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Bel colpo da parte della Frontiers Records per l’ingaggio della band hard rock svedese Sweet Freedom capeggiata dal tastierista e leader Jörgen Schelander e composta dal nuovo cantante Matti Alfonzetti (Skintrade, Jagged Edge), dal batterista Håkan Rangemo, dal bassista Jan Lund e dal chitarrista Håkan Nilsson. Gli Sweet Freedom sono nati come progetto solista di Schelander durante la pandemia e da una chiara visione artistica che covava da tempo nella sua mente. Poi la band si è evoluta da progetto solista a una formazione completa e Blind Leading The Blind è il secondo disco, dopo l’omonimo e indipendente debutto del 2022, che vede adesso il gruppo scandinavo provarci seriamente. Lo dimostra la voce dello straordinario Matti Alfonzetti capace di cambiare, con una sorprendente naturalezza, facilmente tonalità in base al pezzo da interpretare iniziando a riscaldare i cuori degli ascoltatori già dall’apripista: “Infinity”, song dal sound britannico tipico dell’hard rock melodico dei Rainbow ma che fa intravedere un tocco progressive che sarà più evidente nelle successive tracce.
Parlando del disco, Jörgen Schelander dichiara: “Questo album è un’esplosione di rock classico. Chiudete gli occhi e ascoltate Blind Leading The Blind dall’inizio alla fine, e non ne uscirete più ciechi… Forse solo un po’ sordi! L’energia che abbiamo catturato, soprattutto con la produzione di Stefan Boman, è qualcosa di raro di questi tempi”.
In effetti, Schelander ha perfettamente ragione ma occorre dire che l’aggiunta di un sound progressivo rende a volte i pezzi un po’ articolati e complessi rendendo necessari dei prolungati e attenti ascolti. Per fortuna la melodia aiuta parecchio nel vintage rock di “Tears Of The Sun”, dove il piacevole e coinvolgente melodioso refrain trascina dall’inizio alla fine creando un’atmosfera ipnotizzante e tipicamente ottantiana. L’Hammond di Jörgen e l’ammaliante chitarra elettrica sprigionano emozioni ed energia positiva da tutte le note ma la ciliegina sulla torta è la sofferente e inquieta ugola del carismatico singer scandinavo. Il cadenzato ed eccentrico “Another Day” crea un’altra atmosfera più settantiana e cupa ma mischiando le carte con un connubio di blues, prog e melodic hard rock mantenendo sempre un ritornello orecchiabile e coinvolgente, dove svettano le passionali e pulite corde vocali del frontman. Lo stesso ritmo ma con più vivacità prosegue in “Skin And Bone”, dallo stile puramente statunitense che aggiunge anche un tocco di funky oltre al solito rock and blues in cui i lunghi assoli tastieristici e chitarristici spadroneggiano senza sosta. Il singolo e robusto “Innocent Child” è la vetta più alta dell’opera perché trae la sua forza dal famoso sound dei Led Zeppelin aggiungendo del tecnico prog rock molto vicino, in una breve parte, ai nostrani PFM. Quindi un hard rock classico e robusto ma capace di creare un breve momento ambientale e sperimentale in cui gli alternati riff chitarristici graffiano i timpani così come la rauca e convincente voce del bravissimo Matti. La squisita, “Live From The Heart” fa ripiombare nel sud degli USA con quel suono sporco, polveroso e allegro culminante in un orecchiabilissimo ritornello interpretato divinamente dal cantante vichingo. In pratica il blues dei neri si unisce magicamente al rock dei bianchi in un’alchimia spaventosa e vorticosa tra tastiera e chitarra elettrica che lascia senza fiato ed estasiati facendo venire voglia di cantare e ballare. La magia retrò continua poi nella ritmata e corale, “Skeleton Key”, che sa molto di Deep Purple e ancora di Led Zeppelin. La tristezza e la sofferenza prendono poi il sopravvento nella paludosa “Solid Ground”, che riflette per certi versi la rassegnazione e la frustrazione di questi tristi tempi. Il brano è comunque anche armonico e spirituale grazie alla solita e creativa tastiera che si integra perfettamente alla scorbutica e ribelle chitarra elettrica dell’ottimo Nilsson. Il viaggio degli Sweet Freedom arriva quasi alla conclusione nella confusionaria e selvaggia “I Push Too Hard”, dove i taglienti riff e gli assoli di chitarra tranciano spesso i tranquilli e sdolcinati tappeti tastieristici del magnifico Schelander. I giri di chitarra sono ripetitivi e sopraffatti solo dalla timbrica rabbiosa e incazzata di Alfonzetti. L’angosciante rock di “Outcry” si mescola infine al blues all’hard rock classico e ottantiano che negli anni’80 andava per la maggiore e che vedeva in Ozzy uno dei suoi maggiori protagonisti. In conclusione, gli Sweet Freedom sono cinque artisti liberi di suonare ciò che vogliono pescando la loro ispirazione dalle fondamenta del metal, creando così musica senza schemi predefiniti e senza particolari aspettative commerciali. Lo scopo è di unire tanti bei generi musicali vicini tra di loro dimostrando come solo l’arte dei suoni sia capace di unire veramente i popoli di tutto il mondo.
“Al giorno d’oggi, sappiamo tutti in quale parte del mondo ci troviamo, e dobbiamo tutti usare la nostra voce (il nostro voto) per cambiare la situazione.” afferma infine Jörgen Schelander.



