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Ancora una volta, dalla lontana e vivace Svezia, arriva sul mercato discografico una nuova band di puro AOR chiamata Streetlight, composta da musicisti esperti e molto intraprendenti nella scena musicale svedese. Il neo-combo scandinavo è formato dal finlandese Johannes Hager, cantante, chitarrista e produttore musicale, dal chitarrista Filip Stenlund, dal tastierista John Svensson, dal batterista Erik Nilsson e dal bassista Johan Tjernström.
Tutti i membri hanno un background musicale come membri e/o turnisti in diverse formazioni, tra cui i Bullock Hearts, gli Harmony, gli Ole Börud e i Narnia. Johannes Häger è il principale cantautore che ha anche registrato e prodotto Ignition, vero e proprio battesimo artistico di questi vichinghi grazie all’interessamento della nostrana Frontiers, brava a scovare, in tutto il mondo, formazioni promettenti e intriganti. Il sound proposto dal quintetto è un melodic rock ottantiano influenzato dai grandi nomi americani come i Journey, i Toto, i Kansas e perché no anche britannici come i leggendari Def Leppard. La prima canzone dell’album “Hit The Ground“, con i suoi sdolcinati arrangiamenti e una super melodia catapulta indietro nel tempo. L’apertura affidata a dei brillanti sintetizzatori insieme alla pulitissima ugola del cantante e i robusti riff di chitarra portano ad un ritornello allegro ed orecchiabile, che scalda il cuore e l’anima. Se da un lato la successiva e romantica, “Chutes And Ladders” rallenta un pò il ritmo, dall’altra parte aumenta la melodia che culmina in un ritornello magico e sognante. Con la terza, “Stay”, il rock si fa più duro per via di una serrata sezione ritmica. La strofa è sempre molto armoniosa e permette al pezzo di mantenersi in equilibrio tra il classico AOR e l’hard rock tradizionale anche grazie alle vellutate corde vocali dell’ottimo Hager. Se dovessi fare paragoni accosterei la band ai leggendari inglesi FM o ai collaudati connazionali Work Of Art per via dei fantastici cori, degli indovinati ritornelli e delle atmosfere che riescono a creare nelle loro composizioni. “Love Riot” e “Fire Burnin”, invece sono pezzi più forti e dal ritmo serrato; guidati dai riff affilati della sei corde elettrica e da prolungati assoli da parte del virtuoso Filip Stenlund.
Due tracce dal sapore scandinavo però abbastanza influenzate dal sound californiano tipico degli anni ’80. Un’altra traccia arricchita dalla tecnica chitarristica è la cadenzata “Awake”, dove i riff chitarristici prendono potenza con il passare dei minuti portando ad un superlativo e possente assolo. Il ritorno al puro AOR avviene nella parte centrale del disco dove i nostri riportano l’ascoltatore a sognare e a fantasticare sulle bellezze della vita. Una di queste è la vibrante e allo stesso ambientale, “Closer”, in cui si ode una passionale ed emozionante interpretazione dell’eccellente Johannes, accompagnato da una leggera chitarra e da una sottilissima tastiera.
Si continua su questa scia con le travolgenti e melodiche tastiere di “Caught Up In A Dream”, brano rilassante e dall’intrecciato ritornello sempre melodicissimo e piacevole da ascoltare, che sembra uscito da un disco dei Survivor o dei Pride Of Lions. Segnalo poi la super ballata, “Words For Mending Hearts”, caratterizzata da una bella melodia di pianoforte sostenuta da pazzeschi ed efficaci cori, che sostengono la voce innamorata del frontman finlandese. La terzultima e nostalgica “Overjoyed “si basa fortemente sull’elegante tastiera di John Svensson e su gradevole ritornello, che emana un aroma malinconico ma anche pomposo legato ad un periodo dove la buona musica non era facilmente consumabile e ci accompagnava lentamente nella vita quotidiana. L’ultima e scanzonata, “Malibu Pier”, è la classica song di pop/rock che va ascoltata al massimo del volume sonoro perché possiede un maestoso ed entusiasmante groove carico di allegria e sostenuto dai tocchi armonici della tastiera e dall’inconfondibile tonalità vocale del bravissimo frontman. È singolare notare che tutto il prodotto, compresa la copertina dell’album sembrano usciti agli inizi degli eighties quando l’approccio al rock and roll si perfezionava e si arricchiva di voci e melodie molto più raffinate rispetto ai fondamentali e creativi anni ’70.
Nonostante il mercato sia saturo di gruppi che suonano musica AOR devo ammettere che riproporre dell’epico e solenne rock melodico così come era quarant’anni fa non è assolutamente facile. Certo, gli Streetlight non sono originalissimi nella loro proposta ma, secondo me, hanno il merito di aver saputo creare, in questo loro primo lavoro, un solido e resistente ponte con un passato e un genere musicale duro a morire e che merita un seguito anche da parte delle nuove generazioni. Buona la prima!