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“Mother of the sun” è il titolo del nuovo lavoro dei Jefferson Starship, band che non ha sicuramente bisogno di presentazioni: esce a ben 12 anni dal precedente “Jefferson’s tree of liberty“, album molto particolare che mi aveva abbastanza colpito.
Interessante notare la presenza di ex importanti come Balin, Slick e Sears in veste di guest musician o di co-songwriters.
Il disco si apre con un botto: l’energica “It’s about time“, un brano che musicalmente sa di sole, di road trip, di vento fra i capelli (per chi li ha!) . Sicuramente è un pezzo molto radiofonico (e non per niente è stato scelto come primo singolo) , con un ritornello decisamente catchy; un pezzo che rimane facilmente in testa e che, nonostante il testo che ci invita a riflettere sulle problematiche relative al nostro pianeta, infonde speranza e allegria.
La successiva “What we are waiting for” (secondo singolo) è un brano più di atmosfera, pienamente nelle corde della band: interessanti i ritmi quasi tribali di sottofondo e riuscitissimi i lavori sulle melodie delle linee vocali.
“Setting sun” è il pezzo più rappresentativo di questo lavoro: gli inserti psichedelici si innestano perfettamente su una base di solido blues-rock. Con sonorità che a tratti ricordano i Deep Purple, trova il suo punto di forza nella prestazione vocale dell’ultra ottantenne David Freiberg, qui in perfetta forma.
La delicata “Runaway again“è una ballad in stile AOR, una canzone tanto classica quanto moderna allo stesso tempo, impreziosita da una prova impeccabile di Cathy Richardson. Devo ammettere che mi ha emozionato.
“Don’t be sad anymore” è un piccolo gioiello, piano e voce, a firma dell’ex Marty Balin, storico cantante e compositore sia dei Jefferson Airplane che dei Jefferson Starship, scomparso nel 2018. La voce di Freiberg ci transporta immediatamente in un jazz night club tant’è che viene naturale chiudere gli occhi e rilassarsi in attesa di un buon whiskey.
Infine la versione estesa di “What we are waiting for” e la versione live del classico dei Jefferson Airplane “Embryonic Journey” (con un Gold in grande forma!), seppur piacevoli, sembrano forzatamente aggiunte per “allungare il brodo”.
Sappiamo che il nuovo corso della musica moderna, dettato dalle piattaforme digitali, ha ridotto la durata degli album: con poco più di 30 minuti (comprese le due canzoni “riempitive”) però, mi viene difficile non pensare a questo lavoro come un EP e non certo ad un LP. Ed è questo, a mio avviso, l’unico “difetto” di questo lavoro che mi sento comunque di consigliare. Vediamo cosa ci porterà il futuro.
Tracce:
01 – It’s About Time
02 – What Are We Waiting For?
03 – Setting Sun
04 – Runaway Again
05 – Embryonic Journey (Live)
06 – Don’t Be Sad Anymore
07 – What Are We Waiting For? (Extended version)
Formazione:
David Freiberg – Voce, Chitarra acustica
Cathy Richardson – Voce, Chitarra ritmica
Jude Gold – Chitarra solista
Chris Smith – Tastiera, Basso synth
Donny Baldwin -Batteria, Percussioni
Guest
Pete Sears – Basso
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