ritornelli importanti, un’ampia gamma di arrangiamenti vocali e anche qualche canzone galoppante, come la metal e veloce, “High Voltage Hearts”. “Gone” e “Bad Girl” ritornano invece su binari più lenti e puramente hard rock con l’impareggiabile Santiago sempre in primo piano con i suoi eccellenti acuti. Verso la fine i pezzi sembrano un po’ ripetitivi come se la creatività e l’energia si siano esaurite. Piace comunque l’introduzione di chitarra elettrica in “The One To Blame”, l’euritmico refrain AOR di stampo statunitense e il robusto e prolungato assolo chitarristico del bravissimo Suraz Sun. L’ultima e atmosferica “World’s Gone Crazy”, rallenta l’impeto metal del gruppo puntando su un classico hard rock di stampo settantiano/ottantiano alla Inglorious che non fa impazzire nel ritornello. A volte bisognerebbe tagliare qualche traccia e mettere il meglio in un disco evitando qualche riempitivo di troppo ma capisco anche l’esigenza di proporre al pubblico più brani e più minuti possibili soprattutto quando si è al debutto con il proprio progetto. Nel complesso Santiago sciorina un’eccellente performance rimanendo con i piedi ben fissi nel suo genere preferito, ovvero l’hard rock e il melodic metal. Ramonda ha un grande futuro e speriamo che possa sfruttarlo bene avendo un pizzico di fortuna che non guasta mai. Consigliato!