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Forse tra i dischi più attesi dei grandi nomi di quest’anno, i Testament rientreranno facilmente tra i più consigliati. “Brotherhood Of The Snake” è un disco che incontra i gusti di molti e farà la felicità di vecchi e nuovi fan del genere. Il thrash metal evoluto della formazione della Bay Area, anche se non è entrato a far parte dei Big Four, porta un nome altisonante, degno del rispetto non solo di chi ascolta, ma anche degli stessi colleghi che, negli anni, hanno fatto parte della scena e hanno tratto ispirazione dalla band di Oakland.
La formazione solida ed estremamente intrigante vede il trio inossidabile con Chuck Billy alla voce affiancato dai chitarristi Peterson e Skolnick, unito alla formidabile sezione ritmica di Gene Hoglan alla batteria e Steve DiGiorgio al basso; entrambi già in asse in passato, ma in diversi periodi.
I paragoni di questo disco si sprecano e fanno capolino ritmi già sentiti in dischi come The Ritual, Demonic o The Gathering. C’è molta carne al fuoco e un pizzico di sperimentazione tra i brani di questa ultima fatica della thrash metal band statunitense.
Chuck e soci hanno lasciato la guida tecnica alla supervisione di Eric Peterson, da sempre elemento essenziale della musica dei Testament e per ovvi motivi la parte strutturale e compositiva rispecchia non solo il passato, ma anche la reincarnazione di musicisti che hanno progressivamente dato sempre uno sguardo al futuro, pur lasciando intatta la matrice che ha forgiato il combo dagli anni 80. Così se in brani come “Brotherhood Of The Snake” o “Stronghold” ritroviamo i riff più classici del thrash vecchia scuola, in altri pezzi quali “Born In A Rut” o “Black Jack” scopriamo ritmi diversi, trattati già in passato, ma più maturi e pronti per essere eseguiti in una nuova struttura.
Alla luce dei fatti, ritroviamo i Testament in grande forma e non ancora pronti a far spazio alle nuove leve; capaci di insegnare e di mostrare quanto il thrash metal sia ancora vivo e pieno di sorprese. Non c’è bisogno di essere malinconici con un disco come questo; qui non si parla di passato, ma si sta ancora scrivendo il presente.