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I Kreator sono, probabilmente, il miglior gruppo thrash tedesco. Tra i prime-mover del genere in Europa (la formazione è nata nel 1982!), nel corso degli anni hanno inciso ben quindici album in studio, tra cui vere e proprie pietre miliari come il ferale Pleasure To Kill, il più ragionato Terrible Certainty la perfetta doppietta Extreme Aggression e Coma Of Souls e il notevole Hordes Of Chaos.
In mezzo a questi, i thrasher teutonici, hanno inciso quattro album più “modernisti” (quelli incisi tra il 1992 e il 1999, tra cui il famigerato Endorama) e altri, a mio avviso, un po’ più scialbi (Violent Revolution, Gods Of Violence), ma sempre “sul pezzo”, senza effettuare divisioni e mantenendo quasi sempre una buona condotta dal vivo.
La formazione torna con un nuovo bassista a sostituire il dimissionario Christian Giesler e con un album nel quale la componente melodica si è notevolmente accentuata.
L’intro morriconiana dedicata al cineasta italiano Sergio Corbucci, uno dei padri del genere “spaghetti-western” e regista del primo “Django” (ma che personalmente ricordo maggiormente per “Il Bestione” del 1974, uno dei migliori film italiani sul mondo dei camionisti) fa da apripista al brano auto titolato, pezzo spaccaossa dotato di un buon riff, strofe al cardiopalma e un ritornello più arioso, in grado sicuramente di impressionare dal vivo. “Killer Of Jesus” è una sorta di proseguimento del pezzo precedente, stesso ritmo e stesso rallentamento per l’inciso, mentre “Crush The Tyrants” rallenta decisamente i bpm e risulta meno efficace, nonostante i buoni assoli di Yli-Sirniö, così come “Stronger Of The Strong”, più piacevole, ma sin troppo ripetitiva. Se “Become Immortal” prosegue la direzione più melodica delle due precedenti tracce, “Conquer And Destroy” torna a picchiare duro, col solito rallentamento a effetto (non più, ormai!) nel ritornello e voce pulita sul finale.
“Midnight Sun” è un notevole pezzo di thrash melodico: ha tiro, presenta un ponte con un’eterea voce femminile e un inciso meno banale del solito.
I “veri” Kreator tornano con l’arrembante “Demonic Future”, che presenta, indovinate un po’? Un rallentamento in coincidenza col ritornello! Incredibile, vero?
Nel finale “Pride Comes Before The Fall” appare decisamente mediocre, mentre “Dying Planet”, inizialmente avanza arcigna come un bulldozer, sino ad arrivare a una sezione in blast-beat e a interessanti sperimentazioni ritmico-melodiche.
Un album non del tutto a fuoco, nel quale il gruppo tenta di diversificare la propria proposta , pur senza ad arrivare a quella di album come il già citato Endorama o Outcast, ma apparendo in alcuni frangenti stanca e ripetitiva.
Sufficiente, ma dai Kreator è lecito aspettarsi molto di più.