LORDS OF BLACK – Mechanics Of Predacity

Titolo: Mechanics Of Predacity
Autore: Lords Of Black
Nazione: Spagna
Genere: Heavy Metal
Anno: 2024
Etichetta: Frontiers Records

Formazione:

Ronnie Romero: voce
Tony Hernando: chitarra
Dani Criado: basso
Jo Nunez: batteria


Tracce:

01. For What is Owed to Us
02. Let the Nightmare Come
03. I Want the Darkness to Stop
04. Let It Burn
05. Can We Be Heroes Again
06. Crown Of Thorns
07. Obsessions of the Mind
08. Build the Silence
09. A World That’s Departed

  1. About to Reset
  2. Absentia

III. A Final Sense Of Truth
10. Born Out Of Time


Voto del redattore HMW: 7,5/10

Visualizzazioni post:909

Nuovo lavoro dei maestri spagnoli Lords Of Black, esperti e bravissimi musicisti di comprovato talento che non sbagliano mai un colpo da quando hanno fondato la band. La formazione iberica ritorna con Ronnie Romero alla voce, il fondatore Tony Hernando alla chitarra, Dani Criado al basso e Jo Nunez alla batteria.

Mechanics Of Predacity, è il sesto album in studio in cui Hernando spiega su che cosa vertono le nuove canzoni: “L’album si imbarca in una profonda esplorazione dell’istinto primordiale dell’umanità. Dai primi giorni dell’umile esistenza animale e tribale alle complesse dinamiche della società moderna. L’album esplora meticolosamente la natura implacabile della predazione umana… la dura realtà, l’avidità, il potere e la malevolenza che hanno costantemente alimentato i conflitti nel corso della storia”.

Insomma, tema attualissimo ai giorni nostri e molto profondo che fa sicuramente onore a questi quattro artisti fenomenali e dove Tony conclude nel comunicato stampa in questo modo: “Eppure, tra le ombre, emerge una forza contraria: una lotta condotta dall’amore, dalla gentilezza e dall’umanità. Questo eterno conflitto tra oppressori e oppressi, predatori e vittime, è racchiuso nella toccante osservazione che i deboli sembrano essere solo la carne da mangiare per i forti”.

Nel complesso, questa nuova raccolta mostra ancora una volta, non solo la sensibilità dei musicisti ma tanta tecnica esecutiva e potenza come si può ben ascoltare nell’iniziale singolo: “For What Is Owed To Us” e nella successiva “Let The Nightmare Come”. Nella prima, dopo una breve chitarra acustica, il combo erge un muro sonoro implacabile e distruttivo grazie alla incisiva chitarra elettrica di Tony e alla martellante sezione ritmica condotta da Dani e Jo. Questo ritmo forsennato continua nella seconda e più melodica traccia, dove Romero canta ancora con quella possente e armoniosa maturità vocale che è ormai diventata riconoscibile e originale. Qui, il ritornello polifonico rallenta un po’ il tempo del pezzo ma si armonizza perfettamente con le strofe.  Hernando è un fiume in piena di spigolosi riff ma anche di assoli al fulmicotone che sono l’apice di una fervida creatività compositiva ed esecutiva da lasciare a bocca aperta. Basti ascoltare, la cadenzata “I Want The Darkness To Stop”, per sentire un ulteriore conferma del miglior hard rock ed heavy metal contemporaneo. Song lenta nei primi minuti ma crescente, furiosa e selvaggia nella parte finale con la sei corde elettrica di Tony sempre in evidenza. La focosa, “Let It Burn”, è pura vibrazione metal per le orecchie metalliche di chiunque ami questo genere. La canzone, alla Judas Priest, è caratterizzata dalla profonda spigolosità dei riff chitarristici e dal tellurico assolo di Hernando ma anche dall’atmosfera oscura che il gruppo riesce a sviluppare in un grezzo sfondo melodico, sostenuto dalle rauche e inquietanti corde vocali dell’ottimo Ronnie. Con “Can We Be Heroes Again” i Lords Of Black cambiano sorprendentemente registro perché si tuffano in un suono molto leggero e super melodico rispetto alla pesantezza ascoltata fino ad ora. La timbrica vocale del singer cileno è stranamente pulita e fresca ma molto strana rispetto alla sua carriera. Praticamente, meno metal a discapito di un più veloce e nitido hard rock che sinceramente non sfigura in quanto la song non è male. Lo spirito e la qualità sonora ritornano con il pesante e metallico mid tempo, “Crown Of Thorns”, song stilisticamente vicina ai vecchi Rainbow, dove il particolare modo di suonare il basso di Criado e l’abilità di Nunez conferiscono al sound un ritmo quasi catastrofico e spaventoso. Segnalo “Obsessions Of The Mind”, lanciata dalle note di un magico e continuo pianoforte che si intreccia con i devastanti riff e i prolungati ed elettrizzanti assoli chitarristici del virtuosissimo Tony. Alla fine, ne esce un suono ossessivo e devastante per via del continuo conflitto tra piano ed electric guitar. La sufficiente, “Build The Silence”, prosegue su questo andazzo ma in modo più duro e ritmico con degli intermittenti riff elettrici e una battente sezione ritmica che non fanno impazzire più di tanto. La penultima e lunghissima “A World That’s Departed”, è un vero e proprio prog metal arrangiato in tre parti, dove si comincia con un ritmo lento e controllato. Poi dopo la prima melodia entra in azione un elegante pianoforte supportato da uno stridente, lungo e armonioso assolo di chitarra elettrica che fa venire i brividi in tutto il corpo.  A mano a mano che passano i minuti il pezzo prende rapidità e durezza grazie anche alle trascinanti e roche corde vocali del mitico Romero. Alla fine del brano prevalgono degli impetuosi e brillanti cambi di tempo caratterizzati da intervallati riff e da possenti e tormentosi sintetizzatori, che ammorbidiscono di molto la base sonora. La tellurica e galoppante, “Born Out Of Time” è l’ultima e conclusiva mitragliata che colpisce brutalmente e senza pietà l’ascoltatore grazie alla continua e fremente furia emanata dai pomposi e maestosi riff chitarristici guidati dalla solita e irrefrenabile sezione ritmica del gruppo. Mechanics Of Predacity è l’ennesima e grande prova di forza dei Lords Of Black, che riescono ancora una volta a combinare sapientemente l’heavy e il power metal tradizionali con elementi di puro prog. Consigliato!

 

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