19/11/2017 : Obituary + Exodus + guest (Bologna)


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19/11/2017 : Obituary + Exodus + Prong + King Parrot (Zona Roveri, Bologna)

E’ una serata decisamente interessante e divertente quella che ci aspetta allo Zona Roveri di Bologna. Il tour dei “mostri sacri” Obituary ed Exodus sta giungendo al termine e fa sosta anche in Italia. Assieme a loro i Prong, già affermati ma non ai livelli degli headliner e i King Parrot, già passati altre volte per il nostro Belpaese e sempre apprezzati dal pubblico. Allacciate le cinture, si parte!

In questa serata dalle tonalità pesanti si comincia proprio dalla band più pesante. I KING PARROT vengono dalla lontanissima Australia e sono la proposta più rumorosa della serata con il loro thrash deathgrind. E’ il frontman Matt Young a fare da mattatore al resto della combriccola sciorinando pezzi che vanno da “Anthem” a “Need No Saviour”, da “Bozo” a “Hell Comes Your Way” fino alla conclusiva ed efficace “Shit On The Liver”.
Siamo di fronte a molta energia e ad una validissima proposta che non tarderà a farsi sentire prossimamente. Già reduci da altre occasioni in Italia, i King Parrot cercano di affermarsi fuori territorio abbinando il loro genere estremo a svariati tour di gruppi più famosi. Questo accostamento è stato perfetto per aprire una serata che ne vedrà delle belle e soprattutto di tutti i colori. Speriamo di vederli presto con nuovo disco e tour. Consigliatissimi.

È il turno del trio new yorkese PRONG, con il loro groove/industrial metal molto diretto ed aggressivo, a tratti decisamente thrash metal. Il concerto si apre con “Eternal Heat”, tratta da “Carved Into Stone”, album che sembra abbia scosso la critica a causa di alcune precedenti delusioni discografiche collezionate dalla band. Seguono “Cut Rate”, “Lost And Found” e “Unconditional”, catapultandoci così direttamente nei memorabili anni ’90.
È il momento di rientrare nel presente con la possente “Ultimate Autority”, estratta dalla loro ultima fatica “X-No Absolutes”, da cui proviene anche la successiva “Cut And Dry”. Nonostante il sound sia buono, si fa fatica però a distinguere gli acuti di Tommy Victor, forse a causa di un calo di voce o di un poco accurato soundcheck. Tutto sommato però lo show è godibile. Ultima carrellata di vecchie hits prima di concludere con una fresca “Sense Of Ease”, ottimo brano, con un tiro molto thrash che ci regala così un finale degno di nota.

Setlist:

Eternal Heat
Cut-Rate
Lost And Found
Unconditional
Ultimate Authority
Turnover
Cut And Dry
Whise Fist Is This Anyway?
Snap You Fingers, Snap Your Neck
Sense Of Ease

Abbiamo avuto più occasioni di vedere all’opera gli EXODUS e non solo possiamo affermare che siano una garanzia, ma dobbiamo dire che il ritorno di Zethro Souza al microfono ha amplificato l’energia di una band già consolidata. Forse complice quella voce stridula e acidula che ha segnato i periodi di maggior successi del combo americano, ma fatto sta che il thrash degli Exodus è oggi più che mai un incredibile tripudio del genere ancora solido e compatto dopo tutto questo tempo.
La defezione di Gary Holt impegnato con gli Slayer non comporta una perdita insostituibile e Kreagen Lum è l’uomo giusto, prodigatosi negli ultimi anni come session man delle esibizioni dal vivo come valido chitarrista. Lo show inizia con “The Ballad Of Leonard And Charles”, insolito starter appartenente agli ultimi dischi (“Exhibit B” per l’esattezza) e si prosegue con la title track del disco successivo “Blood In, Blood Out”.
La formazione si dimostra eccellente fin dai primi ritmi, con l’unica pecca senza diretta colpevolezza di un audio nettamente inferiore agli ultimi concerti. Ci godiamo dunque “And Then There Were None” direttamente dal 1983 e dal capolavoro chiamato “Bonded By Blood” per passare poi a “Deranged” che è un piacere poter ascoltare con la voce originale.
“Body Harvest” e “Piranha” proseguono la setlist e dopo la combo “Blacklist” e “ War Is My Sheperd” dal moderno “Tempo Of The Damned” è ora di ritornare agli albori con la traccia di maggior successo del combo della Bay Area, per l’appunto “Bonded By Blood”.
“The Toxic Waltz” e “Strike Of The Beast” chiudono una scaletta essenziale, ma ben fornita dove non sono mancati al pubblico la voglia di urlare, pogare e lasciarsi andare ad un ben riuscito wall of death spaccaossa. Questo per non dimenticare quanto una band come gli Exodus sia stata influente per la musica thrash e per il metal degli anni ’80 in generale, ancora oggi capace di farci rivivere quello che 35 anni fa era appena agli albori. Non stupisce che nomi come Kirk Hammett o Paul Baloff (Rip) e John Tempesta tra i tanti, abbiano fatto degnamente parte di questa formazione.

È il turno della storica formazione Death di Tampa di calcare lo stage. Inaspettatamente rispetto agli show precedenti,  la band opta per un’entrata alternativa, lasciando nel cassetto la abbastanza recente “Redneck Stomp” , usata spesso come intro negli ultimi anni, favorendo così un ritorno agli albori della loro carriera: aprono, infatti, le danze con la sporca e cupa “Internal Bleeding”, seguita da “Words Of Evil”, entrambe estratte dal debut album “Slowly We Rot”.
La band risulta carica come sempre e il sound è pulito e tagliente. Lo show prosegue non cambiando assolutamente rotta, con una combo “Chopped In Half”/”Turned Inside Out” , brani tratti dal “Masterpiece” “Cause Of Death”.
Stasera i fratelli Tardy and company vogliono farci fare un vero tuffo nel passato: sulle note di “Intoxicated”, i fan esplodono in un pogo allucinante e devastante. È il momento di giungere al presente con “Visions In My Head”, uno dei singoli a mio avviso più riusciti del recentissimo “Inked In Blood”.
La band continua a proporre grandi classici, fino alla presentazione della nuova titletrack “Ten Thousand Ways To Die”, tratta dall’omonimo single/live album pubblicato lo scorso 21 ottobre, brano che non smentisce il loro personalissimo sound aggressivo, lento ed ossessivo. Il concerto prosegue con brani estratti sempre dai primi due album: “Dying”, “Find The Arise”, “‘Til Death” per concludere con una delle loro hit più rappresentative della loro carriera, ovvero “Slowly We Rot”.
Che dire: uno show maggiormente , per non dire quasi esclusivamente incentrato sui primi due ottimi lavori della formazione di Tampa. Sound perfetto, grinta a palate che hanno reso questo concerto unico ed indimenticabile.

Setlist:

Internal Bleeding
Words Of Evil
Chopped In Half/Turned Inside Out
Intoxicated
Visions In My Head
Deadly Intentions
Bloodsoaked
Ten Thousand Ways To Die
Dying
Find The Arise
‘Til Death
Don’t Care
Dethroned Emperor/Circle Of Tyrants (Celtic Frost Covers)
Slowly We Rot

Di seguito altre foto della serata, tutte realizzate dal nostro Francesco Longo. Live report di Ivan Gaudenzi (King Parrot, Exodus) e Francesco Longo (Prong, Obituary).

King Parrot:

               

Prong:

                     

Exodus:

                         

Obituary:

                                   

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