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Undici secondi. Poi la lama fredda, affilata, arriva alla gola. Il taglio è netto e preciso ed il sangue comincia a sgorgare… È un attacco all’arma bianca quello di “Empty Prophet”, feroce, rapido e letale come un solco profondo nella carotide. Josh Middleton è tornato a casa e con lui si apre un nuovo “Cycle Of Suffering”. Sono trascorsi cinque anni (era il 16 gennaio 2015) dalla pubblicazione di “Dormant Heart” e quattro dal suo ingresso negli Architects per colmare il vuoto tremendo lasciato dalla morte prematura dell’amico Tom Searle.
Il timore che il livello qualitativo raggiunto dagli inglesi con l’ultimo album non fosse ulteriormente perfettibile era più che ragionevole: le ridondanze e le leziosità dei primi lavori erano già state a poco a poco ridimensionate, favorendo la composizione di brani più assimilabili nella loro complessità d’insieme, senza tradire l’intento originario di ibridazione commemorativa del Bay Area Thrash (e del death più melodico) con le correnti moderne e progressiste del nuovo metal globale (lasciamo da parte, per favore, il suffisso -core ed ogni implicazione critica legata al suo utilizzo inappropriato). Nonostante il lungo iato e la separazione dal co-fondatore Parnell (al suo posto è ben udibile l’ex Conjurer Conor Marshall) è invece subito evidente che il processo di epurazione non fosse affatto giunto a termine: la durata media dei brani presenti su questo quinto lavoro si attesta infatti sui quattro minuti scarsi, un concentrato puro di ritmiche vorticose, assoli fulminanti, cambi di tempo ultrarapidi e “treni” di doppia cassa degni d’una linea Shinkansen di ultima generazione (garantisce l’ex Bleed From Within Ali Richardson).
L’anticipazione prenatalizia di “I Sever” si rivela ora decisamente illuminante, sinossi esemplare dell’assalto ai danni dei nostri padiglioni auricolari perpetrato, come direbbe il maestro Villaggio, avvalendosi delle “non meno efficaci astuzie della guerriglia”; già, perché le imboscate in accordatura tradizionale dei Sylosis non necessitano per definizione di artiglieria pesante o bombardamenti ad ampio raggio… sono stilettate improvvise, traiettorie melodiche imprevedibili, detonazioni vocali che polverizzano le ossa. Eppure arrivare ad “Abandon” (perché non approfondire questa vena melodica oscura ed evocativa?) richiede grande concentrazione ed impegno. Malgrado la suddetta decantazione dodici tracce, seppur brevi e tecnicamente ineccepibili, non sono poche e il “pensiero ritmico”, sfoggiato da Josh nelle frequenti variazioni armoniche sciorinate nei cinquantuno minuti di “Cycle Of Suffering”, si manifesta in un contesto ormai setacciato minuziosamente e rinuncia a spingersi al di là delle barriere rassicuranti della routine.
A lasciare il segno su chi scrive sono stati quindi i brani meno impetuosi, o comunque meno assoggettati alle dinamiche dell’aggressione tout court: assieme al già citato primo estratto “I Sever”, sono superbe “Shield” ed “Invidia”, così come la quadratissima “Apex Of Disdain” ed il breve techno-thrash melodico di “Devils In Their Eyes”. Pochi gruppi nati dopo il 2000 possono esprimersi a questi livelli, sia chiaro… i momenti brillanti non mancano ma sono, appunto, diluiti nell’ordinario e suscitano perciò una spiacevole sensazione d’incompiutezza anche dopo ripetuti ascolti. Il problema risiede, senza dubbio, in una scelta stilistica stringente, che non promuove un’evoluzione naturale che vada oltre la mera ripulitura dalle scorie.
Perché non osare di più assecondando alcuni impulsi post già emersi in passato? Forse nel prossimo ciclo… Appuntamento al 2025?
Tracce:
1. Empty Prophets
2. I Sever
3 . Cycle of Suffering
4. Shield
5. Calcified
6. Invidia
7. Idle Hands
8. Apex of Disdain
9. Arms Like a Noose
10. Devils in Their Eyes
11. Disintegrate
12. Abandon
Formazione:
Josh Middleton – voce, chitarra
Alex Bailey – chitarra
Conor Marshall – basso
Ali Richardson – batteria
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