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Il duo britannico dei Whitewater è al secondo album in uscita per Bad Elephant Music ed il quarto in totale: il sound che ci presentano è un ibrido ben riuscito fra reminiscenze del prog di vecchia scuola con le atmosfere particolari dell’ambient. Il risultato è un disco solido, malinconico e a tratti minimale che cattura atmosfere e sensazioni.
Un platter perfetto per queste giornate di nebbia, in cui la bianca signora ammanta tutto e sembra farlo con più classe se si ascolta “Dark Planet”: le dieci tracce scorrono fluidamente, con soli di chitarra che galleggiano nell’etere ed un drum programming che dà quel tocco di asetticità, perfetto per lo stile della band.
“Dark Planet” è quindi un viaggio onirico nelle sensazioni e nei sentimenti, un lungo tunnel bianco che ci porta sempre più nel profondo di un pianeta oscuro: che questo pianeta non sia nient’altro che qualche angolo recondito della nostra anima?
A mio parere i Whitewater hanno creato un gran bel disco, complesso nella sua semplicità ed in grado di emozionare e di toccare l’anima con poche cose, ma realizzate in maniera ineccepibile…
Tracce:
01. Fallout
02. Things That Can’t Be Said
03. Dark Planet
04. Freefall
05. Again
06. Stand In Line
07. The 83
08. Time To Move Along
09. As You Were
10. Everything (Up Till Now)
Formazione
Stuart Stephens: voce, chitarra, tastiere
Paul Powell: percussioni, batterie programmate
con:
Mike Kershaw: voce (2, 3, 8)
Gareth Cole: chitarra (3, 6, 9, 10
Clare Stephens: cori (3)
https://music.badelephant.co.uk/
https://whitewater-uk.bandcamp.com
