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In un mondo in cui il cristianesimo è ancora perseguitato (e nessuno ne parla, vedi in Africa e in Asia), criticato e a volte respinto dalla società occidentale, che ha eletto solo il Dio denaro come divinità alla quale prostrarsi, ci ritroviamo per fortuna di fronte a dei gruppi metal cristiani, come gli Stryper, che fregandosene di tutto quello che li circonda riaffermano, con il loro nuovo disco “God Damn Evil”, l’impegno a mantenere fede alle loro convinzioni morali.
Certo, il titolo del nuovo album è per certi versi ambiguo e i fans più accaniti potrebbero incavolarsi ma anche riflettere su questa provocazione perché, alla fine, i quattro americani continuano a seguire i principi cristiani e credo che sia questo l’aspetto più importante da rilevare.
La fede e la visione musicale rimangono intatte con una raccolta di brani discreti, grandi canzoni radicate nel metallo melodico, con cenni sia all’old school sia alle influenze più moderne e con un sound più pesante rispetto al passato.
In apertura, l’introduzione di “Take It To The Cross” è un po’ lunga ma necessaria perché permette all’ascoltatore di cominciare a capire quello che lo aspetta nel proseguimento dell’opera. Il brano contiene l’apparizione speciale dell’ospite Matt Bachand (Shadows Fall, Act Of Defiance) che aiuta ad affrontare un suono atipico e sperimentale rispetto al dna della band, diverso e difficile da inserire nel tipico suono dei californiani.
Michael Sweet e compagnia non hanno intenzione di addolcirsi con l’età, infatti le due successive tracce “Sorry” e “Lost” sono gli inni classici degli Stryper, ma con una pesantezza e una modernità che spiazzano l’ascoltatore, per non parlare degli acuti strabilianti del singer.
La moderna “You Do Not Even Know Me” e l’epica “The Valley” sono eccellenti pezzi heavy metal, seguiti dalla gloriosa title track “God Damn Evil”, che come tutte le altre titletrack del passato, con i suoi cori e con la rabbiosa voce di Michael, si rivela essere un classico istantaneo e sicuramente un punto fermo nel tour in arrivo, guarda caso con prima tappa in Italia al Frontiers Rock Festival del 28/04 al Live Club di Trezzo sull’Adda (MI).
In chiusura, dopo qualche pezzo nella norma, colpisce la bellissima “Can Not Live Without Your Love”, una ballata sdolcinata e con un sound metal tradizionale, stile anni ’80 e non a caso proprio in questo brano Michael e Oz mettono in mostra tutto il loro repertorio di virtuosismi chitarristici. L’energia e la forza riprendono con la melodica e orecchiabile “Own Up”, per concludersi in positivo con in evidenza i tamburi di Robert Sweet, accompagnato dal preciso basso nella coinvolgente “The Devil Doesn’t Live Here”. I riff veloci di Oz Fox chiudono bene il disco, portando piacevolmente al riascolto. Scopro con sorpresa che il bassista Perry Richardson (ex Firehouse), che ha sostituito il dimissionario Tim Gaines non è riuscito a registrare in studio con il resto del gruppo a causa di conflitti e di scadenze non rispettate, e quindi non è stato in grado di lavorare sulle tracce dei bassi su questo platter. Il sostituto momentaneo, John O’Boyle, che accompagna il frontman Sweet da due anni nel suo progetto solista, ha registrato le tracce dei bassi in modo preciso e superbo.
Sono convinto che gli statunitensi siano di nuovo al vertice della loro carriera e non mostrano con queste nuove song segni di rallentamento. Certo il loro stile è leggermente cambiato rispetto al passato e per questo sono stati accusati di aver avuto una lieve crisi d’identità musicale, ma la verità è che si stanno evolvendo e lo dimostrano soprattutto in questo interessante disco, dove la coesione tra gli artisti, insieme alla musica, alla produzione e ai testi, rende quest’opera una delle migliori pubblicate negli ultimi anni.
Che sia l’inizio di una nuova primavera? Irrequieti, provocatori, coinvolgenti e per certi versi rivoluzionari quanto basta per convertirci al loro credo. Se Gesù Cristo ritornasse in quest’epoca, sarebbe (secondo il mio profano pensiero) sicuramente un vero e proprio metallaro rivoluzionario, sicuramente fan degli Stryper, in lotta contro il sistema e perseguitato dai pregiudizi e dall’ignoranza, anche musicale, di questo mondo disastrato, violento e con pochi ideali.
Album destinato a tutti quelli che hanno la mente aperta a livello religioso e musicale, sia credenti, sia atei ma uniti dall’amore per un ottimo heavy metal a stelle e strisce in fase di crescita e in piena trasformazione.
Tracklist:
1 – Take It To The Cross
2 – Sorry
3 – Lost
4 – God Damn Evil
5 – You Don’t Even Know
6 – The Valley
7 – Sea Of Thieves
8 – Beautiful
9 – Can’t Live Without Your Love
10 – Own Up
11 – The Devil Doesn’t Live Here
Line-up:
Michael Sweet – voce e chitarra
Oz Fox – chitarra e cori
Perry Richardson – basso
Robert Sweet – batteria
Sito ufficiale: http://www.stryper.com
Facebook: https://www.facebook.com/Stryper
Etichetta Frontiers Records – http://www.frontiers.it