ANDY AND THE ROCKETS – Casino

Titolo: Casino
Autore: Andy And The Rockets
Nazione: Svezia
Genere: Hard Rock
Anno: 2025
Etichetta: Dalapop

Formazione:

Andreas Forslund – Voce solista e chitarra
Filip Westgärds – Basso e cori
Robin Lagerqvist – Chitarra solista e cori
Max Marcusson – Batteria


Tracce:

01. I’m Alive
02. Your Touch Is Too Much
03. I’ll Die If You’re Done
04. The Other Side
05. Cyanide
06. Wild Ones
07. Creatures Of The Dark
08. Dirty Love
09. Seven Years Of Bleeding
10. Ride Or Die
11. In From The Cold
12. Heartbreak City


Voto del redattore HMW: 7,5/10

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Gli svedesi Andy And The Rockets dimostrano con il nuovo Casino una grande maturità musicale, ma soprattutto una grande evoluzione nel sound avvicinandosi sempre di più a gruppi molto famosi nel rock e nell’hard rock melodico, come i connazionali Eclipse e gli H.E.A.T., per citarne solo alcuni. Andreas Forslund, conosciuto come Andy, è il frontman di questa interessante band scandinava, composta poi dal bassista e compositore Filip Westgärds, dal chitarrista Robin Lagerqvist e dal batterista Max Marcusson. L’aiuto dell’amico Erik Mårtensson (Eclipse) alla produzione e nelle composizioni, la masterizzazione di Björn Engelmann e il contributo sonoro dei colleghi Andreas Nyström, Niklas Myrbäck e Anton Ekström dei Katatonia, immette nuova linfa e dinamismo alla già buona vena creativa dei nordici, come nel caso dell’apripista “I’m Alive”, che pone subito in chiaro il tono positivo del loro cadenzato rock melodico, fatto di cori e ritornelli da cantare a squarciagola. Insomma, si odono subito una marea di note adrenaliniche trascinate dalle avvolgenti e scintillanti chitarre elettriche e da una battente sezione ritmica. La solida e convincente voce di Andreas prosegue nell’energica e pulsante “Your Touch Is Too Much”, che mescola benissimo sfacciataggine e brillantezza, come dovrebbe fare un vero gruppo rock che si rispetti. Qui sembra di sentire una vera e propria song degli Eclipse, specialmente nei tanti cambiamenti tonali dell’orecchiabilissimo e melodicissimo ritornello, al quale si aggiunge un lungo e strepitoso assolo di chitarra del bravo Lagerqvist. Sinceramente tutti i brani sono ben riusciti e coinvolgenti, ma naturalmente ce ne sono alcuni che svettano più degli altri, come l’emozionante e sdolcinato mid-tempo “I’ll Die If You’re Done”, vera e propria ballata piena di soul e passione, ma anche di alternanza tra potenza e sinuosità negli accordi. La versatile ugola di Forslund si proietta poi su uno sfondo lussureggiante e corale, ma anche robusto per via delle spigolose sei corde elettriche che non si arrendono al troppo romanticismo. Un’altra bella traccia è l’impetuosa “The Other Side”, capace di dare un grande ritmo grazie a intermittenti ed elettrici riff di chitarra, sovrastati solo da un micidiale e tirato assolo chitarristico e dalla rauca e passionale timbrica vocale del bravo Andreas. Salta subito all’occhio, pardon all’orecchio, come la band applichi efficacemente e devotamente la strategia di emanare un melodico groove arricchito da concisi e possenti assoli chitarristici, in un contesto temporale che non supera mai e per fortuna i quattro minuti di durata. Pezzi come “Cyanide” e “Seven Years Of Bleeding” mettono in mostra di più la personalità di questi quattro ragazzi, che cercano di scrollarsi di dosso i paragoni con altri gruppi scandinavi proponendo e amalgamando attentamente, in questo caso, l’energia sonora ad un atmosferico refrain melodico. La prima è un mid-tempo con uno strepitoso ritornello, mentre la seconda sviluppa una delle migliori e sensuali melodie di tutta la raccolta, con un’ottima interpretazione vocale del singer svedese. Successivamente le arpeggianti chitarre elettriche e la martellante sezione ritmica riportano stranamente l’ascoltatore con “Wild Ones” ad una ambientazione tipicamente western e con armonie ed un cantato che si avvicinano a gruppi storici come i The Cult, ma con una moderna e nitida produzione. A parte questa parentesi a stelle e strisce, il continuo, con “Creatures Of The Dark”, vede il gruppo ritornare al pompato ed euforico rock melodico di stampo europeo, privilegiando le vibrazioni armoniche al puro e malinconico sentimento. L’ottantiana e cadenzata “Dirty Love” suona familiare e sa molto di glam metal con venature AOR nel ritornello, che la rendono molto gradevole e amabile all’ascolto. Nella penultima e nostalgica, “In From The Cold”, l’atmosfera cambia drasticamente, in quanto i ragazzi lanciano il secondo e vellutato lento del disco, una canzone semi-acustica accompagnata dalla drammatica voce di Andy e arricchita da un elegante assolo di chitarra elettrica. A parte la magnifica interpretazione del cantante, piace l’ambientazione e la soave armonia che il quartetto riesce a sprigionare, emozionando l’anima di chiunque l’ascolti. La conclusiva e robusta “Heartbreak City” è un brano d’impatto che chiude con il botto, in quanto mescola benissimo l’intreccio delle due distorte chitarre elettriche insieme al palpitante basso di Filip e alla martellante batteria di Max. Un’ultima esplosione di melodia culminante nel ritornello, dove si ode un vero e proprio inno che esplode nei timpani estasiati dell’ascoltatore finale. In conclusione, siamo di fronte a dodici valide tracce dal suono e dagli arrangiamenti molto compatti e melodiosi, che piacciono immediatamente già al primo giro. Gli Andy And The Rockets non inventano nulla di nuovo in un genere dove francamente non c’è più nulla da ideare o da scoprire, ma in compenso con sincerità e passione offrono orecchiabili melodie e convincenti abilità nell’esecuzione strumentale, che spiccano soprattutto quando questi musicisti si esibiscono nei live. A proposito, a parte consigliarvi di comprare e sentire Casino a tutto volume, in questo preciso istante i quattro artisti sono in tour in giro per l’Europa e il 7 dicembre suoneranno a Milano di spalla agli Eclipse. Mezza parola!

La band afferma: “Il palco è dove tutto ha avuto inizio. È dove ci connettiamo veramente e non attraverso statistiche o streaming, ma faccia a faccia. È lì che la musica diventa reale.”

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