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Secondo disco per i torinesi Tejas Astras, ad un anno di distanza dall’omonimo debutto del 2021. Alien Decadence è un sicuro e netto passo avanti rispetto agli esordi, sia dal punto di vista compositivo sia dal lato tecnico.
Una grafica oscura e particolare ci fa entrare subito in sintonia con la proposta del terzetto piemontese, che risulta nettamente debitrice della scena new wave e dei Litfiba degli esordi (il periodo con Gianni Maroccolo al basso, per intenderci). Il risultato è un album squisitamente cantato in italiano, con testi a volte molto facili da interpretare contrapposti a passaggi molto ermetici che rendono i Tejas Astra non alla portata di tutti.
Il viaggio nelle otto canzoni ci mostra un trio sicuramente interessante, in grado di mischiare i generi per sottolineare sempre i testi, molto decisi e diretti ad una critica forte e sistematica alla società moderna e a come l’uomo stia regredendo pian piano.
La lunga e conclusiva “Mister Roswell” rivisita il famoso incidente dell’UFO attraverso gli occhi di uno dei testimoni oculari: il finale è un pretesto per parlare della condizione umana, sempre più incasellata e sempre meno capace di avere fantasia.
In definitiva, Alien Decadence è un bel secondo album per il trio torinese, che esorto a proseguire su questa strada continuando a crescere sia nella scrittura dei pezzi sia dal lato tecnico. Il livello rispetto all’album di esordio si è alzato di molto (ed in un solo anno) quindi sono fiducioso che il prossimo sarà sicuramente superiore, che comunque vi consiglio di ascoltare con mentalità aperta e voglia di accogliere un cantato in italiano non banale…