Last Crack – Burning Time (1991)

Titolo: Burning Time
Autore: Last Crack
Genere: Progressive Alternative Metal
Anno: 1991
Voto del redattore HMW: 9
Voto dei lettori: 9.0/10
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Nel deposito “Sinister Funkhouse #17” ogni sessione di prove è un evento, un concerto lampo al quale accorrono da ogni zona di Madison ammiratori e semplici curiosi. È un edificio tetro in cui si affinano segretamente nuove tecniche di arte metallurgica. Sulle pareti, vergati con linee rosso sangue durante momenti di febbrile creatività, versi e stralci di poesia urbana destinati ad accompagnare i preziosi manufatti appena forgiati.
La bellezza aliena dell’opera dei cinque artigiani del Wisconsin, così dissimile dalle fattezze mostruose delle nascenti entità death e thrash metal che all’epoca popolano il catalogo Roadracer, non sfugge all’orecchio attento di Monte Conner, A&R dell’etichetta olandese dal 1987. Il contratto con il futuro colosso discografico viene onorato con un album che omaggia nel titolo la peculiare sala prove e rivela al resto del mondo l’idioma stravagante di Buddo, Pablo, Don, Tod e Philo.
Uno stile obliquo ed originale privo di riferimenti concreti, un amalgama corrosivo di heavy stralunato, progressive, funk e blues in cui si riversano le liriche farneticanti di “Buddo” Xavier Rank, semplicemente il più espressivo cantante punk del globo. Il suo nudo integrale sull’eccentrica copertina del disco è un manifesto esplicativo dei contenuti: ritmiche imprevedibili, assalti solistici, atmosfere infiammabili ed anarchia canora, nulla di paragonabile in giro nel 1989, quando l’ensemble nelle interviste di rito cita tra le proprie influenze artisti in apparenza inconciliabili come Fear e Rush!
L’Opus Magnum è dietro l’angolo…”Burning Time” è estro impareggiabile. Limate le asperità metalliche d’inizio carriera e resa giustizia al suono sfaccettato ed acerbo del debutto con l’aiuto del signor Dave Jerden (Jane’s Addiction, Alice In Chains, Armored Saint) i ragazzacci di Madison sembrano pronti al grande salto. I tour in compagnia di King’s X e Wrathchild America (fuori col mostruoso “3D” lo stesso anno) ed un video “sciamanico” in rotazione pesante nel macro-contenitore di Headbangers Ball non servono però a ribaltare la sentenza già emessa dal Fato. La scrittura brillante, fluida ed inafferrabile del quintetto è forse troppo audace nell’anno del “Black Album” e di “Nevermind”, buchi neri capaci di inghiottire ed assorbire retroattivamente un intero universo musicale.
Perché quindi farsi travolgere dalle cascate elettriche dell’hard deviato di “Wicked Sandbox”, giocarsi i timpani nelle esplosioni melodiche di “Energy Mind” o perdersi nel labirinto senza luce di “Precious Human Stress”? Non c’è tempo per abbandonarsi all’orgasmo groove-metal-prog di “Kiss A The Cold”, tantomeno ai tribalismi psychofunk di “Down Beat Dirty Messiah” … e le altre sette perle? Ai porci pure quelle.
Diversi i tentativi di riaffacciarsi con nuove fisionomie su di un mercato immune alla genialità, “White Fear Chain” (con tre ex Realm) e “Magic 7” hanno attraversato la galassia metal come frammenti di pulviscolo cosmico. Fino ad oggi… Ebbene sì, il sette giugno 2019 l’EMP di Dave Ellefson ha pubblicato nell’indifferenza plenaria “The Up Rising”. Assente solo il povero Phil, deceduto a 46 anni nel 2013… Chissà che questa volta i Last Crack non riescano ad originare l’incrinatura decisiva, l’ultima crepa in grado di frantumare la materia più coesa e di spaccare tutto come meriterebbero, celebrando il proprio nome. La risposta è tristemente intuibile… Io però ho già acquistato la mia copia.

Tracklist:

01 -Wicked Sandbox
02 – Mini Toboggan
03 – Energy Mind
04 – My Burning Time
05 – Precious Human Stress
06 – Love, Craig
07 – Kiss A The Cold
08 – Love Or Surrender
09 – Mack Bolasses
10 – Blue Fly, Fish Sky
11 – Papa Mugaya
12 – Down Beat Dirty Messiah
13 – Oooh

Line-Up:

Buddo – voce
Paul Schluter – chitarra
Don Bakken – chitarra
Todd Winger – basso
Phil Buerstatte – batteria

Links:
https://www.facebook.com/lastcrack/
https://www.lastcrackmusic.com/

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