THE SWITCH – No Way Out

Titolo: No Way Out
Autore: The Switch
Nazione: Regno Unito
Genere: AOR
Anno: 2025
Etichetta: Frontiers Records

Formazione:

James Martin – Tastiera
Tom Martin – Chitarra
Bobby John – Voce
Dennis “Butabi” Borg – Basso


Tracce:

01. Danger On The Loose
02. Play The Game
03. Young Hearts
04. Search For Love
05. Hangin’ On To Seventeen
06. No Way Out
07. Young Gun
08. One Night With You
09. Anytime
10. Strangers Eyes


Voto del redattore HMW: 7/10

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I fratelli James e Tom Martin (ex Vega e Nitrate) sono ormai una garanzia nel mondo del puro e sdolcinato AOR internazionale dove, nonostante il genere sia nel dimenticatoio delle radio e delle tv, la concorrenza è altissima per le tantissime band in circolazione. Insieme a questi due irriducibili inglesi, fondatori degli The Switch, troviamo il sorprendente cantante canadese Bobby John e il bassista Dennis Butabi Borg (Cruzh). A quanto pare, Tom Martin si è deciso ad avere una propria band in cui, senza compromessi e dissidi, riesce ad avere in mano il pieno controllo della scrittura delle canzoni e della produzione totale del disco. L’obiettivo è e sarà (nella speranza che ci sia un prosieguo) quello di trascinare gli amanti del rock melodico negli indimenticabili anni’ 80, in cui le melodiche chitarre elettriche e i sintetizzatori erano la base essenziale per le colonne sonore cinematografiche di quell’epoca. Diciamo subito che No Way Out è veramente buono, ma per essere credibili i quattro artisti danno al loro sound retrò un tocco moderno, in modo da essere anche al passo con i tempi.

Tom Martin dichiara: “È il miglior lavoro a cui abbiamo mai preso parte: io e James non abbiamo mai avuto il controllo completo di un album con la scrittura e il mix, quindi è completamente di nostro gusto”.

Questo eccellente cocktail di divertimento e vibrazioni parte già con l’iniziale e sfarzosa “Danger On The Loose”, vero e proprio inno ultra-melodico, con un ritornello super orecchiabile che non lascia indifferenti. Il tempo ritmato e a tratti anche veloce esalta i galoppanti giri di chitarra e i tocchi soavi di tastiera che accompagnano l’acutissima ugola del singer nordamericano. La seconda e nostalgica “Play The Game” mette in chiaro, se ci fossero dubbi, che in questa raccolta sentiremo solo ed esclusivamente dell’AOR ottantiano privo dei soliti artifici usati da molte band che aggiungono tocchi di power e melodic metal per allargare la propria cerchia di utenti. Proprio quest’ultima traccia, pompata all’inverosimile di tastiere e synth, è il punto più debole del disco, perché il familiare e scontato ritornello non convince più di tanto, anche se l’intreccio sonoro tra la keyboards e gli assoli della chitarra elettrica è semplicemente magnifico. Idem per pezzi come, “Hangin’ On To 17”, che segue sempre la stessa e consolidata strategia degli anni ’80. Il bel refrain melodico guidato dalla voce del frontman e da intermittenti e leggeri riff di chitarra è lievemente deluso da statici e prevedibili arrangiamenti che non sorprendono più di tanto. Per fortuna l’affascinante ballata “Young Hearts”, pur utilizzando gli stessi cliché, bilancia sapientemente i soavi riff chitarristici e i malinconici sintetizzatori culminanti in un ritornello sinceramente molto pop. Si continua ancora con un super lento, perché un onesto e puro platter di rock melodico non può non avere più di una ballata. Infatti, la radiofonica “Search For Love” emana, dalla possente tastiera, soavi note che si mescolano alla splendida e rauca ugola di un cantante che canta divinamente, facendo sognare ad occhi aperti. I campionatori guidano diligentemente la sensuale atmosfera della composizione, che acquisisce potenza ed energia man mano che il brano avanza. La corale titletrack, “No Way Out”, è un vero classico del genere, perché parte già in quarta con una eccelsa introduzione di magici tocchi di tastiera che scatenano un superbo e melodioso refrain e un coinvolgente ritornello. Qui la formula è sempre la stessa, con i fratelli Martin che intensificano il ritmo man mano che passano i secondi, aiutati dalla pulitissima e melodica voce di Bobby. A parte i soliti sintetizzatori, nella seguente e cinematografica “Young Gun”, le linee di basso di Dennis Borg scatenano un solido e tuonante groove, che dà equilibrio tra i suoni classici del passato e quelli più moderni. In questa parte finale dell’album spunta l’ennesimo e romanticissimo lento intitolato “One Night With You”, che rallenta ancora una volta l’entusiasmo dei pezzi più robusti e rock della setlist, anche se l’assolo di chitarra elettrica di Tom Martin è eseguito in modo fantastico rendendo questa ballata un po’ più vivace. L’arpeggiante e soffice chitarra introduce le drammatiche e sconsolate corde vocali di John, che dimostra ancora una volta la versatilità della sua emozionante voce. Eppure, il perno dell’opera sono quelle canzoni di rock melodico che sembrano state create obbligatoriamente per un ascolto inebriante e senza pensieri durante un viaggio in auto. Con la penultima “Anytime”, dove il cadenzato ritmo torna in primo piano sotto la timbrica slanciata e raffinata di Bobby, troviamo discordanti atmosfere melodiche, in cui le tastiere si contrappongono ai brevi e vivaci accordi di chitarra sfocianti in un orecchiabile e ammaliante ritornello. L’ultima e profonda, “Strangers Eyes”, è sempre sostenuta da ripetuti e inquietanti tocchi di tastiera, scroscianti campionatori e stratificati riff chitarristici, che vengono sovrastati solo dalla magnifica e fresca voce del frontman canadese e, nella parte conclusiva, da un prolungato e melodioso assolo di sassofono. Questa struggente atmosfera chiude bene un album “cinematografico” e tradizionale che racconta sonoramente una geniale ed unica epoca musicale. Insomma, un tributo e un tuffo nel passato grazie ad una raccolta superba e a una nitida produzione.

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