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A cinque anni da Celebration Decay i Vicious Rumors tornano con prepotenza sulla scena con un nuovo album: The Devil’s Asylum. Il disco è fresco di fabbrica così come lo è la nuova formazione; come sempre capitanati da Geoff Thorpe, troviamo poi alla batteria l’inarrestabile Larry Howe e l’ormai inseritissimo Robin Utbult al basso. I nuovi sono il cantante Chalice, che riporta i Vicious su un sentiero più pulito rispetto ai precedenti cantanti, e infine Denver Cooper che illumina la scena con il suo shredding ottantiano.
“Bloodbath” riporta subito l’orecchio alle armonie dei primi quattro album, ovvero il nucleo musicale dei Vicious Rumors. Veloce, strillata, potente, ma sempre mantenendo la melodia al centro mentre i riff, gli assoli e la velocità danzano intorno creando un bel vortice di metal americano con qualche influenza teutonica nella parte del twin solo centrale.
Da “Dogs Of War” in avanti, a conti fatti, siamo di fronte ad un altro tipo di musicalità: i ritmi sono molto più scanditi e la scena è conquistata da riff pesanti e cori rimbombanti, il tutto senza mai dimenticare la cara vecchia melodia. Se vi aspettavate la sciabolata classica (semi-cit.) protratta per l’intero disco, non è così. Le atmosfere variano dalla tonante “Crack The Sky In Half”, alla cavalcante “High Hell Hammer”, la cupa “Butcher’s Block”, passando per “Wrong Side Of Love” e “Boring Day In Hell”, decisamente più hard rock. Il pezzo più particolare è “Abusement Park” perché, innanzitutto, vede alla voce Geoff Thorpe, poi il gioco di parole nel titolo piace sempre, ma soprattutto perché è il più vario di tutto il disco: ogni sezione ha un suo groove e una propria identità ben caratterizzata, come per esempio nella strofa dove Larry ci tiene in sospeso dato che la doppia cassa è veloce ma non continua, e non si capisce mai se è sul punto di partire a mille oppure no.
La conclusione dell’album è affidata a “In Blood We Trust”, “Better Than Me” e “The Devil’s Asylum”. La prima e l’ultima di questo trittico vanno a riprendere “Bloodbath” e le già menzionate armonie di inizio carriera, unite a tempi sostenuti su cui volano le melodie contrappuntate da cori imponenti.
Dopo cinque anni e un cambio sostanziale di formazione il risultato non era per nulla assicurato, ma Geoff e soci hanno dato vita ad un gran bel disco.
Gruppi come i Vicious Rumors hanno dimostrato quello che dovevano dimostrare e sono finalmente liberi di fare quello che più sentono. The Devil’s Asylum non è un album complesso perché non ne ha bisogno; il modo di comporre di Thorpe è uno stile inconfondibile, e sia che che vada a complicarsi la vita come in “Worlds And Machines” all’epoca, sia che opti per riff più diretti, la qualità è altissima.
Sono i Vicious Rumors, melodici, potenti, con un’intelligenza musicale sopraffina, e hanno sfornato un album degno di essere ricordato.



