Officium Triste – The Death Of Gaia (2019)

Titolo: The Death Of Gaia
Autore: Officium Triste
Genere: Atmospheric Death Doom
Anno: 2019
Voto del redattore HMW: 8
Voto dei lettori: 8.5/10
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La devozione nei confronti di una delle correnti più significative del metal anni novanta ha sempre caratterizzato, nel bene e nel male, la cifra stilistica degli Officium Triste. La precoce infatuazione per il miglior death-doom (chi ha detto Peaceville Three?) partorito all’inizio di quel decennio spinse gli allora Reïncremated ad abbandonare un death metal poco brillante per imboccare definitivamente l‘oscuro sentiero del Fato, assieme ad uno stuolo di adoratori della Trinità Inglese sparso in ogni angolo del vecchio continente. Non si pensi però ad una creatura succube ed unicamente emulativa.

Pur non raggiungendo i vertici della scena orange, traboccante di fuoriclasse, il gruppo di Rotterdam ha perseverato (si potrebbe dire “diabolicamente”) per oltre venticinque anni, attraversando incolume avvicendamenti di formazione e leggeri mutamenti di registro, ottenuti per sottrazione dal coacervo estremo delle origini: una purificazione graduale di suono e strutture che ha condotto ormai i nostri vicino alle grigie sponde di certo gothic. Ne è passato di tempo dal gloomy doom di “Ne Vivam” e dalle atmosfere drammatiche di “The Pathway”, così come lontano appare l’apice toccato nel 2004 con “Reason”, riuscito compendio delle capacità artistiche degli olandesi.

Se “Giving Yourself Away” evidenziava un preoccupante calo di creatività, riassorbito solo parzialmente nel goticheggiante e melodico “Mors Viri”, risulta ancor più autentico lo stupore provato durante l’ascolto di questo nuovo “The Death Of Gaia”, disco di rara intensità, straclassico nel suo continuo e sincero omaggio lirico e melodico ad un’era forse irripetibile per quantità ma non, evidentemente, per qualità.
La melodia impalpabile di “The End Is Nigh” apre il disco nel migliore dei modi, mettendo subito in evidenza il ruolo degli arrangiamenti di tastiera, sempre efficaci nel creare un clima di amara derelizione. “World In Flames” (come è vero…) ha l’onore di contenere il titolo dell’opera, riassumendone tutte le sfumature emotive grazie alla purezza delle melodie create dalle chitarre di Gerard e William, così tormentate e dense di malinconia da meritare più d’una lacrima. “Shackles” è un brano da manuale del genere, struggente nel suo incedere funereo (finalmente!) e nell’azzeccata melodia centrale, ponte verso un finale narrato che gela tutti i fluidi corporei.

”The Guilt” resta sospesa tra cielo e terra, archi e voce pulita ne elevano lo spirito e ricamano versi di sofferenza sulla volta celeste, fredda spettatrice della morte imminente di Gaia. “Smoke And Mirrors” è la fine dell’illusione, un invito a trattenere il pianto di fronte ad una fine ineluttabile… una traccia delicata ed avvolgente, carica di sensualità femminea, suggestioni gothic ed ariose (per il genere, s’intende) armonie. “Like A Flower In The Desert” ci ricorda in che anni sono cresciuti Pim e compagni (impossibile dimenticarlo, eh?) citando apertamente Paradise Lost e The Gathering. E “Losing Ground”? La frequenza piatta che segnala la cessazione dell’attività cardiaca a nove primi e cinquantaquattro secondi sa tanto di sentenza inappellabile… sarà però un piacere assistere alla fine di tutto mentre le note create dagli Officium Triste ed il growl minaccioso di Pim si propagano nell’aria irrespirabile.

Track List:

1. The End Is Nigh
2. World In Flames
3. Shackles
4. A House In A Field In The Eye Of The Storm
5. The Guilt
6. Just Smoke And Mirrors
7. Like a Flower In The Desert
8. Losing Ground

Line Up:

Martin Kwakernaak – Keyboards, Guitars
Gerard de Jong – Guitars
Pim Blankenstein – Vocals
Niels Jordaan – Drums
William van Dijk – Guitars
Theo Plaisier – Bass

Links:
https://www.officiumtriste.com/
https://it-it.facebook.com/officiumtriste/
https://tometal.com/

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