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La scena di Copenhagen: Post-Punk & Darkwave
Intervista con Kasper Deichmann (St. Digue, Motorsav, Hævner, ex- Sunken)
Abbiamo intervistato Kasper Deichmann, (St. Digue, Hævner Motorsav). Questa intervista fa parte di un ciclo sugli artisti di KTOWN (LINK), tra cui Suǒ Fēi (Pleaser, Konvent, LINK) e Salomon Segers (Night Fever, LINK).
L’intervista è stata redatta sulla base della trascrizione inglese riportata qui LINK .
Siamo quasi al finire del festival K-Town 2023, tre giorni di hardcore e punk alla Ungdomshuset di Copenhagen. Mancano poche esibizioni, sale sul palco Kasper con gli Hævner. Eyeliner, trucco e un corto gilet scollato che mostra i tatuaggi sul suo petto. La batteria picchia e la chitarra di Kasper grida, ma colpisce la delicatezza e sensualità di Kasper sul palco. Composto e riflessivo, insicuro e fragile. Nulla di simile a quello che abbiamo visto finora. Pochi minuti e la musica di Hævner diventa coinvolgente e risoluta, ci abbraccia portandoci vicini a emozioni intime e intense.
Kasper porta il suo vibe personale e introspettivo in ogni suo progetto che sia la darkwave di St.Digue o il punk dei Motorsav. Un ritratto di questo artista in cui ha condiviso la sua giovinezza è apparsa su Devilution
Ancora una volta ci troviamo a Israel Plats, dove Kasper e Sophie si uniscono a noi vicino al parco skate. Apriamo una lattina di Pilsner danese “Classic”, brindiamo e siamo pronti per iniziare.
Presentati attraverso i tuoi progetti musicali
Attualmente ho tre progetti musicali. St.Digue è un progetto solista che si concentra sulla darkwave e sulla musica synth/industrial. Hævner è il mio progetto post-punk, canto e suono la chitarra e mi occupo dei testi. In Motorsav, suono chitarrista. Alcuni anni fa, facevo anche parte di una band black metal chiamata Sunken.
Indossi una maglietta black metal, di cosa si tratta?
Sono gli Spectral Wound! Quando ero nei Sunken, abbiamo suonato insieme in alcuni spettacoli. Il loro ultimo album, “A Diabolic Thirst” è fantastico! Tra le loro nuove canzoni, “Frigid and Spellbound” è la mia headbanger preferita.
Come sei entrato per la prima volta nella musica metal e punk?
Mio padre mi ha introdotto ai Metallica e all’heavy metal classico. Poi ho proseguito scoprendo musica seguendo la storia del metal: ho iniziato ad ascoltare cose sempre più estreme. Sono poi andato su cose più diverse passando dalla musica elettronica alla new-wave e molto altro… ho persino avuto un periodo hip-hop! Crescere con internet è stato utile per trovare la mia strada, poiché mi ha permesso di esplorare la musica in modo indipendente (da ragazzino per Kasper non è stato semplice trovare degli amici con cui condividere la propria passione per la musica, ndr).
Quale delle tue canzoni pensi ti rappresenti meglio?
“Belong here” di St.Dige è la canzone in cui sento di esprimere me stesso al meglio. Descrive del mio sentirmi spesso alienato, desiderare di diventare parte di un gruppo, lottare per ottenerlo ma non riuscirci mai del tutto. Di Hævner, mi sento molto legato alla canzone “Glasbur” (gabbia di vetro). Parla dei miei sentimenti osservando gli altri vivere le loro vite in maniera quasi naturale, mentre io mi sentivo incapace di vivere la mia vita con la stessa facilità.
Hai menzionato di esserti sentito in un certo modo diverso o un emarginato già da bambino. Come si relaziona ciò con la tua musica?
La maggior parte della mia musica deriva da un senso di solitudine e dalla ricerca della forza per superarla. Esprimere queste emozioni attraverso la musica è come una catarsi per me. Quando sono sul palco, posso liberare la mia tensione emotiva e essere me stesso. È liberatorio poter esprimere apertamente i sentimenti che ho trattenuto dentro di me per così tanto tempo.
Qual è la tua firma musicale?
La mia musica è malinconica, ma anche brutalmente e completamente sincera.
I tuoi progetti diversi, Motorsav e Hævner, sembrano avere approcci contrastanti. Come li bilanci con la tua personalitá?
Sebbene ciascuno dei miei progetti musicali aderisca a un tema centrale, cerco sempre di fare le cose in modo diverso all’interno di quel contesto. Mi vedo come un camaleonte, in grado di adattarsi e manifestare diverse sfaccettature della mia personalità in modi vari.
Quali sono i luoghi sociali per la darkwave e il post-punk a Copenaghen?
Copenaghen aveva una fiorente scena post-punk e darkwave, ma sono arrivato tardi alla festa. Oggi mi sento più incluso nelle comunità punk e metal.
In Danimarca suoniamo dove si presenta opportunità, ma è assente un luogo dedicato al post-punk e alla darkwave. Forse le uniche eccezioni sono il club Braincorp e gli sporadici eventi organizzati da Totentanz. Siamo come vagabondi solitari, alla ricerca di spazi in cui esibirci. Alcuni amici e io stiamo cercando di cambiare questa situazione, cercando nuovi luoghi o organizzando eventi intorno alla Ungdomshuset, ma è ancora in corso.
Paradossalmente, mi è più facile ottenere spazi per le mie esibizioni al di fuori della Danimarca, come in Svezia e Germania. Sono anche stato in contatto con la band italiana Ash Code, e sono stati di grande supporto per il mio progetto St.Digue.
Cosa ti ha motivato a entrare nel mondo della musica alternativa?
Quando ho iniziato a fare musica, volevo creare una connessione con chi potesse comprendermi e condividere questa connessione con persone che come me si sentivano quasi emarginati. Il mio percorso musicale mi ha mostrato come le persone possano relazionarsi a me attraverso la mia musica, e mi permesso di accettarli come benvenuti nel mio spazio personale.
Parliamo della tua performance con Hævner a K-TOWN 2023. Hai suonato dopo molte band hardcore arrabbiate, offrendo un profondo suono post-punk emotivo. Come ti sei sentito?
Sapevo fin dall’inizio che K-TOWN era principalmente un festival hardcore, quindi inizialmente mi sono sentito fuori posto. Temevo che le persone potessero rimanere deluse dato che la mia musica così diversa dal resto della formazione.
Tuttavia, coloro che sono rimasti per il mio concerto si sono davvero identificati con la mia musica. Quando ho visto le persone divertirsi e ballare durante la performance, ho capito che non erano importanti le aspettative del pubblico di questo festival; la loro passione per la musica era ciò che più contava e ci ha legato. Amo l’hardcore, ma non è la musica che mi viene naturale suonare. Sono più a mio agio e mi sento più sincero nell’esprimere il mio lato vulnerabile e introverso.
Ho suonato anche al Metal Magic con St.Digue, è stato uno spettacolo strano rispetto al resto della line-up. Ho dovuto suonare molto presto nel pomeriggio, ma il pubblico metal si è davvero capace di comprendere la mia musica. Quando compongo, rendo chiaro attraverso il mio suono che provengo da un background nel metal e nel punk, e le persone lo notano e lo apprezzano.
Hai mostrato grande coraggio nel suonare la tua musica profondamente intima a K-TOWN. Da dove hai trovato la forza per essere così autentico sul palco?
Sapevo di avere il sostegno dei miei amici: il mio bassista Jonas e il mio batterista Mathias. Voglio loro un bene incredibile e sapere che erano li con me a suonare sul palco mi ha aiutato molto.
In quale concerto ti sei sentito più compreso?
Probabilmente quando ho suonato come St.Digue al Metal Magic. Anche se solo poche persone nelle prime file hanno interagito intensamente, ho sentito un forte scambio di energia tra il pubblico e me. Quando la prima persona ha iniziato a ballare, ho capito di poter attingere dal pubblico quell’energia di cui avevo bisogno. Ogni volta che tornavo a guardare il pubblico durante il concerto, mi sentivo compreso e nel posto a cui appartenevo!
La tua musica ha un tocco molto sexy, quando sei sul palco porti un look molto seducente, che ricorda il David Bowie dell’era di Berlino. Come hai sviluppato questa estetica?
Il mio look non è costruito solo per catturare l’attenzione del pubblico; per me è il modo più naturale di esprimere i miei sentimenti interiori. In un certo senso, mi sento associato alla mia estetica in modo profondamente personale.
Ho iniziato a sentire la necessità di un look più sexy e sperimentale quando ero nei Sunken. Avevamo delle rigide regole di abbigliamento sul palco: jeans neri e magliette delle band. Non ho nulla contro di questo ma desideravo essere piú sperimentale e coraggioso con la mia immagine.
Iniziare i miei nuovi progetti mi ha permesso di sperimentare di più ed esplorare un’immagine più intima e seducente, rompendo con le restrizioni estetiche e la conformità del black metal: è stato profondamente liberatorio.
Cosa significa per te portare questa immagine sul palco?
Esprimo la mia sensualità in tutti i miei progetti perché mi fa sentire più a mio agio. Più è percepisco una componente erotica nella mia presenza, più mi sento vulnerabile e sincero. È un modo per abbattere le mie barriere e mettermi in condizione di esprimermi liberamente.
Sentirmi spoglio delle mie difese mi permette di sentirmi libero: è come se non ci fosse più nessuna scusa per nascondersi o nulla da perdere. Questo permette di aprirmi e comunicare le mie emozioni sinceramente.
Sophie, una cara amica, ha condiviso i suoi pensieri su questo argomento: “Ero in pubblico per St.Digue, e la prima volta che ho visto Kasper esibirsi, ho potuto be comprendere questo aspetto. Visualizzare il lato intimo della sua musica attraverso la sua estetica è stato cruciale per stabilire una connessione. Affrontare domande sulla tua sessualità durante la giovinezza è difficile. Riconoscere finalmente che puoi esprimere anche la sessualità attraverso la tua musica, di fronte a un pubblico, può diventare un modo per migliorare la tua accettazione di questo percorso personale.”
Nonostante la tua presenza sul palco, quando suoni la chitarra in Hævner o Motorsav, crei un suono potente. Come si inseriscono questi contrasti nella tua personalità?
Trovo divertente giocare con le aspettative delle persone in questo modo. Almeno le persone non si dimenticheranno della mia esibizione!
Nella tua musica e nell’estetica hai fatto alcune scelte difficili: ti sei unito al branco delle pecore nere come una mosca bianca, come si allinea ciò con la tua identità?
Mi sono sempre sentito “anti-tutto”, anche quando facevo parte di qualcosa. Quando suonavo black metal, mi sentivo anti-black metal. Anche a K-TOWN, non volevo conformarmi agli altri artisti a K-TOWN. Nella mia vita personale, non rientro nella idea convenzionale di ciò che la società si aspetta che un uomo debba essere. La mia espressione musicale riflette questo sentimento. Crescendo, ho avuto l’impressione che mi fosse stato detto troppe volte che c’era qualcosa di sbagliato in me. Ora ho trovato un modo per esprimere chi sono e chi voglio essere. Mi diverto a prendere in giro queste persone che hanno cercato di livellarmi provando a farmi conformare agli stereotipi durante la mia vita.
Sophie ha aggiunto la sua prospettiva: “Posso relazionarmi all’esperienza estrema opposta. C’è sempre l’aspettativa che le donne si conformino a uno stereotipo: essere carine e gentili. Essere sul palco, urlare e essere aggressive è per me un modo di reagire a queste aspettative. È come abbattere un muro, permettendosi di essere brutti e selvaggi” Kasper rinforza questo argomento, dicendo: “Si tratta di andare contro ciò che la società si aspetta dalle donne o dagli uomini e sfidare gli stereotipi che ci sono stati imposti”
Concludiamo. Chi sono il “Sangue Nuovo” nella scena musicale di Copenhagen?
Ci sono diverse nuove band emerse di recente: Skade, Induktri, Jakobe e la band leggermente più anziana ma ancora rilevante SadoPimp.
Alcune impressioni personali
Kasper ha condiviso una storia profondamente personale su come la musica sia diventata un modo per affermare sé stesso. Abbracciare il nostro vero sé e le nostre uniche qualità può essere impegnativo, specialmente quando non si rientra nello stereotipo di ciò che è considerato “giusto” o “normale”.
Sentirsi come un vagabondo solitario può ingigantire la paura del rifiuto, ma la forza che ho visto durante la performance di Kasper a K-TOWN è stata davvero ispiratrice. Si è distinto dalla folla per rimanere fedele ai suoi sentimenti, senza compromessi.
Osservare la performance di Kasper con Hævner a K-Town è stato un viaggio emotivo. Kasper ha lottato con sé stesso per dieci minuti per liberarsi dei propri timori, poi ha trovato la condizione per scaricare tutto ciò che provava, come se non avesse nulla da perdere. Una volta scoperta la profonda connessione che Kasper ha con la sua musica, diventa impossibile ignorare la profondità della persona che sta dietro di essa.
Quando ha menzionato di sentirsi “anti-tutto”, ho potuto percepire il suo desiderio di essere accettato senza compromessi o conformità agli stereotipi di ciò che la società vorrebbe che fossimo.
La sua performance a K-Town non è stata solo un concerto fuori posto; è stata una lezione di autenticità.