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Dopo un’ondata gelida ci troviamo alle prese con un fioco ma provvidenziale sole che allieterà la nostra intervista con un Leo Leoni tranquillo, profondo e rilassato dai salubri raggi solari di questa giornata. Sarà un piacere non intervistarlo, bensì scambiare due chiacchiere sul nuovo disco, sul bisogno di credere e soprattutto sul ristorante di proprietà del mitico chitarrista svizzero. Ed è così che mi accingo a disturbare il calmo menestrello per una succulenta intervista. Godetevela.
Ciao Leo, ti va di fare due chiacchiere?! Non vorrei disturbarti, ti vedo impegnato, però anche questo fa parte del tuo lavoro, no?!?
Certo, certo… Mi stavo solo godendo il sole, sarà piacevole chiacchierare qua fuori, finchè è ancora possibile.
Già! Fortunatamente si sta proprio bene… Allora… Vediamo… Possiamo partire da un classico, visto che siamo di fronte all’uscita del nuovo disco “Need To Believe”: che ne dici di iniziare proprio dal titolo? Come mai c’è bisogno di credere… In cosa? Da cosa scaturisce l’idea di questo disco?
C’è bisogno di credere nel positivo, non solo a quello che si sente dire ai telegiornali. C’è bisogno di riuscire a fare qualcosa, in questo mondo incredulo. C’è bisogno di riflettere su molti modi di pensare. Da parte nostra crediamo ancora di poter dare qualcosa attraverso la musica e di fare del buon rock. E’ bello sperare di poter fare sempre di più, guarire le malattie, aiutare chi ha bisogno… Noi da parte nostra cerchiamo di fare quello che sappiamo far meglio. E poi è sempre bello poter sperare, poter credere… Non trovi?
Ad ognuno il suo, certamente… Anch’io faccio quello che posso con il mio lavoro. Parlando invece della parte tecnica, naturalmente il sound ormai è 100% Gotthard. Niente colpi di testa, cambi di genere o strani dischi. Ma come nasce un album dei Gotthard? Da chi arrivano le idee per i testi e le composizioni musicali?
Le idee possono arrivare in ogni momento! Persino ora (Leo strimpella)… Un pezzo dei Gotthard nasce soprattutto quando siamo in tour. Ognuno di noi, sperando di produrre qualcosa di buono in seguito, raccoglie idee alle quali poi si lavora tutti assieme. Ogni momento è buono per buttare giù idee per un nuovo disco e ognuno di noi fa del suo meglio e ci mette del proprio. Siamo una grande squadra.
La vostra patria vi ha aiutato molto nella vostra carriera. Siete conosciuti e stimati un po’ in tutta la vostra terra… Ma… A parte la Svizzera (e la Germania) dove avete più consensi e richieste?
Beh sicuramente in Svizzera siamo sempre sulla cresta dell’onda, solo per farti un esempio siamo stati chiamati persino in visita alle guardie del Papa di recente. Nel nostro Paese siamo considerati delle superstar, ma abbiamo avuto grandi consensi anche da altre parti come in Spagna, in Inghilterra… In particolar modo in Germania, dove saremo in tour con gli Europe a breve.
E negli Stati Uniti?
Abbiamo molti fans anche là!
Però non mi sembra che siete mai stati in tour oltreoceano… Non ne vale la pena?
Più che altro un tour negli States necessita di molte energie e di molto tempo e per il momento preferiamo concentrarci sul nostro continente. Non c’è mai tempo per una sosta, ma abbiamo avuto molte richieste e consideriamo l’idea. Non è facile per gli spostamenti e gli spazi. Tutta un’altra cosa… Il tempo ci darà anche questa opportunità.
“Lipservice” forse è stato un disco molto importante per la vostra carriera ed è stato seguìto dal dvd “Made In Switzerland”. Come vedi quel periodo per i Gotthard?
Beh sì… E’ stato fondamentale, come lo è ogni singolo disco dei Gotthard. Con “Lipservice” abbiamo avuto un cambio di chitarrista e come mia spalla è stato assolutamente un cambiamento importante. E come album è sicuramente un ritorno alle origini, il sound è molto più vicino ai primi dischi. E’ stato un capitolo decisivo.
Hai un brano dei Gotthard a cui sei particolarmente legato?
Non uno, ma tanti… Dovrei fare una sorta di best of… Una compilation di canzoni a cui sono legato.
E invece un disco non targato Gotthard che avresti voluto scrivere tu?
Argh!
So che è una domanda scomoda, ma il lavoro del giornalista è mettere in difficoltà… Lo sai no?!?
Ahah! Sì, non è facile risponderti. Probabilmente opterei sempre per una compilation. Non ho un disco, ma tante canzoni di artisti diversi a cui sono affezionato e dovrei selezionarne davvero parecchie.
Stando a quello che è oggi un argomento molto attuale… C’è molta difficoltà economica e, come in tanti settori, anche voi artisti ne state subendo le conseguenze. I fan non comprano più i dischi, eppure la voglia di sentire la musica c’è. Come vedi questa situazione?
Trovo che ancora comunque mangiano tutti. Bisogna combattere e credere, vedi… Torniamo al titolo dell’album. Dobbiamo pensare alla salute. Alcune problematiche si possono risolvere anche con la musica… Certo non tutto…
Quindi anche voi sopravvivete solamente con la musica nonostante il periodo e il maledetto download.
Certamente. Non ti so dire su cosa si guadagni di più… Non ho il controllo delle vendite. Tuttavia è ancora piacevole avere una schiera di fans che ti sostengono. Non ha importanza cosa si compri. Che poi sia l’acquisto del disco, o la maglietta, o solo la presenza al concerto, per noi è un segno di rispetto e penso sia la cosa più importante. Sarebbe brutto trovarsi davanti ad una platea semi-vuota. Vedere che i fans ci sostengono ci fa… Sperare!
Cosa ricordi dei vostri concerti in Italia e cosa pensi dei fans italiani?
E’ un bellissimo Paese con il quale abbiamo legato molto e abbiamo stretto una grande amicizia, ma con grandi problematiche, soprattutto per riuscire a suonare ovunque.
A proposito, com’è andata ieri a Roma?
Molto bene… Come ti stavo dicendo, finalmente siamo riusciti ad avere una data in Italia un po’ più a sud. Non è sempre facile, eppure è giusto dare a tutti l’opportunità di poter venire ad un nostro concerto. Ci piacerebbe poter suonare un po’ ovunque, ma a volte non è fattibile e non è dato dal nostro volere.
Il Sud a volte è problematico, ma ogni tanto c’è qualche festival e qualche organizzazione che si dà molto da fare.
Hai ragione! Speriamo di riuscire a presenziare più spesso al sud del vostro Paese. Oggi ormai è facile spostarsi e quindi non vedo perchè debba essere un ostacolo.
Leo Leoni e il nostro Ivan “Ivol” Gaudenzi
Tra poco avrete il tour con gli Europe, non ci sono date in Italia vero?
No. Abbiamo solamente previsto la Germania per il tour con gli Europe. Per il resto facciamo il tour da soli.
Chi sono i Gotthard fuori dal palco, nelle vostre case in Svizzera, con le vostre famiglie, e soprattutto chi è Leo Leoni e quali sono i suoi interessi e le sue passioni?
Beh, prima di tutto siamo professionisti e amici con una lunga storia alle spalle. Poi ognuno ha i suoi hobby. Io personalmente gioco a hockey e gestisco un ristorante.
Davvero? Un ristorante?
Sì certo, si trova ad Oggio, in Svizzera e si chiama Grotthard. Ho raccolto tutti i miei cimeli e riconoscimenti che si trovano ora all’interno… Una sorta di hard-rock cafè personale. Se vuoi farmi un po’ di pubblicità, che non guasta mai, il sito è www.grotthard.com (consigliato veramente… n.d.r.).
Ed è possibile trovarti là ogni tanto?
Certamente… A parte quando sono in tour naturalmente.
A giudicare dalle scene sembra che ci sia molta complicità tra di voi. Siete amici d’infanzia o si tratta di lavoro e basta, dopodichè ognuno torna ai problemi suoi?
No. Ci conosciamo da una vita. E’ molto importante andare d’accordo. E’ un’esigenza che poi scaturisce su ogni nostro album. Spero che il risultato faccia capire cosa intendo.
Ho un’ultima domanda, parlando di vere e proprie rock star. Sembrate molto più professionisti che classiche rock star alla Motley Crue… Vi è mai capitato di fare qualche marachella di quelle che si vedono nei film?
Ahah! Devo proprio risponderti?
E’ una mia grande curiosità. Almeno da fuori vi vedo molto più “sobri”!
Hai ragione. Siamo di una cultura diversa. Le classiche rockstar “maledette” sono in genere di stampo americano. Noi ci riteniamo forse più professionali. C’è differenza tra il rock che si è sviluppato in Svizzera e quello a Los Angeles… E’ una caratteristica più adatta ai gruppi americani. A noi interessa particolarmente la musica e ci piace farla bene. Siamo più di vecchio stampo, come i Deep Purple, non ci interessa l’immagine più cattiva. La lasciamo ad altri.
E’ tempo di andare! Leo viene chiamato per sistemare i sound check e dobbiamo quindi lasciare il buon chitarrista all’altra parte del suo lavoro se vogliamo vedere un concerto come si deve.
Ahhh! Devo proprio lasciarti!
Ok nessun problema… Allora lasciamo stare i saluti… Tanto immagino che grossomodo siano un po’ i soliti.
Eheh! Sì. Grazie davvero per l’intervista e il supporto. Il saluto come immaginerai va a tutti i fans, a voi che ci seguite e che riempite le arene. Ci vediamo in tour… E al Grotthard! Ahahah!
Sito ufficiale: www.gotthard.com
Live report del concerto del 24 ottobre 2009 qui