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Questi valdostani Heryos, formati nel 2021, giungono quest’anno al debutto discografico e lo fanno tramite un lavoro interessante e già maturo, capace di inglobare gothic metal, doom e progressive.
L’iniziale “A Word”, parte soffusa per poi approdare ad atmosfere prima doom e poi quasi progressive, originando un lungo e articolato pezzo di gothic metal che mostra la versatilità dei nostri. La traccia seguente, che dà il titolo al disco, mantiene alto il tenore dell’album, dipanandosi tra atmosfere acustiche e sferzate elettriche, tra le quali fa capolino anche la voce distorta di Movila, abile nell’alternarsi coi diversi timbri, così come in “Open Heart”, altro pezzo che si muove in quel genere che, negli anni ’90, ha portato al successo gruppi quali Paradise Lost, Tiamat e Sentenced, seppur qui riletto con maggiore complessità. “Twisted Tongue” è un’ottima ballata folk-progressive dal sapore antico, condita da piacevoli melodie vocali, mentre “The Magician II” e la lunga e conclusiva “The Key”, rincarano la dose prog, ricordando anche gli Opeth.
Ottima la prestazione alla chitarra di Pierre Baudin (qui anche in veste di produttore), così come quella del tastierista Felgar Tavella, abile nel caratterizzare al meglio tutte le tracce.
Da segnalare anche i testi, introspettivi e mai banali, che trattano temi come la depressione e le relazioni tossiche.
Un ottimo debutto per un gruppo da tenere decisamente d’occhio!