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È plausibile immaginare che il nome assunto da questo progetto (Box, “scatola”) faccia riferimento al grande insieme di soluzioni adottate nelle otto canzoni presenti e poste nel medesimo contenitore, qui denominato Cherry Blossoms At Night. D’altronde sin dal primo ascolto completo del disco è facilmente riscontrabile un insieme di stravolgimenti che a partire dall’iniziale “Succumb“, brano assolutamente feroce alla maniera di un certo thrash/black metal oggi forse meno battuto rispetto al passato, sino alla conclusiva “Liberate“, immersa in atmosfere delicate e digitali, dipana un percorso unico ed originale, frutto della mente di Andrew Stromstad – qui responsabile della quasi totalità del prodotto, eccezion fatta per gli episodi “Spread” e la già citata traccia finale, ad opera rispettivamente di Spenser Hodge e Curtis Vodka.
L’elemento peculiare di questa opera risiede nell’anti-climax che si sviluppa attraverso poco più di quaranta minuti, dettato da un graduale alleggerimento del suono e dall’aggiunta di elementi come tastiere e sintetizzatori atti a portare l’ascoltatore in un periodo storico passato, dove nelle discoteche alternative era possibile ballare al ritmo di dark e synth wave. Il risultato è godibile e prendendo, ad esempio, “Cherry Blossoms At Night” e la seguente “Lifetaker” è possibile farsi una buona idea della natura delle composizioni e della concettualità antestante alle stesse: oscura e tragica, per l’appunto.
Ciò che scaturisce dalle idee di Stromstrad rappresenta una fuga da un modo canonico di intendere il metal e per questo risulta semplice premiare gli sforzi compiuti. Notare bene: non basterà un solo ascolto a convincervi!