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THE AGONIST: LA RESURREZIONE
Ammetto di aver scoperto i The Agonist in seguito all’abbandono di Alissa White Gluz. Il suo ingresso negli Arch Enemy mi ha incuriosito su quale fosse il gruppo precedente.. a chi hanno sottratto una voce così dotata? Michael Amott si è spinto fino in Canada per cui forse ne vale la pena. Ammetto di non essermi impressionato così tanto, fino a quando non ho ascoltato la nuova vocalist Vicky Psarakis. La cantante greco americana è riuscita a dare un tono completamente diverso a questa band di death metal tecnico e la mia curiosità mi ha spinto a voler fare qualche domanda alla band alle quali mi ha risposto il chitarrista Danny Marino. Tuttavia non troverete gossip sui litigi o diatribe tra Alissa e la band, queste chiacchiere da bar proprio non mi interessano e le lascio ad altri. Qui parliamo di musica!
Iniziamo a parlare di tour! Avete finito da poco le date di supporto ai Jinjer e siete reduci da un grande sold out a Milano per quanto riguarda l’Italia. Un ottimo risultato! Vuoi spendere qualche parola per questo ultimo tour?
Onestamente è difficile esprimere a parole quanto è stato bello quel tour per noi. Siamo molto grati ai Jinjer e ai fan per un’esperienza straordinaria sia dentro che fuori dal palco. Ci siamo sentiti come se fossimo in cima al mondo e anche la folla ha dato il massimo ogni notte e ci siamo semplicemente nutriti di quell’energia ogni notte.
Avete inoltre partecipato alla famosissima crociera 70.000 Tons of Metal ai Caraibi. Puoi dirmi qualcosa di più di questa esperienza e cosa succede in un concerto così intimo e particolare?
È davvero un festival unico. Non abbiamo mai sperimentato nulla di simile prima. È un’idea folle ma sono davvero contento che qualcuno ci abbia pensato perché è davvero fantastico farne parte. Molte persone che partecipano a questa crociera sono dei fan estremi della musica metal, ed è bello vedere così tanto in un unico posto. E capita anche di essere in una grande festa sull’Oceano, quindi c’è anche quello!
Da marzo sarete invece negli Stati Uniti con il nostro orgoglio nazionale… i Fleshgod Apocalypse. Quali sono le vostre prospettive per il futuro e per come continuare il tour? Vi vedremo in Italia come headliner?
La band e il nostro management stanno sempre lavorando per uscire il più possibile. Siamo già stati annunciati in alcuni festival come il Brutal Assault in Repubblica Ceca. Stiamo lavorando per aggiungere nuove date mentre parliamo e speriamo di avere presto notizie per tutti!
Ora il death metal è un’esplosione di voci femminili e c’è molta curiosità per gruppi con queste donne urlatrici. Come percepisci tutto questo paragonato ai tempi in cui era più facile trovare voci femminili nel rock e hard rock piuttosto che nella musica estrema?
Mi rendo conto solo ora che sono davvero vecchi tempi. Lo facciamo dal 2004 e non siamo stati neanche i primi! Penso che ormai oggi nel 2020 la voce death metal femminile sia finalmente diventata una cosa più normale e che in un mondo pop possa essere ancora scioccante, ma penso che la comunità metal abbia accettato le cantanti donne alla pari delle loro controparti maschili. Come dovrebbe essere. La musica è ciò che conta non i sessi.
Qualche anno fa la vostra cantante Alissa ha lasciato la band per entrare negli Arch Anemy. Avete trovato una vocalist davvero eccezionale. Vicky Psarakis è capace di passare dal pulito al growl ad uno screaming isterico. Qual è il suo segreto e l’ispirazione di una voce così versatile?
Esercizio, pratica e dedizione per lo più. Penso che abbia una grande mente per la musica in modo da poter capire cose nuove abbastanza velocemente. Ma ha lavorato sulle sue tecniche, su resistenza e creatività da quando l’ho conosciuta. È un processo in corso e sembra continuare a migliorare.
Il vostro sound è un death metal progressive, molto tecnico, a volte melodico. Da quali altre band traete ispirazione o chi può essere simile alle vostre sonorità?
Il nostro sound è in completa evoluzione. Cambia sempre perché mi piace cercare nuova musica ogni volta che posso. Per quanto l’era digitale abbia causato molti problemi ai musicisti, sono davvero grato di quanto sia facile per me scoprire nuovi artisti oggi. Soprattutto quelli più underground che potrei non trovare facilmente. In questi giorni sto ascoltando un sacco di musica come Leprous, Hath, Soen e ho riacceso il mio amore per gli Strapping Young Lad.
Ci sono moltissime band valide in Canada. Quali sono le preferite e con chi vorreste imbarcarvi in un prossimo tour?
Tour di reunion degli Strapping Young Lad? Haha. Sì, ce ne sono molte e di stili diversi. Ho sempre voluto suonare con Protest the Hero o un sacco di band Death metal come Kataklysm, ecc. È difficile creare un pacchetto ben specifico!
I vostri videoclip sono molto attenti ai messaggi e molto accurati. Come nasce un video dei The Agonist e cosa volete comunicare attraverso di essi? In particolar modo adoro “Gates Of Horn And Ivory”, molto divertente e ironico.
Il nostro bassista Chris Kells è principalmente il responsabile di qualsiasi direzione video della band. Per “Gates Of Horn And Ivory” abbiamo lavorato con il nostro vecchio amico Dave Brodsky. Ho avuto molto a che fare con le idee che riguardavano le riprese di quel video che penso sia molto autoesplicativo. Ci stavamo davvero stancando di tutte le altre cose che circondano una band a parte la musica. Quindi abbiamo avuto voglia di mostrarlo in modo comico anche perché non avevamo mai fatto niente di divertente prima. Allo stesso tempo era un simbolo per le liriche poiché sono tratti da un antico testo greco che parla di come si può essere ingannati da qualcosa di bello ma non reale contro qualcosa di crudo che è vero. Oltre a quel video, è comunque Kells a dirigere e modificare quasi tutti i nostri video musicali.
Nel disco “Five” avete scelto di coverizzare un brano insolito, “Take Me To Church”. Siete riusciti a trasporlo in una versione davvero originale, ma sempre facile da riconoscere. Come nasce il desiderio di coverizzare questo brano?
Sono un fan di Hozier. A volte hai bisogno di musica davvero rilassante nella vita. Non avrei mai pensato di coverizzare quel brano, ma stavamo cercando qualcosa che fosse una canzone moderna. Un giorno lo stavo ascoltando e ho iniziato a immaginare come sarebbe stato se Vicky l’avesse cantato e ho pensato … l’avrebbe asfaltato. Quindi ho iniziato immensamente a provare una struttura metal per la canzone e si è uniformata piuttosto velocemente.
Quali brani sono i tuoi preferiti con Alissa e quali con Vicky? E quali sono quelli che ti piace suonare di più sul palco?
In realtà non ci sono canzoni che non mi piacciono suonare dal vivo. Dalle vecchie canzoni amiamo ancora suonare “Panaphobya” e “The Storm” a causa della loro energia. Anche ai fan piacciono molto. Dalle nuove canzoni direi “In Vertigo”, “Follow The Crossed Line” e “Gates Of Horn And Ivory” sono alcuni dei miei pezzi preferiti…
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