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Sono lontani i tempi in cui i Soen stavano cercando la loro prima dimensione – originariamente formati dall’ex batterista degli Opeth Martin Lopez, l’ex bassista dei Death, Testament e Sadus Steve DiGiorgio, il cantante dei Willowtree Joel Ekelöf e il chitarrista Joakim Platbarzdis, il supergruppo esce con un debutto ammiccante alle sonorità di Tool, con un metal progressivo molto complesso, ma già dotato di una struttura tecnica impressionante e con la voce giusta per attirare le attenzioni della critica mondiale.
Con una velocità di circa un disco ogni due anni, i Soen arrivano piano piano ad una realtà più definita e attuale. Un po’ di terremoto in formazione è necessario per dare agli svedesi quella forma più rock, dal sapore quasi pop, ma con un’aura leggermente progressive. Ok, potrei non aver detto molto con questa affermazione. Per quanto mi riguarda non è facile etichettare il quintetto di Stoccolma e ci potete trovare un po’ di Opeth, Katatonia, magari Anathema o altre sonorità, ma la definizione più vicina penso possa essere quella data dal batterista Martin Lopez “una musica melodica, pesante, intricata e molto diversa da ogni altra cosa”.
Mi sono avvicinato a questo gruppo con gli ultimi lavori Lotus ed Imperial, ovvero gli ultimi due in cronologia, e proprio quest’ultimo pensavo potesse essere l’apice della formazione scandinava e forse lo è. Il punto è che Memorial non si discosta da questi dischi; dovete solo scegliere il vostro preferito poiché questo è una questione di gusti. Tutti dei veri e propri capolavori, così come Atlantis, la registrazione di quattordici brani in chiave soft tra cui la cover degli Slipknot “Snuff”.
I Soen con la loro musica riescono a catapultare l’ascoltatore in una sorta di stato di grazia, trasportarlo in un limbo indefinito dove melanconia, tristezza e quiete si mescolano ed evocano una bruma che offusca tutto. I momenti di tristezza diventano poi pace, tranquillità e ci si sente come sollevati e in qualche modo felici, appagati.
Ci sono poi capitoli più forti e intensi come “Fortress” e “Incendiary” che spezzano la drammaticità di questo disco. “Hollowed” è sicuramente la grande sorpresa di queste dieci tracce scandite ognuna da una sola parola. In questo brano, Ekelöf infatti duetta con la nostra Elisa e il pezzo è scritto proprio per incastrare le due voci in una ballata davvero emozionante, dove la chitarra arpeggia piano le note, quasi a doverle scandire per lasciare spazio alle voci. Un assolo preciso e focoso scalda, assieme ad un gioco di basso e batteria più che perfetto, quello che è sicuramente uno dei momenti più toccanti di tutto il disco.
La stessa “Memorial” è un altro passaggio molto intenso e il criptico video è la conferma di quello che i Soen riescono a comunicare musicalmente e visivamente.
In tutte e dieci le tracce le tastiere di Åhlund giocano un ruolo importantissimo, orchestrando tutti gli strumenti in modo da non lasciare buchi nei momenti più calmi e rilassanti. C’è qualcosa di magico, di difficile da spiegare in quello che fanno questi musicisti e lo si può percepire tra un assolo o un crescendo di un basso concepito per gonfiare il suono in un modo così certosino da restare quasi immobili durante l’ascolto.
Non credevo di poter decretare il capolavoro massimo in questi anni. È sempre molto difficile e a volte frustrante, ma se dovessi scegliere un gruppo che mi fa battere il cuore, che mi fa gridare al miracolo e sperare di aver trovato i musicisti perfetti, beh, sarebbero sicuramente i Soen. Mi permetto dunque di consigliare l’ascolto a tutti: datemi il vostro parere, anche se ognuno ha i propri gusti e questi sono i miei. Mi scuso fin da ora con i Soen e con chi mi legge di non riuscire a trovare forse le parole esatte per descrivere Memorial e la musica che questi musicisti svedesi sono stati in grado di farmi apprezzare. Spero tanto di riuscire a vederli presto dal vivo e di godere anche in quella sede di certe vibrazioni ormai difficili da trovare. Inutile dire che la produzione dell’intero disco risulta praticamente impeccabile.
Impressionante!