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La Frontiers ristampa, a grande richiesta, i primi quattro album in studio, ormai fuori catalogo dei prog metal svedesi Seventh Wonder: Become del 2005, Waiting In The Wings del 2006, Mercy Falls del 2008 e The Great Escape del 2010.
“Noi della band siamo super felici di condividere questa notizia con voi!” spiega il co-fondatore/bassista della band Andreas Blomqvist. “So che molti di voi aspettavano con impazienza il ritorno dei nostri album precedenti sulle piattaforme di streaming e ora ciò sta accadendo. Avere tutti gli album disponibili anche su vinile è davvero fantastico e, ancora una volta, è qualcosa di cui so che molti di voi si sono chiesti. È stato anche molto divertente sedersi e scrivere le note di copertina dei CD, quindi assicurati di dare un’occhiata anche a quelle storie mai raccontate prima. Siamo grati a Frontiers per aver reso possibile tutto questo!”
I Seventh Wonder sono sicuramente una delle migliori band del pianeta e lo dimostrano già nel 2006 con il secondo album in studio intitolato: Waiting In The Wings che vede oltretutto l’esordio dietro al microfono dell’eccezionale Tommy Karevik (Kamelot), uno dei migliori cantanti rock in circolazione. Purtroppo, l’ottimo singer dopo diciotto anni di militanza nella band scandinava lascia il gruppo qualche mese fa con il seguente comunicato: “Sento che il mio ruolo come cantante, compositore e coproduttore dei Seventh Wonder sia terminato. Ho detto tutto quello che volevo dire e speso tutte le energie che potevo spendere e ho messo in questo progetto tutto il cuore e la passione sin dal primo giorno. Non poteva essere altrimenti, perché io sono fatto così. Ogni cosa però ha un suo tempo e un suo luogo e ora sento che è arrivato il momento di concentrare la mia creatività e la mia energia in un’altra direzione”.
Peccato perché il singer è da questo disco il punto di riferimento di una band che comincia a farsi conoscere anche se non raggiungerà mai la popolarità di formazioni come i Dream Theater e i Symphony X. Il platter è ricco di potenti riff e grandi ritornelli che trovano nella voce di Tommy un ottimo mix di poliedricità, autorevolezza ed emotività. La musica dei vichinghi è molto coinvolgente e pomposa rispetto al debutto dell’anno prima anche grazie all’enorme contributo della funambolica keyboard dell’estroverso Andreas Söderin. Insomma, un passo in avanti perché i riff chitarristici e i ritornelli suonano bene ma gli arrangiamenti e la creatività compositiva non è ancora quella dell’album successivo, Mercy Falls, che li consacrerà definitivamente nel genere prog. L’orchestrale e metal “Taint The Sky”, è uno dei migliori brani del lotto perché ha un refrain piacevole che si stampa subito in testa. Gli assoli di chitarra elettrica sono forse troppo prolungati e un po’ stancanti ma la tecnica e il virtuosismo di Johan Liefvendahl sono indiscutibili e interessantissimi. Anche “Not An Angel” è un altra song ben riuscita di puro progressive. I ritornelli sono coinvolgenti e melodiosi ma ci sono troppi cambi di tempo che allontanano dalla base iniziale del pezzo. Sembra di sentire più canzoni incatenate in un’unica traccia. Certo, questo è il canone seguito dalle band prog in generale ma la cosa distrae facilmente l’ascoltatore se si esagera nel minutaggio. In tutto il disco Tommy Karevik è straordinario e allo stesso tempo sorprendente per la sua ecletticità e la sua estensione vocale. A volte sembra che i Seventh Wonder riescano di più nelle composizioni più brevi come nell’elettrizzante e tirata “Walking Tall” o nel lento “Pieces” guidato dal pianoforte e dall’ugola del vocalist svedese ma è solo un’impressione dovuta al fatto che in questi pezzi la melodia è più evidente e orecchiabile. Buon disco e ottimo trampolino di lancio per ciò che avverrà dopo.