King Buzzo with Trevor Dunn – Gift Of Sacrifice – (2020)

King Buzzo with Trevor Dunn
Titolo: Gift Of Sacrifice
Autore: King Buzzo with Trevor Dunn
Genere: indie rock acustico
Anno: 2020
Voto del redattore HMW: 8
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Cosa volete dire a uno come King Buzzo, dopo quasi quarant’anni di follie e sperimentazioni, se non a trecentosessanta, almeno a duecentosessanta gradi col suo gruppo madre e tutta una serie di compartecipazioni e collaborazioni?
Libertà artistica – salva la parentesi Atlantic – ad ampio spettro. I (The) Melvins sono il classico gruppo che ha scampato il disastro senza forse rendersene neppure conto, dopo l’urto con un pubblico troppo alieno e vasto ed il conseguente, naturale risultato di vedersi osservato attraverso lenti musicali distanti dal suo spirito – cose di cui il loro vero popolo ridacchia forse sotto i baffi e mai sopra barbe ottimamente curate. Come a voler siglare un motto che inneggia ad un’innocenza di intenti, il Re si concede di ripubblicare, ora per Ipecac, due brani appena usciti per la valente Amphetamine Reptile come parte dell’EP Six Pack (non è chiaro se si tratti o meno delle stesse versioni, ma forse poco importa).
Chitarra acustica, contrabbasso e voce costituiscono l’ossatura di un album dalla lunghezza perfetta; come perfetta è la struttura di ogni secondo di musica. Gift Of Sacrifice: disco bellissimo. Chiunque goda del dono di essere un amante sincero di musicisti di tal caratura lo ascolterà accompagnato da quella vocina interiore – soave ma ferma. Quella che ti sussurra « è ovvio che sia così, no? ».
Al contrabbassista è stata data carta bianca e King Buzzo sa che è esattamente questa la maniera di trarre il meglio da qualcuno se questo qualcuno si chiama Trevor Dunn: laddove non dedicato scrupolosamente ai suoi ritmici uffici, questi impazza, gigioneggia senza freni tra dita, archetto e pedalini. Il duo plasma le note con semplice, naturale perizia. Il governo spontaneamente retto dalla loro intima indole. I brani suonano fluidi nella loro libertà espressiva e morbido bisogno di osare, sempre distanti da malnate velleità sensazionalistiche. Scarni ma densi. Ideali trasposizioni acustiche del tipico monòlito indie-doom di casa Melvins; innesti di semplice effettistica irrinunciabili e perfetti (ho già usato questo aggettivo?); tenui arrangiamenti cameristici (stavo per puntualizzare che sono perfetti); la solita voce trascinata e gutturale, di tanto in tanto spalleggiata da quella del compagno; l’intermittente propensione al crescendo emotivo. La registrazione non insulta l’intelligenza. Nei paraggi del traguardo, l’annosa e mai celata devozione al più celebre tra i Baci dà vita a “Mock She”, rilettura di quella “She” dei Wicked Lester (in quanti affronterebbero così l’interludio originariamente inaugurato da batteria e basso?). Chiude un ulteriore frammento sregolato: rumore eravamo e rumore torneremo.
Per i pochi che non ci stanno ancora pensando su.

Tracce:
01.  Mental Vomit
02.  Housing, Luxury, Energy
03.  I’m Glad I Could Help Out
04.  Delayed Clarity
05.  Junkie Jesus
06.  Science In Modern America
07.  Bird Animal
08.  Mock She
09.  Acoustic Junkie

Formazione:
King Buzzo: chitarra e voce principale
Trevor Dunn: contrabbasso e voce

https://ipecac.com/artists/king_buzzo
https://www.trevordunn.net/

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