La scena di Copenhagen: Punk. Intervista con Suǒ Fēi


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La scena di Copenhagen: Punk

Intervista con Suǒ Fēi (Pleaser, Konvent, ex Shamash)

 

Abbiamo intervistato Suǒ Fēi (Pleaser, Konvent). Questa intervista fa parte di un ciclo sugli artisti di KTOWN (LINK), tra cui Kasper Deischmann (St. Digue, Hævner Motorsav, LINK) e Salomon Segers (Night Fever, qui la nostra intervista LINK).

L’intervista è stata redatta sulla base della trascrizione inglese.

 

Il concerto dei Pleaser di Sophie è  stato una delle grandi sorprese di KTOWN 2023. I Pleaser arrivano sul palco con l’intenzione di provocare, Sophie e Annie salgono sul palco della musica hardcore vestite da sposa, gridano il loro punk melodico, ma di nascosto propongono basi sincopate che suonano black metal. I punk piú conservatori sono confusi ma non riescono a trattenersi: il concerto diventa una festa.

Felpa nera, jeans neri, t-shirt di Kill-Town (un festival metal, ndr), Sophie si presenta con il suo abbigliamento metal.

 

Suǒ Fēi, credits: Jannie Ravn (@madsenjannie)

 

Presentati attraverso i tuoi progetti musicali

Ho una band Punk-Rock chiamata Pleaser  e suono anche la chitarra in una band di Doom metal chiamata Konvent. In passato, suonavo anche in una band di black metal chiamata Shamash.

Suono la chitarra da molti anni; è la cosa che amo di più fare. Non mi sento davvero associata a un genere musicale specifico, mi piace semplicemente suonare ciò che mi fa piacere.

 

A quale delle tue canzoni sei più legata?

The Dream” e “This is how I die” dei Pleaser, queste tracce sono incluse nel nostro album di debutto (appena uscito a settembre 2023, LINK). Queste canzoni rappresentano bene la mia musica: mi piace esprimere malinconia, ma aggiungere anche un lato giocoso. “This Is How I Die” ha un legame molto personale: durante la mia vita ho avuto momenti in cui sentivo che la mia mente stava autodistruggendosi, in questa canzone cerco di esternare questa paura immaginando lo scenario peggiore.

 

I’album di debutto dei Pleaser

 

Come ti sei avvicinata alla musica metal e punk?

Sono stata introdotta al rock classico da mio padre. Dopo aver sentito i pesanti assoli di chitarra dei Led Zeppelin, mi sono immersa nel rock. I Nirvana sono stati la mia prima grande scoperta, “Love Buzz” è ancora una delle canzoni che sento mie. Successivamente ho iniziato ad ascoltare metal sempre più estremo. Sono entrata nel punk solo più avanti nella mia vita, quando avevo circa 20 anni.

 

Il metal è ancora un ambiente molto maschile, a volte ha anche una mentalità abbastanza conservativa, è stato difficile per te entrare a far parte di questa musica?

Quando ho iniziato a suonare la chitarra, sapevo che volevo far parte di una band heavy metal, ma non c’erano molte musiciste a cui potessi riferirmi.

Il mio punto di svolta è stato il concerto degli Electric Wizard: quando ho visto la chitarrista Liz Buckingham ho sentito che mi era permesso di far parte della scena metal. È stata la prima volta che ho visto qualcuno con questa energia femminile che si esprimeva attraverso la musica estrema nello stesso modo in cui io lo sentivo.

 

Suǒ Fēi, credits: Magnus Karms Blichfeldt (@blichstitch)

 

Qual è la tua firma personale nella tua musica?

Mi piace imprimere elementi atmosferici tipici del metal: ho la tendenza a scrivere riff di chitarra “chainsaw” (“motosega”, riff molto aggressivi, distorti e veloci, ndr), come quelli spesso suonati nel black metal. Quando scrivo musica, mi piace includere parti molto aggressive, ma aggiungere anche alcuni elementi teneri ed accattivanti.

 

Ho sentito come funziona in prima persona: ascoltando la tua esibizione a K-Town c’erano ritmi oscuri sotto la melodia giocosa del pop-punk. Ero davvero perplesso e mi chiedevo “Cosa sto ascoltando?”

Questo riflette molto me come persona: la mia mente può essere in mille posti contemporaneamente, e questo lo trasmetto nella mia musica. Forse è una cosa positiva il fatto che riesca a confondere le persone.

 

Mi piace l’energia positiva che proviene dalla tua melodia e dal fatto che non hai paura di condividere anche questo aspetto allegro e giocoso.

Suonare con i Pleaser per me è una riscoperta della parte bambinesca e giocosa di me. Questo è un lato che ho dovuto mettere da parte crescendo. Questo progetto mi ha permesso di trovare uno sfogo per la mia innocente allegria infantile e abbracciarla nuovamente. Questa immaturità è per me una caratteristica personale molto importante, che ho voluto conservare diventando adulta.

 

Con quale emozione ti senti più facilmente in sintonia mentre suoni sul palco?

Direi Forza, mi sento davvero forte (empowered) quando suono la mia musica.

 

C’è un messaggio che desideri comunicare alle persone con la tua musica?

Quando ho iniziato a suonare nelle band, la mia idea principale era che la mia musica dovesse essere solo per me. Non mi aspettavo di creare una musica a cui le persone potessero relazionarsi. Più ho suonato, più ho sentito il desiderio di raggiungere le persone con i miei messaggi. Spero che attraverso la mia musica le persone possano capire quanto possano essere forti e confidenti, e sentirsi incoraggiati a loro volta a fare musica.

 

Come pensi che questo messaggio risuoni nella comunità punk e metal?

Il pubblico del punk e del metal è spesso composto da pecore nere (outcasts). Fornire un senso di comunità è importante. Ricordo la forza e confidenza che ho provato tra il pubblico dei primi concerti a cui ho assistito, é stato come la loro musica mi abbia illuminata.

 

Quest’anno hai portato i Pleaser a K-Town, al Roskilde Festival e Metal Magic, come ti sei sentita in ambienti così diversi?

K-Town è il luogo in cui mi sento più familiare, la Ungdomshuset è il mio luogo di espressione: è lì che ho iniziato a suonare con i Pleaser.

Tuttavia, a K-TOWN a volte mi sento un pò come un impostrice. È un festival molto orientato al punk e ci sono così tanti punk “tradizionali” nel pubblico. Quindi, non posso fare a meno di sentirmi un po’ spaventata dal giudizio quando porto il mio punk-rock contaminato.

È stato molto diverso suonare a Roskilde con i Pleaser per la prima volta. Quando ho suonato a Roskilde con i Konvent eravamo già una band consolidata, quindi sapevamo che ci sarebbe stato un pubblico a sostenerci. Tuttavia, quando ho suonato a Roskilde con i Pleaser, avevamo appena pubblicato una demo con solo tre canzoni, è stata una scommessa. Al festival di Roskilde c’erano così tante persone che non ascoltavano punk e metal, il pubblico era così sorpreso dalla nostra musica che sono impazziti. È stata il pogo più grande che abbiamo mai visto a un concerto dei Pleaser! La gente era fuori di sé! Non mi aspettavo una reazione del genere, ma sono molto contenta di aver potuto regalare loro quell’esperienza!

Metal Magic ha un posto speciale nel mio cuore, dato il mio legame con Fredericia. Ho partecipato a ogni edizione del Metal Magic dal 2011 e per me è qualcosa di mio. Anche se quest’anno abbiamo suonato presto il sabato, e la gente era ancora un po’ intontita dai postumi del giorno prima, mi sono sentita onorata di condividere la mia musica a Metal Magic.

 

Pleaser at K-TOWN 2023. credits: Sig Åland

 

 

Come stabilisci un legame con il pubblico?

A volte, basta uno sguardo con una persona in pubblico per farmi sentire compresa, vedendo quel “qualcosa di speciale” nei loro occhi.

 

Puoi raccontarci un momento particolare che ha fatto la differenza durante uno spettacolo?

Durante Roskilde, ho notato più volte un gruppo di persone che facevano un gesto distintivo con le braccia, come se fosse una specie di illuminazione o esplosione mentale. In quel momento, mi sono sentita capace di restituire al mio pubblico le stesse emozioni che ho provato io stessa partecipando ai concerti. Mi sono sentita profondamente gratificata nel esserci riuscita!

 

Quando abbiamo inizialmente parlato dei Konvent su heavymetalwebzine.it, abbiamo notato l’assenza di trucchi o abiti elaborati durante i vostri spettacoli. Tuttavia, di recente c’è stato un cambiamento nella vostra presenza sul palco. Potresti approfondire questo aspetto?

Quando mi sono unita alla band, indossavamo ciò che volevamo, ma da allora abbiamo iniziato a parlare sempre di più dell’abbigliamento. Abbiamo notato che quando indossavamo abiti più specifici, questo creava energia sul palco: ci era più facile identificarci con qualcosa che condividiamo come gruppo. Stiamo sperimentando sempre di più durante gli spettacoli sul palco, perché aggiunge uno strato in più alla nostra musica e può essere una via di espressione personale.

Ad esempio, quando ho iniziato con i Konvent, indossavo abiti coprenti, come jeans e maniche lunghe. Di recente, ci siamo esibiti con crop-top o reggiseni. Man mano che suonavo di più e abbracciavo la mia identità, mi sentivo più a mio agio nel vestire di un look più sexy o non-convenzionali durante le esibizioni.

 

Questo come si relaziona ciò allo stile giocoso dei concerti dei Pleaser?

Questo si riflette molto nei Pleaser: suoniamo una musica aggressiva ma ci piace indossare abiti carini e sexy per creare un contrasto. In alcuni spettacoli abbiamo usato vestiti divertenti per rompere con le convenzioni. È anche funzionale nel nostro rapporto con il pubblico, ci piace apparire carine e poi dare loro uno shock con la nostra musica!

Ad esempio, ci siamo vestiti da Sailor Moon o spose: preferiamo provocare vestendoci in questo modo, piuttosto che adottare l’abbigliamento punk stereotipato di pelle e borchie.

 

Suǒ Fēi, credits: Henrik Svanekær Kristensen (@henrik_sva_kri)

Ho notato una foto nella tua casa che dice “female fronted band is not a genre” (una band con una cantante donna non è un genere). Cosa non ti piace che ti venga chiesto riguardo a far parte di una band con una cantante donna?

Com’è far parte di un gruppo con una cantante o essere un’artista metal donna?

Non mi è mai stata chiesta questa domanda e spero che presto possiamo arrivare a un punto in cui non sia più rilevante chiederlo. Tuttavia, ad oggi, essere un’artista metal donna oggi significa ancora superare alcune barriere, prima di divenire parte di un movimento supportivo.

 

Qual è la domanda che avresti dovuto ricevere riguardo a far parte di una band metal o punk femminile?

Vanno bene tutte le domande, ma sicuramente ho ricevuto commenti e recensioni spiacevoli in cui il fatto che fossimo una band femminile che suona heavy metal veniva evidenziato come la nostra caratteristica principale. Questo fatto sembra scuotere alcune persone, e penso che ciò sia riduttivo rispetto la nostra musica.

 

Quali barriere hai dovuto superare?

A volte ne parliamo nelle Konvent: quando suoniamo ai festival al di fuori della Danimarca sembra che molte persone non riescano a ignorare l’ovvietà che siamo una band completamente femminile che suona metal. Non è una cosa negativa, ma mi sembra riduttivo.

Quando suonavo negli Shamash ci sono state anche alcune esperienze spiacevoli. Una volta durante un concerto alcuni ragazzi nel pubblico hanno iniziato a urlarmi: “Che diavolo sta facendo quelli lì! Chi pensi di essere?”, come se dovessi essere qualcun altro per essere idonea a suonare la mia stessa musica.

Inoltre l’interazione personale può essere a volte fraintesa dai fan a causa delle comuni regole di genere. É successo con i Konvent che uomini ci avvicinassero per complimentarsi, ma poi sentivano in diritto di abbracciarci, toccarci e baciarci. Mi sono sentita molto a disagio con questo tipo di richiesta fisica che alcuni fan hanno per le donne che suonano musica. Mi piace un abbraccio reciproco con un fan, ma a volte un abbraccio preteso è semplicemente invadente.

 

Che suggerimento daresti a una ragazza che partecipa ai tuoi concerti e desidera avvicinarsi al punk o al metal?

La cosa migliore che puoi fare è esprimerti apertamente e non nascondere le tue insicurezze personali. La musica può essere un modo per trasformare tutte le insicurezze passate, e persino il sentimento di vergogna, in qualcosa di fortificante per te stessa.

Personalmente, tutto ciò è riconducibile all’ “empowerment” come principale forza emotiva che esprimo nella mia musica.

Quando ho iniziato a suonare di fronte alle persone, provavo vergogna e insicurezza ogni volta che commettevo un errore. Avevo paura che la gente pensasse che non fossi abbastanza brava tecnicamente per suonare metal. È facile cadere nella convinzione che tutto ciò che suoni debba essere perfetto immediatamente.

Tuttavia, suonando mi sono resa conto che la musica dal vivo è una questione completamente diversa. Si tratta più dell’energia che trasmetti, piuttosto che della perfezione tecnica. Ho scoperto molto rapidamente che, anche se commetto errori sul palco, le persone amano le emozioni che sto trasmettendo, quindi la perfezione non conta.

 

Chi sono il “Sangue Nuovo” a Copenaghen?

Recentemente ho scoperto i Jakobe, vorrei essere stata capace di eseguire una musica così fantastica alla loro età. Mi piace ancora molto il suono dei SadoPimp, la loro musica è così viscida, lurida e schifosa, quasi uno sludge metal suonato in chiave punk.

 

 

Suǒ Fēi, credits: Jannie Ravn (@madsenjannie)

 

Alcune impressioni personali

Sophie ci ha raccontato di un viaggio intimo nella musica metal e punk. Il suo percorso è particolarmente rilevante, poiché il suo sviluppo è ancora in corso con nuove idee e sperimentazioni.

Sono personalmente stato catturato dalla sua consapevolezza e determinazione nel realizzare i suoi obbiettivi nel suo modo personale. Quando si è unita alla band già consolidata come Konvent, ha creato uno spazio per la sua personalità. Pleaser è il suo laboratorio per sperimentare: mescolando la sua giocosità, chitarre pesanti e le sue interpretazioni. Mi sento grato per lo sforzo di Sophie nel rendere l’ambiente della musica metal e punk accessibile a musicisti con idee alternative.

 

 

 

 

Facce da intervista: Sophie apprezza il growl death metal di Kasper

 

 

Ringraziamenti: ringrazio Lara Szabowski e Davide Bonavida per l’aiuto nel preparare questa intervista, si nota!

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